Sentieri interrotti

Boris e Paolo | QUASI |

Poco tempo fa abbiamo dedicato una settimana al nostro scarso apprezzamento per banche e banchieri. Lo abbiamo fatto poco prima che la realtà affondasse i denti, per l’ennesima volta, nelle nostre carni di cittadini, di contribuenti e di correntisti bancari, quando ancora nessuno ipotizzava la caduta del governo Conte. Questo fatto – unito alla precisione con cui, un paio di settimane dopo, ci siamo concentrati su Claire Bretécher, a un anno esatto dalla morte – ti ha illuso che noi si decida il tema settimanale con grande consapevolezza. Piacerebbe anche a noi, ma non è così. Il tema della settimana è una specie di tombola.
Chiediamo a tutte e a tutti in redazione di specificare il tema di cui ciascuno di noi vorrebbe discutere nel prossimo futuro. Approfittando delle pulsioni compulsive del bassista Lorenzo, attiviamo rapidi sondaggi con strumenti in rete (sempre diversi, perché li vuole provare tutti e perché teme che qualcuno di noi possa imparare a usarne uno in autonomia), verificando quali dei temi proposti raccolgano i maggiori apprezzamenti. Poi ci atteniamo alla classifica, limitandoci a esercitare alcune pressioni: da un lato, ci sono eventi inamovibili, che dipendono da urgenze, come la dichiarazione d’amore nei confronti di Bretécher a un anno dalla scomparsa, che  non possiamo negare; dall’altro, ci sono i nostri piccoli brogli, grazie ai quali alcuni temi che proprio non sapremmo gestire scompaiono, quasi per magia, senza che nessuno all’interno della redazione sbotti in «Che fine ha fatto “L’uomo che non c’era”?».

Quando arriva il momento di parlare del tema della settimana, nella nostra redazione (virtuale, smart, remota e aderente ai decreti) si sente sempre il solito brusio. Se tendi l’orecchio riesci a distinguere chiaramente le imprecazioni e le domande: «Ma chi è lo sciagurato che ha proposto questa cosa?»; «Che vuol dire?»; «Ma Claudio lo sa?»; «Speriamo che davvero non ci legga nessuno!»; «Ma tu lo sapevi?»; «E che scrivo questa volta?»; «Avevate detto che era una rivista che parla di fumetti.»…
Tutte le volte, mentre le domande sfumano rapidamente in cazzeggio e chiacchiere assortite, nessuno si dichiara colpevole della proposta. Alla fine, i temi hanno sempre l’aspetto di quella tavoletta di cioccolato che scopri mentre metti via la spesa e non sai mai chi te l’abbia infilata nel carrello mentre sceglievi i surgelati.

La lotteria dei temi ci regala, per questa settimana, “Sentieri interrotti”. Lo sai, siamo in due a firmare questi editoriali e spesso ci troviamo di fronte a un bivio, perché difficilmente potremmo essere più diversi. Come facciamo a mantenere una voce unica quando non abbiamo un pensiero armonico da esprimere? Uno di noi due ama fotografarsi con libri difficili, seduto al tavolo esterno di un bar, con una bottiglia quasi vuota, il panama e gli occhiali da sole, legge i filosofi, considera Heidegger una merda nazista ma ama tutto Celine. L’altro parla continuamente di fumetti e, quando cercano di spiegargli chi è Heidegger, entra in fase REM e poi si giustifica dicendo che dorme poco.
Per sanare queste contraddizioni in seno alla redazione, evitando di impartire norme che puzzino di stalinismo (anche perché uno di noi due ha un’opinione chiara su Stalin e l’altro bisognerebbe svegliarlo ché, russando, dà fastidio a tutti), abbiamo deciso che il tema è solo una suggestione. Anche quando dedichiamo una settimana a tutto il nostro folle amore per una delle autrici più grandi di sempre.

È importante allora una premessa. Qualora, leggendo gli articoli che compariranno su questa pagina nei prossimi giorni, trovassi la più illuminante tra le chiavi di lettura del pensiero di Heidegger, vale il detto infantile inglese «Finders keepers, loosers weepers». Nessuno piangerà lo smarrimento di qualcosa che non sapeva di avere.

Buona domenica.

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