#1
La nostra danza dedicata all’elogio della cicala deve necessariamente aprirsi con il loro frinire. Massilia Sound System è un gruppo marsigliese cui voglio un sacco di bene. Nel 2004 hanno pubblicato un disco doppio (composto da un CD e un DVD) che documenta la tournée dell’estate precedente. Da troppi mesi non andiamo a sentire musica dal vivo (e chissà quanto tempo ci vorrà per tornare a farlo). Quel disco inizia così. E l’allegria di un insetto noto per il suo spensierato contrapporsi alla frenesia delle formiche mi mette immediatamente a mio agio.
#2
Ho riletto il testo della canzone di Heather Parisi e ho trovato questo verso che, nel 1981, tredicenne inconsapevole dal comportamento casto e virginale (imposto dall’inadeguatezza alla vita e mica da una qualche volontà) non avevo capito mica: «Sole rosso fa l’arancia / Di lassù / Luna gialla fa il limone / Di quaggiù / Cica cicà». E improvvisamente ho una nuova canzone preferita. [PI]
#3
Che poi, la cicala la guardiamo sempre come se fosse una bestia allegra che se la spassa, mentre la triste formica accumula il cibo che le permetterà di superare il rigido inverno. La cicala è una bestia d’amore. Dolorosa, anche. «Lasciami qui / lasciami stare / lasciami così / non dire / una parola / che non sia d’amore». Con questa canzone (e con una lite furibonda, parrebbe) finisce nel 1990 la corsa dei CCCP. Ho sempre pensato che fosse il canto della cicala. Una preghiera. [PI]
#4
Che cosa c’è di più cicala di un International Playboy? Una vita a far vibrare l’aria, lamine e tendini, con una cassa di risonanza che si fa fatica a concepire. E questo sfoggio di vibrazioni, subliminali però, è l’essenza della mitologia del playboy internazionale, che vive una vita di lusso semplicemente perché è lui, perché l’aria freme tra lui e le donne ricche e famose che gli consentiranno di passare l’estate. Il playboy della canzone ha la voce di Morrissey e un testo ironico che riesce a essere una riflessione e uno sberleffo insieme. Inutile aggiungere, ma aggiungo, che quel cantato, con quello spostamento di metrica del ritornello è un Morrissey al il top dell’eleganza. Un pezzo ballato mille volte, cantando in coro coi miei amici «I’m the last of the famous / international playboy». [AS]
#5
Una canzone per la cicala, che «la gente allegra ama il violino e la gente allegra ama ballare». [FP]
#6
E una canzone per le formiche, «il vino contro il petrolio: grande vittoria, grande vittoria, grandissima vittoria». Ricordandosi di andare «nell’osteria con i contanti, con tanti, tanti, tanti auguri agli sposi». [FP]
#7
Ho pensato che, con un po’ di profiling ma non troppo, c’è un’altra canzone – e mi stupisco di essere io la cantautorale! – di Claudio Lolli, che a me, per età ma non solo, fa sempre un po’ piangere di gioia e malinconia, ma mi faceva questo effetto anche quando è uscita e io l’ascoltavo sulle radio libere, nel 1976, e io avevo 12 anni e una radio a valvole che un pomeriggio mio padre, in uno sclero dovuto al volume alto, ha distrutto con un calcio. Ma come fai a restare impassibile a un inizio come «È vero che dalla finestra non riusciamo a vedere la luce / Perché la notte vince sempre sul giorno e la notte / sangue non ne produce./ È vero che la nostra aria diventa sempre più ragazzina / E si fa correre dietro lungo strade senza uscita. / È vero che non riusciamo a parlare e che parliamo sempre troppo»? Quando alla fine ci confessa, per fortuna, «Ma ho visto anche degli zingari felici corrersi dietro, / Far l’amore e rotolarsi per terra / Ho visto anche degli zingari felici in piazza Maggiore / A ubriacarsi di luna, / Di vendetta e di guerra». Per me, poesia pura. [AS]
#8
Lo sai già. Il Dalla che per me ha senso è quello che arriva fino al 1984, dopo è mestiere trascurabile, con qualche bella canzone. Dell’album Cambio, del 1990, mi piacciono Attenti al lupo, e una canzone dedicata alle cicale. Mi pare in tema, la metto nel lettore. [BB]
#9
La cicala, quando invece di cantare sull’albero, lo fa a livello del suolo, viene sistematicamente e invariabilmente bullizzata e oppressa. Nella musica di Patrick Wolf si sente questo portato, ma la cicala si è fatta un albero tutto suo ed e diventata cantore di tutti quelli che si prendono «the risk of being free». Certo, non viene a prezzi scontati: la ragazza del circo è caduta e ora è paralizzata, l’autostoppista è finito imbavagliato e stuprato, il libertino languisce in cella, in un mondo di eroi privi di convinzione. [LC]
#10
Cosa contraddistingue l’estate buona da quella meno buona? Cantano le cicale nella pineta e il ritmo delle giornate, tutte molto simili l’una all’altra, è scandito da un groove rilassato e “appoggiato”. Porgy and Bess non è esattamente il prototipo di storia da contesto vacanziero ma il condizionamento mediatico che ho ricevuto mi ha sempre fatto associare l’incedere del pezzo, rigorosamente interpretato da Billie Holiday, a un mood estivo. Invece di «fish are jumping» cantavano le cicale, per tutto il mese di luglio. [LC]
#11
E questo era il contraltare all’estate cantata dalle cicale: quella che ritrovavi facendo la strada al contrario. Con tutta la contraddizione di un ritmo serrato adatto a un metropoli da East Coast ma non certo a una città italiana anni Ottanta. Nella canicola agostana, serrande abbassate, tè freddo, strade deserte, non un’anima in giro e questo pezzo in testa. Un po’ di anni dopo anche nella colonna sonora di Die Hard 3, quello con Samuel L. Jackson e Jeremy Irons. [LC]
#12
Quelle robe che piacciono, o forse piacevano,tanto ai francesi. [BB]
#13
La parola “cicala” pur non comparendo nel testo m’ha impiantato nel cervelletto questa cover degli Üstmamò da giorni, ed eccomi qua. Per la prima volta l’editore mascalzone propone una canzone. Per la Cina non c’è rima poverina che farà. Baci! [CC]
#14
E poi, l’unica vera grande cicala che saluta l’estate e la vita. [BB]