Tutte le volte che qualcuno usa i metodi sviluppati per l’analisi formale del cinema e li traspone al fumetto, abbiamo un brivido. Hai presente quando Román Gubern, critico attrezzatissimo, analizzava Il linguaggio dei comics e parlava di “montaggio analitico” a proposito di Guido Crepax? Ecco, già leggendo quel libro sentivamo che c’era qualcosa che non tornava. Questa sensazione si fa più intensa quando qualcuno ci indica una pagina e parla di carrellata, di macchina da presa, di movimento di camera…
Siamo d’accordo con Chris Ware quando ci fa notare che l’avvento del sonoro nel cinema è stato un deterrente nella ricerca formale del fumetto. Da quel momento, il fumetto ha cercato di emulare il cinema, mostrando il volto del parlante quasi fosse una necessità.
Di Valentina Restivo ci affascina e appassiona questa volontà strenua di portare il cinema sulla carta, cercando l’immagine e staccandosi dal movimento e dalle forme del cinema. Sceglie con cura un film e lavora di selezione. Scompone il film, rimuove il movimento, svuota il racconto dal montaggio… e, alla fine, le resta tra le mani, un’immagine.
Toccafondo ci ha mostrato come prendere un fotogramma e, coprendolo di biacca e vernice, snaturarlo, renderlo irriconoscibile, trasformarlo in un’immagine nuova e bellissima capace di produrre senso (e poi, allineando fotogrammi trattati in quel modo, ritornare dall’illustrazione al cinema).
Restivo gioca un’altra partita. Seleziona un istante (la ventiquattresima parte di un secondo) e lo riproduce su carta. Quel momento non deve perdere la sua natura di racconto, ma non può affidarsi al sortilegio ottico del cinema. Muta la natura del tempo, si dissolve il movimento e scompare il sonoro. Tecnica, stile e abilità realizzativa – e l’autrice ne ha a iosa – fanno il resto.
La scelta di quel singolo fotogramma è l’espressione di una volontà ferrea che si impone sullo sguardo e racconta storie.
Non abbiamo mai visto le sue mostre (e ci dispiace moltissimo), ma le gallerie di immagini che pubblica su Facebook ci ammaliano. Di seguito presentiamo una selezione di immagini da Persona, progetto che Valentina Restivo presenta così:
“L’illustrazione del film di Ingmar Bergman, Persona, si compone di circa 77 tavole a4, realizzate con gouache e inchiostro su carta. La scelta è caduta su questa pellicola che esplora esternamente e internamente la conoscenza di sé, attraverso la creazione di un doppio durante l’isolamento dal mondo. La potenza delle immagini create da Bergman porta a quell’interrogazione spontanea sul guardare, sull’assunzione di tante immagini più o meno violente e come è possibile rappresentare l’impatto che se ne riceve tramite l’arte. Detto con le parole del regista svedese: «Sono incapace di capire le grandi catastrofi. Esse lasciano la mia mente immobile. Posso al massimo leggere di cose orrende con una sorta di voluttà… di pornografia del terrore. Ma non potrò mai liberarmi da quelle immagini. Trasformano la mia arte in sortilegio, in qualcosa di indifferente, in qualsiasi cosa. Il problema è se l’arte ha la possibilità di sussistere all’infuori dell’alternativa del tempo libero: questi accenti, questi trucchi da circo, tutto questo nonsenso, questa autosoddisfazione gonfiata. Se io, nonostante questo, continuo a occuparmi d’arte, non lo faccio più come scappatoia e gioco di adulto, ma nella piena coscienza di occuparmi di una convenzione accettata che in certi rari momenti può dare a me stesso e al mio prossimo alcuni secondi di sollievo e di riflessione».”