La lingua possibile

Paolo Interdonato | Il fumetto di Babele |

Immigrati che in patria non hanno mai sfogliato un giornale, giunti negli Stati Uniti, sono costretti a farlo. È il solo modo pratico per avere informazioni efficaci su come muoversi in città, come trovare lavoro, come fare la spesa, come gestire la vita quotidiana. È una lotta improba tra lo sguardo migrante e l’affastellarsi di segni alfabetici sulle grandi pagine dei giornali. La carta fa eco al vociare incomprensibile delle cinquanta lingue degli abitanti di New York.
Joseph Pulitzer, benché ormai quasi cieco, osserva i nuovi newyorchesi con attenzione dalle finestre dei suoi uffici. L’altezza non gli serve per dominare: non cerca distacco da quel brulicare d’uomini. Si sente molto vicino a loro per la comune condizione: esuli costretti dalla fame e dalla disperazione ad abbandonare i luoghi natii per trovare un mondo nuovo. Pulitzer cerca vicinanza e solidarietà con i lettori e trova la loro riconoscenza. Il suo quotidiano, il “New York World”, ha una tiratura impensabile in un qualsiasi paese europeo: arriva a superare le trecentomila copie.

«Gli americani vogliono pezzi concisi, energici, suggestivi, folgoranti, pezzi che catturino l’attenzione, si guadagnino la simpatia, scatenino l’indignazione, stimolino l’immaginazione, convincano la ragione e risveglino la coscienza. […] Il “World” non è come il vostro “Times”[, il quotidiano più venduto in Europa], con i suoi quaranta o cinquantamila lettori istruiti. Viene letto da… be’, diciamo un milione di persone ogni giorno; ed è mio dovere assicurarmi che abbiano la verità. Ma non solo: devo presentargliela brevemente, affinché la leggano; chiaramente, affinché la capiscano; efficacemente, affinché l’apprezzino; suggestivamente, affinché la ricordino; e, soprattutto, accuratamente, affinché possano essere guidati dalla sua luce.»

Pulitzer ha le idee chiare su come fare un giornale e sa anche che non può permettersi di lasciare le parole da sole a rendere funeree quelle larghe pagine stampate a piombo. Le infittisce di illustrazioni, caricature, ritratti. Ci inserisce perfino le vignette.
Ne acquista i diritti di pubblicazione da alcuni settimanali specificamente dedicati all’umorismo disegnato, offrendo tanto a quelle testate quanto ai disegnatori che a esse collaborano una fonte di reddito inattesa. Si tratta di giornali dedicati a forme diverse di umorismo per contendersi un pubblico, non troppo vasto, a suon di risate: “Puck, nato nel marzo del 1877, è il primo e più venduto; “Judge” è specializzato nel cartoon politico ed è di orientamento democratico; “Life” è un organo repubblicano; “Truth” vende decisamente meno dei precedenti e cerca di emulare gli stili e le qualità degli altri; e, infine c’è “Texas Sifting”, un oggetto abbastanza strano che arriva dal sud degli Stati Uniti. Presentano pagina affollate di vignette, molte delle quali a colori, con disegni dettagliatissimo e fitti di tratteggi che spesso ritraggono personaggi politici riconoscibili.
Pulitzer pesca da quelle pagine a piene mani, perché sa di poter contare sul suo bacino di lettori, decisamente più esteso, e sa che chi guarda il suo quotidiano, con ogni probabilità, non ha mai visto quelle immagini. E anche il colore lo affascina tantissimo. Al punto che, per mantenere l’assoluto primato nelle vendite che lo distacca di misura da tutti i suoi concorrenti, è il primo editore a fare giungere a New York una rotativa in grado di stampare a colori le pagine di un quotidiano.Il 21 maggio 1893 il “New York World” si presenta ai suoi lettori come primo quotidiano al mondo con un inserto dedicato ai fumetti a colori.

Il rosso e il blu emergono con vigore dando a quel giornale un tono che schiaccia il grigiore di tutti gli altri. Ci dovrebbe essere anche un terzo colore, ma è misterioso come il genere letterario cui darà il nome oltre trent’anni dopo in Italia: non appena la carta esce dalla rotativa e gli inchiostri si asciugano, il giallo tende a svanire lasciando appena una tenue traccia di sé.

Nota

La frase di Joseph Pulitzer viene da Alleyne Ireland, Joseph Pulitzer: L’uomo che ha cambiato il giornalismo, Add editore, Torino, 2017.

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