di Massimo Giacon
Massimo Giacon fa fumetti da così tanto tempo che si rischia di darlo per scontato. Per raccontare questa lunghissima carriera sta progettando una raccolta dei suoi fumetti più rappresentativi (dice 50!). Ognuno di questi fumetti racconta con precisione una tappa della carriera di un autore che ha toccato quasi tutte le riviste e le case editrici dagli anni Ottanta del secolo scorso a oggi. Ogni fumetto sarà introdotto da un breve testo. QUASI presenta il testo e il fumetto che, nelle intenzioni di Massimo, apriranno quel volume che immaginiamo monumentale e coloratissimo.
In Treno
Sono in treno, ho compiuto da poco 18 anni, e sono stato con la mia classe a Bologna, in gita scolastica. È il 1979.
Due anni prima Bologna ha vissuto l’invasione dei ragazzi del Movimento del ’77, con dibattiti fiume sulla repressione. E gli indiani metropolitani. E sui rapporti con il PCI. E sul comunismo. E sul femminismo. E se il privato è politico. Eccetera.
A quasi due anni di distanza il dibattito si è un po’ calmato.
A Bologna è arrivato un fiume di eroina a basso prezzo, ma gli eroi del Movimento sono al momento solo parzialmente scimmiati.
Una piccola parte è già entrata nella clandestinità.
Le Brigate Rosse hanno rapito e ucciso Aldo Moro.
A Febbraio un sacco di ragazze dell’istituto Grafico Enrichetta Usuelli Ruzza (presso cui studio) si sono travestite da Anna Oxa, che ha scandalizzato la platea di Sanremo vestendosi da punk.
La sua canzone è abbastanza fru fru, ma resterà nella storia come una delle prime canzoni new wave italiane destinate a un pubblico pop.
Non è vero. La canzone è una merda. La canzone è stata scritta da quel paraculo di Ivan Cattaneo, che a onor del vero è un gran conoscitore di quel che succede a Londra, ma questa è un’altra storia.
Il raduno del Movimento di Bologna del ’77 si chiude con un concerto di Claudio Lolli, (cantautore talmente mesto da diventare il termine di paragone per tutte le canzoni deprimenti possibili), ma c’è anche uno strano ensemble rumoroso che firma uno dei concerti più rilevanti (oltre a rischiare il linciaggio da parte dei militanti di Autonomia Operaia).
Si chiamano “Centro d’Urlo Metropolitano”, e una buona parte di loro andrà a formare negli anni successivi i GazNevada, gruppo mitico della prima ondata punk-new wave bolognese.
Si presentano con Mamma dammi la Benza.
Ma torniamo sul treno.
Sul treno trovo Alberto, uno studente di Padova, appassionato glamrocker.
Ha lasciato Padova, e si è trasferito a Bologna, e favoleggia di un locale dove si ascoltano gruppi dai nomi evocativi e sconosciuti: Ultravox, Pere Ubu, Contortions, Siouxie and the Banshees, Magazine…
Il locale si chiama Punkreas.
Un mese dopo, nel corso dell’”Altra Domenica”, programma pomeridiano della domenica condotto e ideato da Renzo Arbore in concorrenza con “Domenica in” di Pippo Baudo, vedo gli Skiantos, che eseguono Largo all’avanguardia, e subito dopo un paleovideo dei DEVO: Satisfaction.
La mia vita cambia.
La storia che segue l’avevo scritta e disegnata due anni dopo per “Il Mago”, una rivista che doveva essere la risposta della Mondadori (con forte ritardo) a “Linus” e a “Eureka”, mensili che da anni facevano da contenitori per fumetti stranieri e da palestra per gli autori italici. “Il Mago” cambiò più volte direzione, e nei suoi ultimi anni di vita venne affidata a Bepi Zancan, a cui fu detto molto chiaramente che non c’erano soldi per autori famosi Questo incentivò la ricerca di giovani talenti. La rivista pubblicò i primi lavori di Vittorio Giardino, di Filippo Scòzzari (con lo pseudonimo di Winslow Leech, nome mutuato dal protagonista del fantasma del Palcoscenico di Brian de Palma), di Giorgio Carpinteri, le digressioni non-disneyane di Giorgio Cavazzano e, tra le altre cose, anche me.
La prima volta pubblicai a 19 anni. Avevo mandato alla redazione un sacco di storie di sapore punk fotocopiate malamente e Bepi ci trovò dentro qualcosa. Risparmio ai lettori la mia prima pubblicazione (I cavai Xe Stanchi), perché esiste un limite all’orrore che si può sopportare. Mi risulta ancora oscura la ragione che spinse lo Zancan a pubblicare quelle tre pagine di puro delirio in lingua veneta, forse avevo fatto scattare qualcosa nel suo profondo retaggio genetico, non so… Il fatto è che dopo disegnai altre due storie, e Buddy Be-Bop è quella che amo di più, pur nella sua ingenuità.
Ero assolutamente posseduto dal demone di Serge Clerc, giovane punk-dessineur francese di “Métal Hurlant”, decisamente meno fricchettone dei fondatori della rivista (Moebius, Druillet, Caza), e il mio disegno ne risente molto…
La storia voleva essere la versione post-punk di un classico plot da fumetto Horror della EC Comics, con la voce narrante fuori campo e la battuta finale. Pensavo di aver scritto una cosa abbastanza irrilevante, ma anni dopo Davide Toffolo (autore di fumetti e rockstar con la sua band 3 Allegri Ragazzi Morti), in una conferenza sui rapporti tra musica e fumetto dichiarò che la storia da piccolo gli aveva messo un certo nonsoché in testa.
Beh, grazie.