La conquista del giallo

Paolo Interdonato | Il fumetto di Babele |

Il 14 gennaio 1863 la vita di Catherine Davis e Jesse P. Outcalt, immigrati tedeschi residenti in Ohio, è allietata dalla nascita del piccolo Richard Felton. Alimentando le speranze dei suoi genitori in un mondo migliore, il ragazzo si diploma presso la scuola di Design di Cincinnati e viene assunto dall’azienda di casseforti di Joseph Lock come illustratore di brochure e materiale promozionale. Ha venticinque anni quando inizia a lavorare per Thomas Alva Edison; realizza disegni tecnici e illustrazioni pubblicitarie per promuovere l’invenzione recentemente brevettata dall’imprenditore statunitense: la lampadina elettrica. L’inventore e talmente soddisfatto del lavoro del giovane disegnatore da chiedergli di unirsi alla delegazione che seguirà la mostra della lampadina all’Esposizione Universale di Parigi. Per l’occasione il giovane aggiungerà una vocale al proprio cognome, per assicurarsi che sia pronunciato in modo corretto: da quel momento i suoi disegni saranno firmati Richard Felton Outcault.

Il 6 maggio 1889 apre a Parigi l’Esposizione Universale. Outcault freme di fronte all’edificio più alto del mondo. Solo qualche settimana prima, il 31 marzo, è stato dichiarato concluso l’assemblaggio dei 18.038 elementi metallici e dei due milioni e mezzo di rivetti che andavano a comporre la torre di ferro voluta da Gustave Eiffel: alta 312 metri, il triplo dell’edificio di Pulitzer e della zikurrat di Babilonia, e visibile da ogni punto della città. Un monumento alla modernità che si leva dal ventre della terra per eguagliare – e illuminare – i cieli con la propria sommità.

Outcault rimane a Parigi per tutta la durata dell’Esposizione e si stabilisce nel Quartiere Latino per studiare arte. Poi torna negli Stati Uniti, sposa Mary Jane Martin, figlia di un banchiere, e si trasferisce nel Queens di New York. Per raggiungere gli uffici degli editori con cui intende collaborare, tutti collocati a Manhattan, il disegnatore deve prendere un treno e un traghetto e attraversare la città. Ha mano veloce e sguardo vorace: si perde tra i tenement per capire come vive l’altra metà. Ha vissuto tra gli artisti di Parigi e non ha paura di estrarre carta e penna per catturare quello che vede: accumula idee, visioni, frammenti di vita nelle strade affollate della città. Intercetta addirittura un bambino rasato, come tanti, per evitare i pidocchi e vestito con una camicia da notte; sta giocando in strada quando il disegnatore lo immortala con segni precisi sul suo blocco: quell’immagine, pensa, prima o poi gli sarà utile.

In marzo 1893, Richard Felton Outcault inizia a collaborare stabilmente con il settimanale umoristico “Truth”. Le sue vignette compaiono con continuità sul periodico per i due anni successivi e mettono in scena bambini di strada, colti mentre esprimono la troppa vita che quei piccoli corpi non sanno ancora gestire. I cortili dei tenement di Outcault occhieggiano a quelli disegnati dall’inglese Phil May e dall’americano Michael Angelo Woolf: sono colmi di bambine che giocano alla moda, ragazzini che si mostrano aggressivi, fumatori precoci e strani mocciosi con il cranio rasato.

Due mesi dopo l’esordio di Outcault su “Truth”, il “World” pubblica il suo primo inserto settimanale a colori interamente dedicato all’umorismo. Per i lettori è una sorpresa: quel giornale popolarissimo, che sembra stare proprio dalla loro parte e vuole trasformare quell’accozzaglia di migranti nel popolo americano, dona loro un’iniezione di comicità settimanale, completamente a colori, chiedendo l’esborso di 5 centesimi; la metà del prezzo di copertina di “Puck”, “Judge”, “Life”, “Truth” e perfino “Texas Sifting”.

Ci vogliono mesi perché dalle rotative del “World” esca un inserto con i colori messi a punto. Dopo rosso e blu, arriva anche il giallo e la quadricromia di quella stampa finalmente si completa. Perché invece la composizione dell’inserto mostri autonomia nella scelta delle immagini serve più tempo: per oltre un anno l’inserto del “World” è composto per accumulo di vignette pescate senza criteri comprensibili da tutti i settimanali. Tra le riproposte del giornale di Pulitzer ci sono anche le vignette di Outcault, ma all’inizio nessuno sembra farci caso. Eppure quei disegni, originariamente pubblicati su giornali rivolti a un pubblico esiguo, finiscono ora tra le mani del «milione di persone ogni giorno» di Joseph Pulitzer.

Da settembre 1894 il “World” pubblica vignette di Outcault specificamente realizzate per il quotidiano. Tanto nei cartoon disegnati per “Truth” e poi proposti sul “World” quanto in quelli pubblicati direttamente sul quotidiano si fa largo con sempre maggiore energia un bambino calvo che, vignetta dopo vignetta, acquisisce caratteristiche che lo rendono riconoscibile: il corpo si fa sottile; la testa sferica si stacca dalle spalle grazie all’allungarsi del collo; le orecchie e gli incisivi diventano più prominenti; il camicione perde decori e rifiniture e conquista manate di unto.

