LATO A
#1
Per cominciare, un minuzioso elenco delle possibili maschere da indossare. [FP]
#2
«Se vuoi uomini solo sapeste!» Questa la traduzione italiana della frase che Nicole Kidman pronuncia, fumata, stanca e avvolta dall’arancione, mentre un sempre più insopportabile Tom Cruise la guarda senza parole, perso nel blu. Uno dei tanti momenti con cui Stanley Kubrick ha scolpito il nostro immaginario. L’altro, sempre da Eyes Wide Shut, è la maschera sul cuscino, contrappuntata da György Ligeti, di ritorno dal ballo. [FP]
#3
Ballo mascherato di tutt’altro tenore invece quello descritto da Fabrizio De André, Giuseppe Bentivoglio e Nicola Piovani. Come ormai sanno anche i sassi (perché i devoti di De André le conoscono tutte, ma veramente tutte, con religiosa puntualità) viene da Storia di un impiegato, il disco che il cantautore avrebbe voluto bruciare perché troppo politico, perché diceva agli altri come pensare. Ora, non so se per la sua indispensabile schiettezza o proprio perché avverso al suo creatore, rimane per me uno dei più belli. [FP]
#4
Nel 1990 mica era facile come oggi procurarsi i fumetti provenienti dagli Stati Uniti. Ti toccava acquistarli da commercianti un po’ loschi che li importavano a quintalate e poi te li facevano pagare con un cambio arbitrario che, furbescamente, avevano chiamato “cambio librario”. In quel periodo la rivista “Corto Maltese” stava polverizzando, in una serializzazione assurda, Watchmen. Quando mi sono trovato per le mani la raccolta integrale di V for Vendetta, la felicità ha anestetizzato il dolore causato dall’esborso assurdo. Era un’edizione brossurata, stampata malino su carta sottilissima, ma come ero felice. Mi sono infilato nelle avventure di questo rivoluzionario con maschera e, a un certo punto, mentre leggevo, ho trovato l’esempio lampante della follia di Alan Moore. C’è una pagina in cui, non solo V entra in scena con le note della Sinfonia n. 5 di Ludwig van Beethoven (5, cioè V), ma lo sceneggiatore di Northampton rimarca che le note di apertura, tradotte in codice Morse, sono una V: punto punto punto linea… TATATA TAAA. [PI]
#5
Capisco niente di wrestling. C’è un’epica articolatissima – come ci spiega bene l’Onorevole Beniamino Malacarne in “Squared Circle” – di cui percepisco solo la lentezza estenuante e l’esagerazione dei movimenti. Sono così vecchio che mi ricordo ancora di quando quello sport si chiamava catch e sul ring saltavano qua e là il gigantismo di André the giant, il mascellone nipponico di Antonio Inoki, le carni flaccide di Abdullah the Butcher e il corpo tonico e cosparso di unguenti di Hulk Hogan. A un certo punto, mio nipote Simone si è appassionato di un lottatore. Me ne ha parlato con insistenza. E una volta mi ha fatto vedere un incontro. Ricordo solo che era mascherato, si chiamava Rey Mysterio e saliva sul ring con questa canzone. [PI]
#6
Happy Hooligan di Frederick Burr Opper è un punto notevole nella storia dell’immaginario. Tra i primi personaggi del fumetto a usare il balloon con continuità, probabilmente il primo a diventare protagonista di pellicole cinematografiche, ha influenzato Charlie Chaplin che ha preso da lì alcune delle caratteristiche di Charlot. In Italia, è stato ribattezzato Fortunello quando è stato adattato per le pagine del “Corriere dei Piccoli”. Il grande Ettore Petrolini ne ha indossato la maschera e lo ha portato sul palcoscenico. [PI]
#7
FP: «Madonna, Petrolini!!! Paolo, sapevi dell’esistenza di questa cover?»
PI: «Madonna, no! Aggiungila! Ma è bellissima! Petroliniana in modo sconsiderato… Toccherà di ascoltare davvero Giuni Russo».
AS: «Come “Ci TOCCHERÀ ascoltare Giuni Russo?” Era un genio dell’ultramondo! Che gente…»
LATO B
#8
Il disco più importante di Graham Parker è sicuramente Squeezing out Spanks, del 1979. Ma poco meno di dieci anni dopo, finita la sbronza punk, darà alle stampe una disincantata riflessione dal titolo Mona Lisa’s sister. Per me, forse perché l’ho conosciuto proprio grazie a quell’album, resta il suo disco più bello. Nel quale c’è una traccia che fa proprio al caso nostro. [BB]
#9
David Bowie di maschere ne ha indossate tantissime! La mostra dei suoi costumi, che io mi sono persa perché ci è andato il mio accompagnatore a Milano mentre io mi facevo tatuare – e i tatuaggi non sono un po’ maschere permanenti? Pensiamo agli Yakuza – lo dimostra. Ziggy Stardust è forse la sua maschera/incarnazione che amo di più. E quindi piazzo in playlist Suffragette City. [AS]
#10
Peter Bogdanovich a me mi piace solo per quel lungo libro intervista con Orson Welles, dove gestisce benissimo la sua mediocrità lasciando tutto lo spazio che serve al gigante intervistato.
Come regista è trascurabile. Di un suo bruttissimo film, Mask del 1985, non fosse per l’interpretazione di Cher, ci resta solo la colonna sonora. Paradossalmente imposta dalla produzione. Lui voleva il Boss, gli hanno dato Bob Seger. [BB]
#11
Shock the monkey l’ho amata immediatamente, grazie alla trasmissione “Mister Fantasy” di Carlo Massarini che me la face conoscere e che fece scatenare il mio forte interesse per i video musicali. Poi la passione si sarebbe allargata con la prima stagione di “Dj Television”, così concentrata su quella che all’epoca veniva definita “British invasion” facendomi avvicinare a gruppi e cantanti con cui altrimenti non avrei mai potuto entrare in contatto… ma questa è un’altra storia. Non sapevo di conoscere già Peter Gabriel, tramite i miei costanti ascolti radiofonici, soprattutto con Solsbury Hill e San Jacinto, ma questa canzone – e questo video – si è fissata profondamente nella mia mente e memoria… e certamente l’adattamento realizzato da Lorenzo Mattotti per il numero dedicato ai video di “Alter” ha aiutato! 😊 [OM]
#12
Non ci ho mai pensato, ma chissà se il mio interesse per i film (e la musica) di Bollywood non sia in realtà nato inconsciamente da questa canzone e da questo spezzone di un film che si vede all’inizio dell’adattamento cinematografico di Ghost World. Adesso come allora, quando la sento, indosso la mia maschera e scuoto il mio “ciuffo virtuale” al ritmo sincopato di questo brano. [OM[
#13
Le tastiere di Tony Banks creano un sottofondo sonoro, mentre Peter Gabriel è immobile. È vestito di nero, il volto truccato e bianchissimo. Le occhiaie cerchiate e fosforescenti risaltano nell’oscurità, mentre lui scruta l’universo. È un alieno che osserva la Terra, deserta dopo la fine della razza umana. Peter Gabriel è già un maestro delle maschere e lo resterà negli anni a seguire. Qui, è un osservatore dei cieli. «Watcher of the skies watcher of all / This is your fate alone, this fate is your own». [FB]