#1
Questa playlist di QUASI capita nella settimana intitolata “Popporno” che è, contemporaneamente, quella durante la quale dilaga la piaga del festival di Sanremo in DAD. In queste condizioni, la playlist rischia di essere un concentrato di porcherie inaccettabili. Mi piacerebbe si potesse aprire con una canzone che quel festival lo ha vinto nel 1958 che è bello ascoltare continuamente. [PI]
#2
Che se poi uno ascolta anche la versione che ne fece, durante quello stesso festival, Johnny Dorelli, subito capisce perché quella canzone, già bellissima di suo, quando l’ha cantata Modugno ha cambiato l’idea di canzonetta in questo paese. Bravo Dorelli, eh… Ma senza Modugno Nel blu dipinto di blu è più popporno. [PI]
#3
Sono cresciuto in un quartiere con un’altissima densità di immigrati (compresi i miei genitori) nella periferia della provincia di Milano, quando ancora gli immigrati in Italia – verso cui indirizzare il consueto carico d’odio – erano tutti italiani. Dicevano che eravamo ignoranti, sporchi, con accenti riprovevoli, mafiosi, scansafatiche che portavano via il lavoro agli indigeni, eccetera. Sono cresciuto tra gli stereotipi e ho verificato che, sparando nel mucchio, a volte ci prendi. In quella comunità composita e articolata c’era di tutto: accenti strani (perfino veneti e bresciani), grida dalle finestre del settimo piano per richiamare i figli all’ora di cena (ma negli anni Settanta mica succedeva solo lì), qualche malavitoso, e molta musica deplorevole. Se penso a “Popporno”, una robetta vacua giocata sul filo dell’ambiguità che fa riferimento alla pornografia con apparente disinvoltura, a me viene in mente una canzone che mi capitava di sentire per strada e in casa di amici negli anni del Lazzaretto. Una canzone che mi ha sempre suscitato il medesimo imbarazzo di chi fa apologia della pornografia. Faceva così. [PI]
#4
Gli è che a me la pornografia cinematografica suscita davvero disagio. C’è però un film che, almeno una volta nella vita, vorrei vedere. Ne so pochissimo: è una trilogia (credo) che si chiama The Uranus Experiment e dura complessivamente nove ore (molto più tempo di quanto sono solitamente disposto a regalare a una serie). Due cose mi incuriosiscono di questo esperimento: la prima è che ci sono scene di sesso girate in assenza di gravità con la stessa tecnica – se non ho capito male – usata per Apollo 13 di Ron Howard; la seconda è che ha una colonna sonora composta da Liam Howlett dei Prodigy e 3D dei Massive Attack. Inascoltabile e noiosa (proprio come un porno), ma probabilmente pagavano bene. [PI]
#5
Non posso non pensare al tripudio del popporno di Renato Zero. «Dai su sbattiamoci / tanto per conoscerci di più / dai perquisiamoci/ sulle reti morbide /in un dolce su e giù”. L’insieme per me esilarante del tono autorevole di Zero e del testo assolutamente esplicito del linguaggio e nelle immagini, che termina con un colpo di scena divertentissimo, perché con lo stesso tono trionfale, ma incupito, il ritornello cambia in: “Non ci sbattiamo più! / (sei triste? – eh un pochino)». Lei che si chiama Massimo e induce il narratore a fare un passo indietro è uno scherzo dentro a un altro uno scherzo, che è il look di Renato Zero in quel periodo, una Moira Orfei magra e senza elefanti. Il suo virile rifiuto è una totale, felice presa per il culo. (n.d.A. non intendo usare linguaggio sessista, ritengo che “vaffanculo” e “prendere per il culo” siano espressioni che da tempo hanno vita propria e un campo semantico che, su un diagramma di VENN, non si sovrappone più a quello della sodomia non consensuale). [AS]
#6
Ivan Graziani prima della musica amava il disegno. Per un paio d’anni, uscito dall’Accademia di Belle Arti di Urbino, ci aveva anche provato a seguir quella strada, ma poi “per fame”, come dice lui, è passato alla musica. Molti dei suoi disegni erano erotici o pornografici, lui li definiva «pupazzetti scopatori». [FP]
