In Animal House di John Landis, durante il toga party della congrega “Delta Tau Chi”, Larry “Pinto” Kroger riesce a sedurre Clorette Depasto, la figlia del sindaco. La trascina in camera, le svuota il reggiseno dell’imbottitura di carta igienica e assiste al suo collasso: l’alcol ha avuto la meglio sulla ragazza. Chiuso in camera con la fanciulla svenuta, Pinto si lascia investire da pensieri cattivi e buoni che prendono la forma, sulle sue spalle, di un diavolo che inneggia all’assalto e di un angelo che redarguisce e intima il pentimento.
Quell’angelo e quel diavolo, che rappresentano la coscienza, sono la proiezione interiore dei pensieri di chi, come noi, è costantemente assillato da dubbi sulla correttezza del suo agire.
Abbiamo esposto, con una sicurezza apparentemente inamovibile, una posizione forte sul fare critica e storia, usando il fumetto, per definire una mappa incerta del nostro immaginario e della nostra realtà. Siamo apparsi, come sempre, saccenti e sicuri di noi. Poi, siamo tornati nelle stanzette da cui, a causa della segregazione imposta per decreto, usciamo molto poco e abbiamo dato ascolto ai nostri tarli. Tanto quelli demoniaci quanto quelli angelici, perché non siamo disposti a screditare la posizione di quegli ometti togati, con l’aureola e le alucce bianche, solo per il loro ridicolo aspetto.
Quelle creaturine immaginarie ci hanno detto alcune cose. E quelle cose ci hanno colpito così tanto da indurci proporle qui.
Angioletto: «Ma voi siete pazzi! Pubblicate dei pezzi lunghissimi che nessuno leggerà mai!»
Diavoletto: «Be’… L’obiettivo è proprio quello. Costruire uno spazio, una rivista, che non legge nessuno.»
A: «Siete cresciuti nel web e vi muovete come copisti medievali.»
D: «Certo, ma usate diavolerie elettroniche, le produco io!, che permettono il copiaincolla.»
A: «È uno spreco di energia senza senso. Dovreste usare un linguaggio comprensibile da tutti perché, se vi scegliete un ruolo intellettuale, dovete necessariamente avere pulsioni pedagogiche.»
D: «Già… questa piace anche a me. Dovreste cercare, con le vostre idee, di cambiare il mondo da così a così.»
A: «Il fatto che piaccia anche a lui non mi convince per niente!»
D: «Sì. Dovreste cambiare il mondo a colpa di gattini, memi, immaginette di donne nude un po’ censurate e flame!»
A: «Le donne nude, meglio di no. Quella rubrica sulla lettura sexy mi sembra sessista.»
D: «E invece il racconto che hanno fatto di Animal House? Io inneggiavo allo stupro. Hanno parlato di “assalto”. Per chi mi hanno preso?»
A: «Ma smettila! Mi stai confondendo. Passiamo al tema successivo!»
D: «Dài. Dinne un’altra. Sei così folkloristico. Divertente come gli inti-illimani che soffiano nei loro flauti andini!»
A: «La vostra diagnosi della settimana scorsa è in parte attuale, in parte superata, comunque doverosa.»
D: «E ci va una spruzzata di angostura.»
A: «Ma no! È una posizione che tutti tengono in considerazione da un po’. Dovrebbe essere inutile ripetere una cosa scontata. Eppure serve ancora.»
D: «In questo modo raggiungeremo un futuro luminoso e progressivo, inerpicandoci lungo convergenze parallele!»
A: «Ma non è giusto! Non mi stai neanche contraddicendo! Semplicemente mi dileggi. Senza contraddittorio non ci sarà mai crescita del pensiero!»
D: «Cosa c’entro io? Dillo a loro! Guarda un po’ questo blog!»
A: «Sì.»
D: «Una lunga striscia di post suddivisi in un sacco di rubriche.»
A: «Già! Post indistinguibili gli uni dagli altri perché hanno quelle testatine tutte uguali.»
D: «Pensano pure che siano eleganti!»
A: «Anche la cassa da morto è elegante… Mica la indosserebbero!»
D: «Guarda che sei l’angelo. Non puoi fare battute così!»
A: «Hai ragione. Scusa.»
D: «Comunque quelle rubriche hanno tutte dei titoli diversi… Ma a me sembrano tutte uguali.»
A: «Già! Parlano tutte di mappe e strani anelli.»
D: «E quei nomi di autori? Secondo me, non esistono. Se li sono inventati.»
A: «Sai che sei meno peggio di come pensavo…»
D: «Ti va di venire a bere una cosa da me?»
A: «Ti ho già detto che hai dei begli occhi?»
D: «Sono tutto un fuoco.»
Mentre i nostri angeli e demoni iniziano a limonare duro, noi usciamo dalla stanza. Per pudore..