#1
«Le cose più preziose sono più leggere del fumo». Questo era il claim italiano di Smoke, film del 1995 di Wayne Wang e Paul Auster. In quella pellicola c’è una sequenza che adoro e che mi pare dica benissimo il senso del fumetto. Siccome mi è già capitato di raccontarla, copioincollo da lì:
Paul (William Hurt) è uno scrittore in crisi che ha perso la moglie, Auggie (Harvey Keitel) è il tabaccaio del quartiere. A casa di Auggie, i due stanno mangiando cibo cinese preso a un take away. Paul ha appena scoperto che il tabaccaio ha l’hobby della fotografia, anzi che considera la fotografia il suo vero lavoro e la tabaccheria che gestisce solo il mezzo per mantenersi.
Sul tavolo ci sono 14 album, sulla costa di ognuno un’etichetta con sopra scritto un anno: dal 1977 al 1990. Paul prende uno degli album e lo apre. Sulla doppia pagina ci sono 6 fotografie identiche: è l’incrocio visibile dalla porta della tabaccheria di Auggie alle otto del mattino. Accanto a ciascuna fotografia c’è un’etichetta con la data.
Auggie, nascondendo a stento il proprio orgoglio, spiega il suo progetto: fotografare lo stesso punto del mondo tutte le mattine. Paul cerca di essere educato, dice che l’idea è straordinaria e inizia a sfogliare rapidamente le pagine.
«Non capirai mai se non rallenti, mio caro».
«Che vuoi dire?»
«Che vai troppo in fretta. Quasi non le guardi, le fotografie».
«Ma se sono tutte uguali?»
«Sono tutte uguali, ma ognuna è diversa da tutte le altre. Ci sono le mattine luminose e quelle buie. C’è la luce dell’estate e quella dell’autunno. Ci sono i lunedì e le domeniche. Ci sono persone in cappotto e stivali e persone in maglietta e pantaloncini. Qualche volta le stesse persone e altre volte persone diverse. E qualche volta le persone diverse diventano le stesse persone e le stesse persone scompaiono. La terra ruota attorno al sole e, tutti i giorni, la luce del sole colpisce la terra da angoli diversi».
Paul rallenta. Respira. Inizia a sfogliare lentamente l’album. Si concentra su ciascuna foto. Sui particolari e sui volti. Passa un tempo lunghissimo.
«Gesù, guarda, è Ellen!»
Primissimo piano del volto di Paul che scopre in una foto la moglie morta.
«Sì, è lei. Compare in parecchie foto di quell’anno. Credo che stesse andando al lavoro».
Paul, quasi in lacrime: «È Ellen, guardala, guarda il mio dolce amore».
Dissolvenza.
Frans Hofmeester, regista olandese, ha fatto una ripresa settimanale dei suoi due figli dalla nascita, sempre nello stesso ambiente. Periodicamente monta quelle riprese e ottiene dei filmati straordinari. Siccome questa è una playlist, ho shazammato la musica e ogni volta ho ottenuto improbabili risultati diversi. Non fa niente: la inserisco lo stesso. [PI]
#2
Per la colonna sonora di Smoke, Rachel Portman ha composto un tema appositamente dedicato alle foto di Auggie. E’ in buon momento per ascoltarlo. [PI]
#3
L’abito da sera si chiama smoking perché era pensato per essere indossato nella stanza dei fumatori. Mica l’ho mai capito se, ai tempi di Unza Unza Time, l’orchestra di Emir Kusturica si rifiutasse di indossare l’abito da sera o semplicemente non fumasse. [PI]
#4
Ho scoperto Lera Lynn nella seconda stagione di True detective. È la tipa che suona cose tristi e potentissime nel bar dove Colin Farrell e Vince Vaughn si incontrano sempre. Una voce e un’atmosfera incredibili. Uno dei pezzi che canta nell’ombra di quel localaccio fa: «This is my least favorite life / the one where you fly and I don’t / a kiss holds a million deceits / and a lifetime goes up in smoke». [FP]
#5
Coffee and cigarettes, l’inno a caffeina e nicotina che Jim Jarmush ha messo insieme girando vari cortometraggi fra il 1986 e il 2003, si apre con la classica versione di Louie, Louie di Richard Berry and the Pharohas per chiudersi poi con lo stesso pezzo ma fatto da Iggy Pop. [FP]
#6
Io se penso “smoke” (non “fumo”, proprio “smoke”), chissà perché ho in testa Alack Sinner. So che dovrebbe venirmi in mente magari pensando “humo”, visto che Sinner, pur essendo uno yankee, è di genitori sudamericani, ma se penso “smoke”, non posso farci nulla, ho in testa solo lui. Nella storia Vietblues fa una veloce comparsata Gato Barbieri, sassofonista argentino, mentre suona in un locale fumoso una canzone di Atahualpa Yupanqui, il mitico cantante dai tratti marcatamente indios, anch’esso argentino, come del resto argentini sono i genitori di Alack. Il pezzo è El arriero. [FP]
#7
Se una canzone fondamentale sul fumo come Smoke gets in your eyes non è già stata messa su, ne propongo questa versione che a me scioglie il sentimento. [BB]
#8
Eppoi, quante volte ci abbiamo provato a smettere lo sa il diavolo! E lo sa Renaud, che ci ha fatto una canzone. [BB]
#9
Chiudo i miei pezzi sul fumo con il classicone su cui tutti abbiamo imparato i primi accordi. [BB]