«Feynman!»
«Feynman cosa?»
«Feynman! Quello del Dio che non gioca a dadi.»
«Quello era Einstein, veramente. Però, vabbè, Feynman cosa?»
«Ogni volta che mi siedo qua a bere un bicchiere di vino mi viene in mente lui, dice che se lo osserviamo bene, il bicchiere, vediamo l’intero universo.»
«Ah, ho capito, sei iscritto a qualche gruppo facebook di fisica e poesia.»
«No, senti, che vuol dire? Ho visto il video su YouTube, era proprio lui. E poi mica ne possono parlare solo gli scienziati, ci sono cose che vanno al di là delle quattro pareti di un laboratorio, appartengono a tutti. E poi, ancora, c’è la candela, questa qua che ci hanno messo in mezzo.»
«La candela? Che t’ha fatto la candela?»
«Faraday, quello che s’è impiccato, diceva che non c’è legge che governi le varie parti dell’universo che non si manifesti in una candela.»
«Sì, ciao, è Boltzmann quello che s’è impiccato. Ci provi con tutte così?»
«Sempre meglio che citare Fabio Volo.»
«Ah beh, sì, ma di Fabio Volo, qualunque cazzata riporti è difficile che sia falsa. Dai, riprovaci.»
«Ci sarebbe l’equazione di, ehm, Dirac.»
«Ecco, dai, parlava di bellezza no? Dimmi che somiglio a un’equazione, ti verso il vino in testa e poi ti do fuoco con la candela.»
«No, no, è una cosa più profonda, c’è il mio parroco che l’ha riportata sul suo blog.»
«Oh cazzo, il parroco col blog. E tu che fai? Ti confessi nei commenti?»
«Sei proprio scema, eh. Comunque, dice don Gigio che l’equazione di Dirac è l’equazione più bella della fisica e …»
«Attento …»
«… che grazie ad essa si esprime il fenomeno dell’entanglement quantistico, quello che stabilisce che se due sistemi interagiscono tra loro per un certo periodo di tempo e poi vengono separati, non possono più essere descritti come due sistemi distinti ma, in qualche modo, non so come, diventano un unico sistema. Insomma, quello che accade a uno di loro continua ad influenzare l’altro, anche se distanti chilometri o anni luce. Lo sapevi?»
«Tipo quello che accade ai gemelli allora. Comunque l’ho letta pure io questa cosa. Su facebook.»
«Embé? E comunque è molto di più di quello che pensi, è l’equazione che lega due anime. Non è fantastico che sia la fisica, che tutti considerano come arida, difficile, a raccontare le nostre passioni?»
«Sto per lanciarti il bicchiere.»
«Dai, non scherzare, non hai un briciolo di sentimento. L’avrai letto che al Festival della filosofia ormai gli scienziati sono di casa. Ci son stato proprio qualche giorno fa, a Carpi. Ha una piazza enorme, ti ci perdi, ti senti come un puntino nell’universo. E poi, lo gnocco fritto è buonissimo.»
«IL gnocco fritto, se ti sente un carpigiano ti denuncia al vecchio malvissuto.»
«…»
«Lascia perdere, una figura mitologica dei luoghi, continua il racconto piuttosto.»
«E niente, a Carpi — ti dicevo prima che mi interrompessi — sono andato a una conferenza e sai che titolo aveva? Il sentimento del bosone!»
«Guarda, guarda, guarda, il bel bosone innamorato …»
«È una cosa seria, raccontavano come fare ricerca sia paragonabile all’amare: c’è l’infatuazione, l’eccitazione, la presa di coscienza e la disillusione.»
«Non ho capito la roba della disillusione, non parlo dell’amore, non ho capito che c’entri con la scienza.»
«Perché spesso quello che trovi si rivela esattamente come lo avevi pensato, e questo, per uno scienziato, non è gradevole. Così hanno detto. Poi che ne so io.»
«Ah, quindi il divertimento c’è solo quando trovi qualcosa che non ti aspetti? Cioè, se hai previsto qualcosa e poi la trovi davvero sei deluso? Pensa che strani gli scienziati, o forse no, forse chi ha detto queste cose s’è fatto influenzare dal luogo, dalla filosofia, avrà mangiato troppe tigelle.»
«Non ti si può dir nulla.»
«E tu? M’immaginavi così?»
«A dire il vero, no. Mi son disilluso quasi subito.»
«Allora mi immaginavi così!»
«Scema.»
. . .