Il 5 gennaio del 1896, in una grande vignetta a colori intitolata “Golf: The Great Society Sport as Played in Hogan’s Alley”, il personaggio è perfettamente riconoscibile e compiuto: ha perfino il caratteristico camicione giallo che gli darà il nome.

È un bambino di origini irlandesi; all’anagrafe si chiama Mickey Dugan e trascorre la maggior parte del suo tempo nel vicolo di Hogan. I lettori si affezionano sempre più alla sua vita di povertà spericolata e, per amore di sintesi, iniziano a chiamarlo semplicemente the Yellow Kid. In fondo quelle vignette servono proprio a rendere più semplice la loro vita. Fa osservare Bill Blackbeard:

«Gli immigrati europei, che parlavano in inglese poco e male, erano attratti dalle illustrazioni del “World” ed erano in grado di ridere per le esaltanti malefatte di Yellow Kid rappresentate dettagliatamente. Una moltitudine di giovani operai e impiegati con lavori regolari e famiglie nuove di zecca, trovavano notizie, vignette e pubblicità dei negozi dove comprare vestiti, materiali e mobili. Il “World”, un giornale populista e democratico, estendeva il proprio bacino di lettori nelle aree più povere della città, mentre i lettori appartenenti alle classi più agiate di New York continuavano a leggerlo. Tutti attendevano con ansia le scorribande settimanali di Yellow Kid e dei suoi compagni nel vicolo di Hogan, acquistando decine di migliaia di copie del quotidiano.»

Per parlare a un pubblico così vasto, Outcault deve trasformare il suo modo di raccontare. La trasformazione avviene rapidamente ed è evidente dal confronto delle due grandi vignette realizzate per il “World” in occasione della festa del Ringraziamento del 1895 e del 1896. Entrambe si concentrano sui festeggiamenti, ma si rilevano grandi differenze nel registro della comicità e nella dinamica della pagina.

Il 7 luglio 1895 il “World” presenta “The Day After «the Glorious Fourth» Down in Hogan’s Alley”. Nel noto vicolo regna la famigerata quiete che segue la tempesta. I bambini sono feriti e contusi; l’unica bandiera che penzola molle da una finestra è strappata e bruciacchiata; gli animali sono spelacchiati e mostrano di aver partecipato attivamente alla festa. Benché il vicolo brulichi di crani rasati e camicie da notte, c’è un solo personaggio riconoscibile come Mickey Dugan: una fasciatura gli ferma il braccio al collo, veste di azzurro e ha un’espressione seria e spaventata. La violenza c’è già stata e la guerra è finita: il vicolo di Hogan è pieno di colori tenui e povertà.

Il 7 luglio 1896 il “World” pubblica il cartoon intitolato “First Grand Coaching Parade of the Season in Hogan’s Alley”. Siamo nel pieno della festa ed è in corso la parata improvvisata dai bambini del vicolo di Hogan. Volano gatti e bussolotti. I bimbi schiamazzano, simulano seriosa indifferenza, ridono di gusto o rabbrividiscono seduti su carri improvvisati trainati da cani, capre e maiali. Qualche sporadico adulto partecipa alla festa, assumendo il ruolo di vittima senza troppe preoccupazioni. Yellow Kid è su un carro, suona sorridente una trombetta e fa mostra di orecchie enormi e camicione giallissimo e sporco.

Abituato a disegnare per l’esiguo pubblico che poteva permettersi l’acquisto di “Truth”, Outcault raccontava una povertà quieta e inerme, per non turbare gli animi dei suoi lettori. Il “World” è una lettura unificante che si insinua, senza esitazione, dove vive l’altra metà. Rivolgendosi a tutti, il disegnatore non deve più edulcorare il proprio segno. La violenza gioiosa può esplodere sulla pagina. Hogan’s Alley diventa un’orchestra di scelleratezze diretta da un bambino con il camicione giallo che conquista uno spazio sempre più grande.

Note

Le note sulla vita di Outcault vengono principalmente da R. F. Outcault’s The Yellow Kid: A Centennial Celebration of the Kid Who Started the Comics, a cura di Bill Blackbeard, 1995, Kitchen Sink, Northampton (MA). Il libro contiene tutte o quasi le pagine di Yellow Kid realizzate da Outcault. Ho integrato le informazioni presenti nel lungo testo di Blackbeard con diverse fonti. Mi sembra necessario citare la voce dedicata all’autore dal portale della galleria Lambiek e due volumi curati da Alfredo Castelli per Comicon edizioni di Napoli: L’altro Yellow Kid / L’altro Little Nemo, 2010; Edward Waterman Townsend e Richard Felton Outcault, The Yellow Kid in McFadden’s Flats, 2015.

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