Tra il 2010 e il 2011 pondero su Facebook ricevendo persino generosissimi like: «Ma perché i suoi concittadini non abbattono la Torre (che peraltro è chiaramente fuori squadra: possibile non se ne sia mai accorto nessuno? Sarà perché la visitano solo i foresti, forse) e con il ricavato ne fanno un monumento a Tuono Pettinato?»
Bologna, venerdì 4 marzo 2011, Corraini Mambo Artbookshop, presentazione de Le ragazze nello studio di Munari. Alessandro invita i partecipanti a prendere posto nelle prime file. Andrea resta in piedi, defilato in fondo, accanto all’amica con cui l’ho salutato poco prima. Alla richiesta di spiegazioni baronciana replica: «Mi sono messo vicino all’uscita. Tra poco devo andare al cinema.»
Bologna, sabato 5 marzo 2011, dediche di Garibaldi alla libreria Melbookstore. Strapuntuale in anticipo, ché c’è da correre alla Feltrinelli per un’altra accoppiata di lusso (Cattani + Paolo Nori). Mi faccio fare un paio di autografi garibaldini, uno dei due per me e mamma, e magnifico le lodi del lavativo del passato con la signora completa di bambino successiva. Saluto con un «Ciao, Andrea.» uscitomi da non so dove e lo sorprendo un po’, mi sa. Da lì in avanti, sarà solo Tuono, un nome di cui è incarnazione perfetta.
Sarzana, sabato 4 giugno 2011, Piazza Luni, I libri per strada 2011, a cura di Comic House. Percorro da un estremo all’altro la mia regione, essenzialmente per rivedere Tuono e omaggiarlo della maglietta (bianca?! proprio a lui?!) con impressa la strip in sostegno al cinema Arsenale presente sul suo blogspot (protagonista un tenerissimo, imprevedibilmente cinefilo, John James Rambo) che ho fatto realizzare in duplice esemplare. C’è un tema ricorrente tra i tanti presenti nelle sue storielle che ho letto sinora, soprattutto su “Hobby Comics” e Apocalypso, e ne sono un po’ inquietato: la morte. M’incoraggio e provo a chiedergliene ragione. Risposta: «Sono un metallaro! E poi è anche per prenderla di sorpresa.»
Lucca Comics & Games, giovedì 31 ottobre 2013, Palazzo Ducale, presentazione di Corpicino. Nel frattempo anticipato, tra le 11.00 e le 13.00, appena rientrato al B&B Ai Cipressi, fresco reduce da un frenetico assalto allo stand Grrrzetic per impossessarmi di una copia, mi abbatto sul lettone, in libertà e scioltezza mutandica, per comodità e spregiudicatezza. E accolgo così, scoperchiato dalla cintola in giù, la garbata signorina addetta al riassetto: «No, sì, scusi. Sa, se si potesse rimandare il riordino della stanza. È che devo finire di leggere il libro.» Rientrato in fiera il mio sorriso entusiasta incrocia quello barbuto di Tuono, che illumina di rimando entrambi: «Ma che LIBRO hai fatto?!», proferisco ampiamente su di giri. L’incontro sarà uno dei più divertenti mi siano mai capitati e accolgo con piacevole benché imbarazzata gioia, ancora oggi, la rivelazione di Silvana, a fine conversazione: «La Mamma di Tuono mi ha chiesto se quel signore che introduceva era un giornalista!»
Genova, sabato 14 dicembre 2013, Palazzo Ducale, Sala del Camino, presentazione superba di Corpicino. Ferruccio Giromini e il professor Alfredo Verde aprono nuovi meravigliosi squarci nel nero lucido e in quello opaco di Corpicino. Arraffo copie per regali plurimi, almeno una tripletta, prima di essere doverosamente redarguito dal Benei, e le sottopongo a un occupatissimo Tuono, non appena la fila arriva al mio turno: «Questa invece la dedichiamo a Gary Groth. Sto preparando un pacco di fumetti italiani da spedirgli.» Sorride divertito e mi dice: «Vieni a Pisa, qualche volta. Anche per turismo.»
Pisa, 28 febbraio 2014, presentazione di Corpicino al Teatro Rossi Aperto con Marco Malvaldi. Arrivo trafelato in stazione, temendo il ritardo, probabilmente percorro Corso Italia, strusciando il tempo di un caffè sul finale e sfocio in Lungarno Pacinotti, zigzago chissà dove ma soprattutto se sulla strada giusta: a occhio pare di sì, sembra zona universitaria, affronto l’ingresso del Teatro, saluto la Grrrzetic al gran completo e devo troppo comunicare al mio beniamino l’incomparabile impresa, ormai compiuta, di giungere alla meta senza nemmeno l’ausilio di una cartina (figurarsi un’app navigatrice, ché all’epoca vado ancora giù di Nokia). Vengo incalzato da un ironico benché caloroso: «Sei un eroe!» Tuono mi riaccompagna poi notturno verso il mio albergo, non prima di avermi mostrato il murales di Keith Haring, peraltro vicinissimo alla magione Pettinata, mi rivela.
Albenga, 31 gennaio 2015, Corpicino a Palazzo Scotto. Il ricordo è legato soprattutto alla cena, ci sono più di due persone compreso me stesso quindi entro in automatica modalità evaporazione silenziosa sullo sfondo della conversazione altrui, però siamo vicini e devo assolvere una richiesta ligure di commission(e). Provo a indagare sull’eventuale vendita di tavole originali e lo trovo in spiazzato imbarazzo. Forse mi dice persino che non saprebbe quale prezzo richiedere. Memorabile gag, più tardi, su imbeccata dell’altro Andrea, immaginando una deriva bossiana della LEGA degli Straordinari Gentiluomini guidata da un Gianfranco Miglio à la Charles Xavier.
Messenger, 27 ottobre 2015. Al suon mattiniero di “Albertino!”, Tuono mi ringrazia per un pieghino di libri, inviatogli per il compleanno, farcito di Here di McGuire, versione Pantheon Books, e mi chiede se sarò a Lucca, qualche giorno dopo, per bere “insieme una bibitina” alla sua mostra. Gli dico di sì e cerco conferma sulla contestuale presenza del suo collega americano Richard: «C’è anche lui, mi ha detto che sarà nello stesso stand ma in epoche sempre diverse.»
Fine Lucca 2016, ciondolo con gli amici proglobici verso il ristorante della domenica, al termine di una fiera in presenza solo fisica: la testa è sempre da un’altra parte, fagocitata dalla preoccupazione per la malattia di mio fratello. Tuono e Francesca sopraggiungono e si aggregano, imboccando la nostra stessa direzione. Andrea, incessante, s’impegna, con la solita naturalissima empatia, a distogliermi dai cattivi pensieri, provando a riaccendere la passione: «Hai visto com’è bello il nuovo “Linus”?» Ho ripensato spesso alla sua delicata gentilezza, di cui quel gesto fu esemplare conferma.
Almeno una volta, in dieci anni o poco più, mi congeda con un immancabile «Fai ammodino!»
Se, come ci insegna Francesca Riccioni in Enigma, il nostro corpo, come tutto il resto, è fatto di prodigiosi mattoncini magicamente legati assieme, ora è come se ne mancasse uno, dentro. E il vuoto che gli si è fatto attorno, opprime. Oppure lo avvertiamo più forte di prima, solidamente incastonato tra le fondamenta. Non so. Troppo presto, non l’ho ancora capito.