Quando al mattino suona la sveglia, il primo pensiero corre alla figura divina, alla forza primigenia che tutto ha creato, alla ragione prima che fa muovere il mondo, all’energia della vita che ci dona la quotidianità. Tutti i giorni. Il secondo al nome di un animale da cortile.
Nah… Bugia.
Non è vero. Siamo atei. Per un po’ di tempo, cercando di mostrarci logici e razionali, ci siamo definiti agnostici: dire che non esiste alcun dio richiede un atto di fede, esattamente come affermare il contrario. E allora meglio non avere fede alcuna, neanche nell’assenza di un dio. Poi, Dante ci è venuto in soccorso. Dopo aver snocciolato argomentazioni ineccepibili, perché San Francesco non portasse con sé Guido da Montefeltro, il diavolo afferrava l’anima e si allontanava dicendo: «Forse tu non pensavi ch’io löico fossi!» Se anche il diavolo può trincerarsi dietro la logica, allora, è molto più onesto ammettere che crediamo che dio non c’è. Siamo atei e non bestemmiamo.
Nah… Bugia.
Bestemmiamo, eccome. Solo non bestemmiamo per insultare la divinità. Di quella non ci importa molto. Quelle bestemmie, sibilate o anche solo pensate, sono per la maggior parte degli individui dichiarazioni di fede, preghiere negate. È bello, quando le cose vanno male, scaricare le proprie responsabilità su qualcun altro: un collega, un compagno, un figlio, un impiegato in banca, il tipo al volante nell’altra auto, un barista, un idraulico, un cane, uno gnomo su un prataiolo… addirittura un dio. Ecco. Non crediamo e non bestemmiamo contro alcun dio. Lo facciamo per dare fastidio a qualcuno che ci sta accanto. Dosiamo la qualità delle nostre bestemmie, calibrandola sul contesto e su chi ci sta accanto. A volte lasciamo cadere l’impropero, con noncuranza, tra due frasi; altre siamo ironici; altre ancora lo gridiamo tenendoci il mondo tra le mani. Non bestemmiamo mai contro un dio. Bestemmiamo contro gli individui.
Nah… Bugia.
Provaci tu a non bestemmiare quando ti dai una martellata, picchi il ditino contro la gamba del tavolo o esegui un volo d’angelo giù dalle scale della metropolitana mentre sei al telefono con Giorgio Trinchero.
Provaci.
È impossibile.
Per questo motivo, dopo aver praticato tutti gli esercizi spirituali suggeriti dal caro padre Alfonso Maria Tava nel suo manuale pratico-teorico Smettere di bestemmiare (cui il Saggiatore ha dato, un paio di settimane fa, una nuova edizione), dedichiamo un’intera settimana alle bestemmie. Non siamo in grado di smettere. Non è il vizio peggiore che abbiamo. E neanche il più divertente. Solo… non sappiamo scegliere.
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Stiamo avvicinandoci al primo anno di vita del sito di QUASI. Per navigarlo ti tocca giocare con i link, con le pagine dei settimanali che trovi qui sotto, con i nomi degli autori e con i titoli delle rubriche. Se usi il box delle ricerche (è qui in alto a destra) sappi che abbiamo cercato di taggare tutte le persone citate in ciascun articolo. Difficilmente riuscirai a farlo usando un motore di ricerca. Siamo snob e non vogliamo lettori casuali e visualizzazioni di pagina. Vogliamo non lettori convinti e motivati con cui instaurare un dialogo continuo.
Siamo convinti che una passeggiata tra gli articoli di QUASI possa essere divertente e corroborante. E anche utile. Non imparerai a smettere di bestemmiare (non si può!), ma troverai una mappa dell’immaginario sghemba e disordinata e, quindi, realmente necessaria.
Gli articoli di questa e della prossima settimana avranno la consueta struttura da settimanale, ma con periodicità di uscita più rilassata rispetto alla smania dei mesi scorsi. Un solo articolo al giorno. Non te ne dispiacere: nella quasi totalità dei casi – benché appaiano sulla rivista che non legge nessuno – quegli interventi varranno ogni singolo secondo che deciderai di dedicare loro.
Non vogliamo rovinarti la sorpresa, ma stiamo preparando una festa per la settimana che si dipana tra il 25 aprile e il primo maggio, in occasione del nostro primo compleanno. Sei invitato. Non c’è alcun dress code. Se porti una bottiglia, siamo contenti.
Buona domenica.