#7
Ho letto da poco Padovaland di Miguel Vila, pubblicato da Canicola. Mi ha lasciato un senso di sfinimento e fastidio totali, per cui immagino che l’autore possa dirsi soddisfatto. La pornoprovincia raccontata é ineluttabile, e chiunque viva o abbia vissuto in un posto simile sa che é esattamente così. Ivan, nello stesso disco della precedente Poppe, poppe, poppe, l’aveva immortalata con questa Maledette malelingue, inaspettatamente, proprio dal palco di Sanremo. [FP]
#8
A questo punto una “Popporno Trilogy” di Ivan Graziani si impone. Sempre da quel disco del 1994, l’ultimo prima della morte, arriva questa dichiarazione d’intenti : Voglio un mondo minorenne. Forse lo stesso raccontato da Alan Moore e Melinda Gebbie nel loro incredibile Lost girls. [FP]
#9
Scusatemi, ero distratto, Pornography dei Cure l’avete già messa su? [BB]
#10
Mentre dei Bertolucci so che il migliore faceva il poeta, dei Corbucci non ho mai capito quale fosse il peggiore. Diciamo che Bruno, solo per i film dedicati a Nico Giraldi, l’ho preferito assolutamente a Sergio. Se c’è una cosa pop quasi a livello pornografico, sono assolutamente gli 11 film dedicati al personaggio magistralmente interpretato da Tomas Milian. Nel nono episodio, del 1982, Delitto sull’autostrada, c’è poi uno dei momenti più poppornografici di tutta la serie – di tutti gli anni Ottanta, va’. Viola Valentino che canta Sola. [BB]
#11
Però quella è poppornografia dei sentimenti. La vera poppornografia, Viola la cantava due anni prima in Comprami. [BB]
#12
Nessun ritegno o pudore, signori miei. Si infittisce la playlist con robe inascoltabili. E va bene. Ma a questo punto, mi pare necessario dare spazio anche al gran mago del popporno. Lui. Il pirata. Il signore. (Per favore, io non ce l’ho fatta. Qualcuno verifichi, prima della pubblicazione, che sia il video corretto e non si trasformi, a un certo punto, in un inno fascista o in una qualsiasi altra merda inaccettabile su QUASI… se è normale pornografia, va bene). [PI]
#13
E ancora non ho messo su la mia adorata Nadia Cassini. [BB]
#14
Da una “Canzonissima”, la versione della canzone tratta da Adulterio all’italiana, eseguita da una cantante che avrebbe flirtato sia col cinema (cosiddetto) d’autore che con quello che si definiva (con un termine orribile) scollacciato. La cosa importante però è che è un bell’esempio di pop italiano anni Sessanta. [OM]
#15
Sempre Carmen Villani, con un pezzo melodico che avrebbe dovuto essere realizzato in coppia con Paul Anka… [OM]
#16
Non voglio aggiungere nulla, eh… giusto un aneddoto, una curiosità, una strana “coincidenza del sentire” con Boris e Paolo. Tutti abbiamo diversi scheletri nell’armadio. In generale e musicalmente parlando. Io ho tre canzoni/tormentone che, periodicamente e ognuna in modo diverso, mi trapanano il cervello, folgorandomi da mattina a sera. Una è quella di Julio Iglesias citata da Paolo. Ma proprio quella (Se mi lasci non vale), perché la cantava mia mamma, con la sua interpretazione tutta veneta – ricordo – mentre faceva le pulizie e io studiavo. Toglieva tutte le doppie, come del resto faceva proprio il pirata e signore («la valigia sul leto, quela di un lungo viagio… Con l’orgolio ferito di chi si ribelaaaa… Ma quando ti arabi sei ancora più bela!!!»). L’altra era Comprami (citata da Boris) che, anche in tempi recenti, mi sono reso conto di ricordarmi quasi perfettamente. Mi trovo a volte a cantarla, storpiandone le parti per renderla più esplicita. Mi viene naturale, tutto qua. «E non mi credereEEEHHH irraggiungibilEEEHHH/ Ma un po’ d’amore un attimoOOOHHH / Un uomo sempliceEEEHHH / Una parola un gesto una poesiaHHH / Mi basta per DARLA VIAAAAHHHH!!!». L’altra, quella con cui segno il territorio è questa (che vince tutto, per me). [FB]