Giugno è sempre un mese di transizione. Da studenti concentravamo tra la fine del mese precedente e l’inizio di questo le due settimane di studio intenso che ci consentivano di superare l’anno per il rotto della cuffia. L’insieme minimo di informazioni inerenti il programma ministeriale di quell’anno veniva compresso nelle nostre testoline bacate in un tempo ridottissimo. Ricevuta la notizia degli avvenuti scrutini, tutto quel sapere incongruo e privo di fondamenta si scioglieva come neve al sole. Eravamo pronti a infilarci nel caldo ozio estivo, impermeabili agli eventuali benefici della formazione scolastica.
Hai presente il consueto scambio di banalità all’inizio di settembre? Ah.. ma l’anno inizia ora, mica a Capodanno. Beh… la cosa triste dei luoghi comuni è che a volte – per quanto scontati – sono veri. È inutile snocciolare la lista dei buoni propositi il primo gennaio. Sappiamo tutti che l’anno inizia a settembre. La cosa che invece tendiamo a dimenticare è che, non solo l’anno si conclude con le vacanze estive (che, per alcuni fortunati, coincidono con il periodo di chiusura delle aziende), ma il trimestre compreso tra giugno e agosto è il modo migliore per arrivare al traguardo. In quel periodo ci infiliamo sempre più in un’iperattività interiore che gli stolti scambiano per ozio. Il nostro rimanere seduti all’ombra – leggendo, chiacchierando, bevendo vino bianco, e mangiando melone – maschera l’immane fatica dell’anima che riusciamo ad affrontare solo grazie a un faticosissimo allenamento cui ci sottoponiamo con metodo da tutta la vita.
Il sudore non ci pesa. Sappiamo che qualcuno potrebbe avere difficoltà a capirci, ma preferiamo le città e i tavoli dei bar alle spiagge e ai sentieri montani. A contatto con simulazioni di natura iniziamo ad avere attacchi d’ansia e ritroviamo la tranquillità solo di fronte agli spazi urbani.
Giugno è stato il mese in cui la knesset ha approvato un governo di coalizione che mette fine ai dodici anni di potere di Benjamin Netanyahu. La composizione del governo fa sembrare sana l’articolazione di forze politiche che si sono smezzate i ministeri del governo Draghi. Otto partiti che abbracciano tutto l’arco costituzionale: due di sinistra, due di centro, tre di destra e uno arabo.
Il reale problema della dematerializzazione dei negozi è che, se te le vuoi anche infilare, le scarpe che hai comprato in uno spazio virtuale, qualcuno te le deve portare a casa. Pare che la logistica, in un mondo fatto di commercianti e clienti elettronici e merci vere e tangibili, rappresenti il 9% del PIL. Quando si compete sul minor prezzo, sul taglio dei costi di consegna, sul numero di ore tra il momento in cui hai pigiato il bottone “COMPRA” e il suono del citofono che annuncia «sonoilcorrierec’èunpaccoperte!», ecco, può succedere che a rimetterci siano i più deboli. Un vortice di contratti, appalti, subappalti, part time di nome che, di fatto, sono a tempo pieno, niente straordinari, cooperative più false del babbonatale del centro commerciale, lavoro in nero, persone sottopagate, orari assurdi, “guarda è l’algoritmo”… Viene voglia di mandare tutti a fare in culo. E in questo caporalato mafioso con nomi da terzo millennio, squadracce della sicurezza picchiano e sindacalisti di 37 anni muoiono sotto le ruote di un tir.
Durante l’esecuzione del piano vaccinale è montata ulteriore incertezza intorno ad Astrazeneca. Un nuovo stop alla somministrazione del vaccino di Oxford per gli italiano con meno di sessant’anni. Peccato che prima della nuova interruzione fossero già state inoculate prime dosi a oltre un milione di under 60. Adesso, mentre si registrano gli impatti sul rispetto del piano, queste persone saranno probabilmente trattate con una seconda dose eterologa (cioè di un vaccino differente, sviluppato con una tecnologia diversa). Ci piacciono i cocktail semplici: chi in redazione appartiene all’insieme dei detentori di prima dose Astrazeneca confida in una seconda dose di acqua tonica (preferibilmente Fever Tree); ghiaccio e limone li portiamo noi.
