«e dai… mi sembra la prima campagna pubblicitaria del Pomì (andavo al liceo)»
Laura Scarpa, 24/04, in risposta a “Ci siamo QUASI” (l’annuncio che “la rivista che non legge nessuno” stava arrivando).
«Non sono d’accordissimo con quello che scrivete. Credo che quello che è ora, e il modo in cui muterà (perché muterà ancora), vada abbracciato. Sento che mi interessa poco tornare a poggiare il culo sulla metaforica panca di legno di cui si parla. Non sopporto più la parola “ritorno”: ha fatto marcire il nostro immaginario. Fanculo Itaca e fanculo la nostalgia che, come scrive Morreale, è l’invenzione di un’industria pigra a cui fa comodo la nostra natura pavloviana. Mi sto abituando al bilico, che forse finirà in abisso o forse diventerà salto quantico, viaggio allucinante in un diverso e terrificante (inteso come lo intendono gli inglesi, ovviamente ) altrove. E nemmeno sono troppo curioso del fato cartaceo di tutto ciò. Perché la carta presuppone materia, e la materia energia, e l’energia velocemente obbliga al denaro. Credo che siamo invece arrivati all’epoca Napster dell’editoria e che molto, per rimanere in movimento (cioè il contrario del culo sulla panca di legno di cui sopra), debba farsi ora, subito e con urgenza gratuito. Meglio, neo gratuito, perché nel gratuito fino a qui la merce inconsapevole, lo sappiamo benissimo, siamo stati tutti noi. Fatti non fummo per essere incatenati alla cartà ma per seguire virtute, conoscenza e l’esempio fulgido di Pornhub (il vero cinema è quello porno, dichiarava in tempi non sospetti Cronenberg. E oggi a “cinema” mi sento di aggiungere “modello economico”).
Andrea G. Ciccarelli, 25/04, In risposta a “Quasi un manifesto”
Invece mi piace tantissimo il “quasi” perché ci sento un’inesattezza, una sfocatura (come quella del personaggio di Robin Williams in Harry a pezzi), una tensione infinita e mai appagata sia verso la pienezza sia verso il vuoto.
Vele al vento solare, quindi. E poi dritti verso il buio dell’infinito vuoto. Qua, sì.»
«Scusate! È stato automatico, che all’Accademia quando nomini Faeti o Bernardi devi farti il segno della croce.»
C.R., 01/05, dopo aver messo un LIKE con cuoricino al disegno di Walter Ferranini
«Bah… preferisco i cattivi maestri che portano su sentieri pericolosi.»
Francesco Mazzetta, 01/05, commentando un post di Massimo Galletti che esortava alla lettura di “Amici, amici degli amici, maestri…“
«Parlando della chiusa della rubrica, per la tonica ok, mi sono segnato la Tassoni superfine, ma la soda? Ne trovate? Usate un sifone?
Andrea Pasini, 04/05, in risposta a “Un pessimo fine settimana“.
Da quando l’anno scorso sono sparite le bottigliette da 0.20 di soda Schweppes dal mio supermarket di riferimento (prima che sparisse il supermarket dalle mie abitudini di spesa) sono disorientato: la soda Fever Tree non si trova, se non online a prezzi da collezionista e pure per la più popolare Schweppes la situazione è pressoché la stessa.»
«Giorni fa mi stavo lambiccando. Mi ricordavo le tavole ma non il nome. Quasi utile.»
Onofrio Catacchi, 06/05, a proposito di “Ulix Di A. Montanari E Alfredo Brasioli“.