Ogni tanto succedono piccole variazioni all’interno di grandi e antichi sistemi narrativi. Il Concilio Vaticano II, i colori in Bonelli, una storia di supereroi carina.
Questi eventi vengono annunciati come rivoluzionari, sono occasioni per gli uffici stampa per scrivere NOVITÀ e attirare clienti, o far ritornare appassionati annoiati.
A me fanno l’effetto dell’insalata al McDonald’s: è una novità incredibile, dentro un McDonald’s. Fuori dal McDonald’s è una cosa che esiste da abbastanza tempo, l’insalata. Gli archeologi in Gran Bretagna cercano la presenza di lattuga inselvatichita in quanto indicazione della possibile presenza di accampamenti di guarnigioni romane. I soldati si coltivavano la lattuga romana sul posto, inaugurando così, attorno agli anni 40 d.C., la tradizione degli italiani che si portano il cibo quando vanno all’estero.
Parliamo di fumetti. Il vangelo del Coyote me lo presentarono come una cosa incredibile, assurda, rivoluzionaria, capolavoro assoluto, seminale. Lessi tutta la run di Animal Man che contiene quel famosissimo episodio. Cioè, non mi è dispiaciuta, eh. Per carità. Considerando quanto è paccosa a vedersi, direi che me la sono quasi goduta.
Ho letto un po’ di fumetti di supereroi a caso negli anni, non so neanche più cosa: dei Thor, qualche X-men, qualcosa dell’Uomo Ragno… Batman sparsi, Elektra. Periodicamente provo a leggere qualche grande classico: di solito inizio a saltare i balloon dopo 3 pagine, e a volte riesco a sfogliarlo fino alla fine.
Capisco che paragonata alla media di quel sistema di riferimento, il ciclo di Animal Man scritto da Morrison sia fuori scala. Un po’ come trovare l’insalata dal McDonald’s, o il Papa che dice che non è ok ammazzare omosessuali: visionario!
L’Animal Man di Morrison è celebrato per l’uso aggressivo della metatestualità. Se non ricordo male c’è una sequenza in cui due personaggi prendono del peyote, e poi guardano dritto in “camera”, vedono il lettore, e iniziano a parlare di questa creatura enorme che li scruta dall’alto. Cioè, è carina come cosa, non dico di no. C’è poi il noiosissimo spiegone finale con Morrison che ci fa la morale e dice che è triste perché gli è morto il gatto. Ora, io non sto andando a rivedere il fumetto, perché non ce l’ho e perché mi fa ridere scrivere un pezzo su un fumetto che ho letto una volta 12 anni fa, ma a me sembra che nel finale ci fosse proprio questo monologo in cui vediamo Morrison a casa sua che parla e parla e dice che è triste perché gli è morto il gatto. Anche a voi da bambini lo dicevano quando avevi la faccia triste? «E cos’è, t’è morto il gatto?». Mi sa che ora è linguaggio troppo specista.
Ritorniamo al Vangelo del Coyote, è l’episodio numero 4 e non me lo ricordo. Sono andato on line a vedere di cosa parlava, ed era una rilettura di Will Coyote, in quella salsa pseudorealistic-fantascientific-pulp-epicfantasy che sono i supereroi. Era una puntata buffa con un sacco di riferimenti: Dante, Prometeo, cose così. O meglio, questo è quello che dicono on line, io non me la ricordavo per niente. Insomma, un sacco di ironia e metatesto. Che per i supereroi è rivoluzionario!
Però fuori da quei sistemi di riferimento vi assicuro che ci sono un sacco di cose con metatesto e ironia. Ve lo giuro. Esiste un fumetto comico e d’azione che si chiama Morlac in cui vengono raccontate la nascita e la morte di dodici dimensioni parallele, che man a mano si formano fino a coesistere e procedere tutte e dodici nello spazio di ogni pagina. Non è un ufficio stampa che ha detto che ci sono le dimensioni parallele per mettere a posto casini di continuity. L’autore ha effettivamente creato dodici dimensioni parallele dentro un fumetto. Non so come descriverlo senza diventare noiosissimo, è una di quelle cose che viste sulla tavola ti fanno dire «Naaaaa… che figata!» ma a spiegarlo a parole sembro scemo. Eh ma vi sento: «Morlac è del 2005! The Coyote Gospel è del 1987!».
Volete l’ironia e il metatesto? B.C. di Johnny Hart, è iniziata nel 1958, e ci sono delle strisce così metatestuali che non ha senso che le descriva, perché questo è il bello del metatesto fatto bene: si può apprezzare solo nel testo a cui si riferisce, quindi ve le metto qui di seguito:
A pensarci bene il fumetto statunitense si fonda sull’ironia metatestuale: Little Nemo, Nancy, Krazy Kat… Winsor Macay ha fatto un film nel 1914 in cui c’è lui, al club dei gentiluomini, che scommette di poter fare un cartone animato. Si mette al tavolo da disegno, gli portano barili di china e ettometri di carta e finalmente possiamo vedere una breve noiosissima sequenza animata di Gertie the Dinosaur che esegue esercizi e gli fa vincere la scommessa.
Ma torniamo ai supereroi. Per chi volesse obbiettare che Il ritorno del Cavaliere Oscuro e Watchmen sono dei fumetti importanti anche fuori da quel mondo: ok, è vero, sono belli. Ma non sono un’insalata dal Mcdonald, sono un hamburger preparato da tua nonna, con le cipolle di Tropea, la carne macinata di prima scelta, la lattuga dell’orto.
E per oggi questo è il mio contributo al giornalismo d’opinione: parlare male e superficialmente di cose verso cui hai uno scarso interesse, ma farlo in maniera frizzante per creare engagement. Buona indignazione a tutti!