Siamo felici della nostra indifferenza al SEO (quell’insieme di regole sciocche che fanno emergere i contenuti sui motori di ricerca, permettendo loro di guadagnare un sacco di letture distratte e indifferenti). Soprattutto quando veniamo a sapere che Google ha trovato un accordo con l’antitrust francese e pagherà 220 milioni di euro per abuso di posizione dominante nel mercato della pubblicità. Ci torna in mente un aforisma di Edoardo Galeano: la pubblicità è l’anima del commercio e il commercio ha l’anima che si merita.
A noi piacerebbe che i ricchi venissero tassati più dei poveri. Lo sappiamo: quando diciamo queste cose non si capisce bene se siamo poveri o rivoluzionari. A leggere la composizione del direttivo di “Propublica”, organizzazione indipendente e non-profit, escluderemmo che si tratti di una setta di poveri e rivoluzionari, eppure qualche settimana fa questi signori hanno pubblicato un report che analizza le dichiarazioni dei redditi dei ricchi. Dice:
«Nel 2007, Jeff Bezos, che in quel momento era un multimiliardario e adesso è l’uomo più ricco del pianeta, non ha pagato una lira in tasse federali. Ed è riuscito nuovamente nell’impresa nel 2011. Nel 2018, anche Elon Musk, fondatore di Tesla e seconda persona più ricca al mondo, non ha pagato tasse federali.
Recentemente anche Michael Bloomberg è riuscito nell’impresa. L’investitore miliardario Carl Icahn ce l’ha fatta per due volte. E George Soros non ha pagato tasse federali per tre anni di fila.»
Nel corso del mese, in libreria ha fatto capolino Prima di tutto tocca nascere, il primo libro a fumetti di Sonno. Massimo Galletti, qualche tempo fa, ci aveva parlato di questa autrice con toni entusiastici. Secca ammetterlo, ma aveva ragione anche questa volta.
Edizioni BD ha lanciato 451, una nuova etichetta specificamente dedicata alla fantascienza. A metà di un mese confuso dal giusto sciopero dei lavoratori della logistica, sono arrivati sugli scaffali i primi tre titoli: Relazioni, antologia di racconti originariamente pubblicata dal MIT e curata da Sheila Williams; L’uomo immaginario di Al Ewing; e La voce del fuoco di Alan Moore. Ci sembra un progetto molto interessante.
In edicola è apparso il primo numero della testata dedicata a Batman & Catwoman, scritta da un sempre più imbolsito Tom King. Quasi avesse voluto essere uno straordinario lancio per questa serie mediocre, Justin Halpern e Patrick Schumacker, gli autori della serie d’animazione per adulti dedicata a Harley Queen, hanno rilasciato alla testata “Variety” una dichiarazione sul fatto che l’unico filtro censorio posto da DC Comics aveva riguardato l’impossibilità di Batman di praticare sesso orale a Catwoman. Pare infatti che secondo il ministero del culto del cavaliere oscuro, da un lato, «Heroes don’t do that» e, dall’altro, potrebbe essere più difficile vendere bambolotti di un supereroe (con il muso lasciato scoperto dalla maschera) che si è autorizzati a pensare chino tra le gambe di Catwoman. Una ragione in più per considerare Batman estremamente noioso.
Su QUASI, durante il mese appena trascorso, ha esordito “Spaziami”, la rubrica di Tiziana Metitieri. Siccome siamo pigri, copiamo la nota biografica che usa sul “Tascabile” Treccani:
«Tiziana Metitieri psicologa, svolge attività di neuropsicologia clinica all’Ospedale Meyer di Firenze; docente a contratto alla IUL, scrive di donne e scienza, di psicologia e informazione per Valigia Blu e Query online.»
Adesso Tiziana scrive anche di come funzionano i fumetti nelle nostre teste di lettori, su QUASI.
Abbiamo anche fatto un’intervista a Massimo Giacon, in occasione dell’uscita del sul libro più recente, Masticando Km di rumore.
Per il resto, QUASI si è composta della solita infilata di bellezza con contributi di Massimo Galletti, Lorenzo Ceccherini, alpraz, Alessandra Falca, Francesco Pelosi, Arabella Urania Strange, Francesco “Baro” Barilli, Mabel Morri, Omar Martini, Lucia Lamacchia, Ugo e Michel, Alberto Choukhadarian, Carlotta Vacchelli, l’Onorevole Beniamino Malacarne e pure noi due. E lo si può navigare in forma di indice QUI.