I fatti li conosci, ma all’inizio della settimana è lecito un riassunto delle puntate precedenti. Nei primi mesi dell’anno ci siamo incontrati a cena per rinsaldare un’amicizia ventennale. Quando i fumi dell’alcol sono evaporati, ci siamo trovati con un giocattolo bellissimo in mano. Si chiama “QUASI, la rivista che non legge nessuna” e ne stai godendo proprio ora.
Quando abbiamo iniziato a giocare a QUASI, ci siamo dati pochissime regole. La più importante recitava:
«QUASI parla solo del bello, del buono e dell’utile. Sta alla larga dai testi che dovrebbe necessariamente stroncare, non per aver aderito all’affascinante fatalismo borgesiano che insegna che “l’oblio è la miglior vendetta”, ma perché ha imparato da Andreu Martin che “se mangi chorizo, poi puzzi di chorizo”.»
Abbiamo cercato di assecondarla per un po’, poi ci siamo detti che dedicarsi al genere della recensione era necessario, per prendere posizione nel mondo.
Qualche giorno fa un autore di fumetti che ha realizzato opere importantissime negli anni Settanta e Ottanta, ha detto una frase aberrante per squalificare un’autrice di fumetti meno che trentenne che sta avendo un successo e una visibilità straordinari. Per farlo ha usato, volontariamente, uno stratagemma offensivo che prima di quel momento non sapevamo neanche avesse quel nome ma non ci voleva poi questa gran cultura per capire che una cosa così non si fa: misgendering. Per farlo ha risposto a un tweet pubblicato in occasione della giornata mondiale contro la violenza di genere e ha detto che la bruttezza dei fumetti di questa autrice è la vera violenza. Glielo hanno fatto notare e gli hanno detto che sarebbe stato meglio chiedesse scusa. Il grande autore non lo ha fatto.
Non ci infastidisce in alcun modo che qualcuno stronchi un manufatto narrativo, che ne dica peste e corna, che mostri disprezzo nei confronti di un’opera. In alcuni casi siamo anche d’accordo. Troviamo schifoso che per squalificare un lavoro si faccia un commento discriminatorio e violento. Lo abbiamo detto con chiarezza e poi abbiamo spiegato i motivi della nostra posizione, chiedendo a chi voleva di intervenire.
Siamo due maschi di mezza età, eterosessuali, bianchi, cresciuti troppo vicino al vaticano. Siamo coscienti di non avere gli strumenti culturali e anagrafici per riuscire a intuire il mondo in cui viviamo. Però vogliamo capirlo e, per farlo, a volte, abbiamo bisogno che ce lo spieghino.
Dopo che ci siamo posizionati, abbiamo letto in giro commenti – scritti tutti da maschi di mezza e terza età, eterosessuali, bianchi, cresciuti troppo vicino al vaticano – che ci dipingevano come capibranco, assetati di sangue, che attaccavano un autore, violando il suo diritto alla provocazione, e guidando una folla assatanata armata di torce e forconi. Tutti questi commenti continuavano a sottintendere che il posizionamento dell’autore fosse tutto sommato comprensibile, se letto alla luce del suo passato, della sua notissima antipatia, della sua indiscutibile passione iconoclasta.
Abbiamo osservato come nessuno di questi commentatori abbia preso le distanze, in modo assoluto e radicale, dalle esternazioni del grande autore che insultava la giovane autrice negandone il genere. Nessuno. Ne abbiamo dedotto che, evidentemente, quell’insulto non è parso così grave.
Scegliamo i temi di QUASI, con un gioco collettivo che coinvolge tutte e tutti quelli che fanno questo settimanale con noi, con molto anticipo. Il tema di questa settimana è “Wish You Were Here”, proprio come il titolo del nono album dei Pink Floyd, quello quasi interamente dedicato alla distanza di Syd Barrett (o della nonna di Roger Waters, a seconda della versione che preferisci). Adesso che la settimana dedicata a questo tema è arrivata, questo desiderio assume un senso nuovo e si lega in modo indistricabile con il sottotitolo che ci è piovuto addosso durante quella lunga serata alcolica: “la rivista che non legge nessuno”.
Sappiamo che leggi questi articoli. Sappiamo che ti piacciono. Sappiamo che senti quanto ti amiamo e ci amiamo. Sappiamo che hai colto come tutti gli articoli che compongono questo settimanale cercano di dialogare tra di loro. Non ci interessa avere decine di migliaia di visualizzazioni. Ci basta che ci sia tu.
Buona domenica.