Derive Mnemoniche
di Onofrio Catacchio
«Il cielo sopra il porto aveva il colore della televisione sintonizzata su un canale morto.»… Quasi come quello di Bologna agli inizi dei ’90. Tra le torri, sotto il cielo fuori sintonia di una città che stava con le antenne ritte, nascevano senza sosta idee e progetti editoriali.
“Cyborg” nasce in quel clima: una rivista a fumetti di matrice cyberpunk che raccontasse lo shock di un futuro sempre più imminente, prefigurato nella sf di Gibson, Sterling e Co.
Sulle pagine di “Cyborg” si descrive un mondo coerente, simile a quello messo a punto da Jim Shooter con la Valiant dopo la sua fuoriuscita dalla Marvel. Storie e personaggi si intrecciano tra loro: in Matrice Stellare, di Brolli e Fabbri, possono affacciarsi i protagonisti di Miracoli, serie disegnata da Palumbo e scritta da Massimo Semerano. Le strisce di Helter Skelter di Francesca Ghermandi fanno capolino, mimetizzate da serie animata, in Fondazione Babele, sempre di Semerano per i disegni di Nizzoli. Redazionali, recensioni e racconti completano l’impianto della rivista.
William Gibson, che conoscevo per aver letto Neuromante e per i racconti di Burning Chrome, aveva già “impollinato” parzialmente il mio Stella Rossa. Per “Cyborg” mi invento Cybernauta, vigilante informatico in disarmo, confinato nel quadrante italiano – il più marginale dell’infospazio – richiamato in servizio per neutralizzare un complotto ordito da un cartello di Intelligenze Artificiali. Pensata per una lunghezza di 48 pagine, per esigenze redazionali la porto a 64, aggiungendo venti tavole in cui sviluppo una sottotrama dedicata ai due droidi che, riattivati dalla discarica di un parco di divertimenti ispirato ai personaggi bonelliani, vanno a caccia di Capelli d’Argento e Aquila della Notte.
In Cybernauta riverso tutti gli elementi del cyberpunk letterario – delfini senzienti, realtà virtuale, criminalità globale, manipolazione tecnologica, droghe sintetiche – riportandoli in una realtà italiana che, Giuliano Amato, da Presidente del Consiglio, aveva profetizzato come la Disneyland d’Europa. La Matrice all’Amatriciana, insomma.
Per tutti noi, “Cyborg” è stata una Palestra di Pubblicazione. Sulle sue pagine si sono fatti le ossa Michele Masiero e Pasquale Frisenda e molti altri autori. Forse non tutti consapevoli di quanto il cyberpunk costituisse una lucida visione di ciò che avrebbe cambiato il nostro futuro di lì a poco, di sicuro Daniele Brolli e io sapevamo in quale direzione andare. “Cyborg” insieme a “Nova Express” ha rappresentato una fase in cui il fumetto tornava a posare uno sguardo fresco e innovativo sulla contemporaneità. La prima stagione della rivista durò per i fatidici sei numeri necessari per conoscere i dati dei tabulati di vendita, che erano dignitosi ed eroici, ma insufficienti per un editore, Star Comics, ansioso di rincorrere i vertiginosi successi Bonelli dell’epoca.
“Cyborg” ha avuto anche un secondo ciclo cui non ho partecipato. Lo sguardo sul reale avrebbe presto cambiato orientamento, virando verso direzioni più intime e introspettive. Il colore del cielo stava velocemente cambiando sintonia.
Di seguito proponiamo le prime dodici pagine di Cybernauta, pubblicate originariamente su “Cyborg” 1, Star Comics, gennaio 1991. Ringraziamo per la digitalizzazione delle pagine – acquisite dalla rivista – Camilla Tonani, volontaria del servizio civile in servizio presso il Centro Fumetto Andrea Pazienza di Cremona.