Harvey Kurtzman’s Jungle Book

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Lo sappiamo. Graphic novel è una definizione necessaria. Non indica con precisione nulla. Non racconta un prodotto che prima non esisteva. Non rimarca una differenza di stile, di genere o di qualità.
Ciò nonostante, è una definizione necessaria. Se non avessimo iniziato a usare quel nome, la classe merceologica “libro a fumetti” non avrebbe avuto alcuna speranza di sopravvivenza sul lungo periodo.

Quell’utilissimo nome, però, si porta appresso un male decisamente innecessario: una cricca di storiografi tutta presa dall’esigenza di datare il fenomeno. Identificare il momento del “big bang”, lo sai, è uno degli esercizi più sterili cui può dedicarsi l’uomo: nulla ha mai inizio.

Tra i padri fondatori del graphic novel viene spesso menzionato il grande Will Eisner con A Contract with God del 1978. Ed è vero: quel libro ha tutte le caratteristiche che cerchiamo in un capostipite. È meraviglioso, è uscito direttamente in volume, racconta storie che si risolvono nelle pagine del libro stesso, riporta in copertina la dizione “a graphic novel”. Quattro storie di media lunghezza raccolte in un volume che offre il primo tassello di quello che diverrà il quadro corale della New York di Eisner.

Diciannove anni prima che uscisse quel libro, ce n’è stato un altro che Eisner sicuramente conosceva e amava. Si chiama Harvey Kurtzman’s Jungle Book ed è stato pubblicato, nel 1959, direttamente in volume per l’editore Ballantine. Raccoglie quattro racconti di media lunghezza, fa ridere un sacco ed è un oggetto di bellezza mozzafiato.

Una premessa.

Kurtzman ha raccontato la guerra come nessun altro con due comic book, “Two.Fisted Tales” e “Frontline Combat”. Poi ha inventato “Mad” e ha scosso alle fondamenta l’idea di satira americana, alimentando l’immaginario di autori che avrebbero cambiato il mondo come – solo per fare qualche facile esempio – Robert Crumb, Terry Gilliam, Woody Allen e Art Spiegelman. A quel punto, dopo aver trasformato “Mad” in una rivista consentendogli di sopravvivere alla morsa della censura imposta dal comics code, ha litigato con William Gaines, il suo editore, lasciandogli in eredità la sua invenzione. Si è poi fidato di Hugh Hefner per il quale ha inventato “Trump”, un giornale bellissimo ed effimero. Nel 1959 è a spasso.

Da qualche tempo, Ballantine Books raccoglie i fumetti di “Mad” in volumetti che vendono benissimo e vengono ristampati continuamente. Gaines, dopo il litigio, ha preteso che il nome di Kurtzman fosse epurato dalle successive ristampe dei libri. L’editore di tascabili ha però un’ottima idea: chiede all’inventore di quei volumetti che vendono benissimo di produrre un libro di storie inedite. Kurtzman ci sta e sforna Jungle Book.
È un libro necessario e per spiegare perché bisognerebbe leggerlo basta questa pagina.

L’editore italiano che volesse proporlo, deve sapere che il libro nell’edizione francese ha una prefazione strappacuore scritta da Georges Wolinski.

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