Ma come, chiuso per ferie? Si fanno ancora le ferie con la pandemia, il coprifuoco, la dittatura?
Sembra di sì. Il bar che non c’è ha le tende tirate e un cartello bianco e rosso appiccicato al vetro. Chiuso per ferie. Inequivocabile.
Stasera fa davvero caldo. L’aria sembra un panno di lana che avvolge il corpo e invade i polmoni. La fuga dal tuo minuscolo appartamento è stata quasi obbligata, perché quelle quattro mura di cartongesso, in questa stagione, diventano una palude. Forse fuori va meglio, hai pensato. E invece fuori va peggio.
C’è una strana frenesia nei borghi. Venendo qui hai dovuto schivare tre volte la ronda. I cani rognosi dell’oligarchia che ci governa sembrano formiche appena alzato un sasso. Stasera corrono da tutte le parti, mentre il cielo spara fotografie in continuazione. FLASH! FLASH! FLASH!, fa. I lampi del caldo illuminano a intermittenza l’orizzonte, come le torce delle guardie. E poi, ogni tanto, KA-BOOM!, il tuono. Da qualche parte, fuori città, forse piove.
Tutti conoscono tutti, in questa provincia dell’impero. C’è da stare attenti a muoversi. Bisogna farlo con discrezione, senza lasciare tracce, senza parlare mai dei progetti. Ma oggi in casa proprio non si può stare. Per strada nemmeno. E quel dannato bar che non c’è, stavolta non c’è davvero.
Fai per andartene, di nuovo verso l’incognita di sfuggire o meno alla ronda, quando qualcuno batte sul vetro e ti chiama. Il Marinaio, da dentro al bar, ti fa cenno di entrare. Ha scostato leggermente la tenda e intravedi cosa sta succedendo all’interno. Altro che chiuso per ferie. C’è una festa privata. Un matrimonio.
Dentro, il clima è più sopportabile. Fa caldo, c’è umido ma, sarà la festa, sarà la compagnia, quasi non te ne accorgi. Stasera poi, ci sono proprio tutti.
Il Marinaio ti ha accolto con un sorriso, ed è tornato a sedersi al banco, vicino a Barbacrespa. A pochi centimetri da loro, Big En dorme profondamente, con il gomito sul banco e la guancia coricata sul palmo della mano. Dietro di lui, seduto a un tavolo in penombra, c’e Testa Grossa che osserva la scena e non parla con nessuno. Sul lato alla destra del bancone, in fondo alla sala, ci sono la gattina con la sua chitarra e la cantante asiatica con i capelli viola. Suonano insieme, ma due canzoni diverse. Nella confusione però si armonizzano perfettamente e quasi non te ne accorgi. Al centro della sala infine -come hai fatto a non ricordartene- la Wilma e la Karla, appena sposate, ballano attorniate da tutte le loro amiche in stivali, cinturoni, colt e cappelli da cow boy.
È proprio una bella festa, sussurri fra te e te, mentre ti siedi a un tavolo in disparte. Sembra Natale, con gli spiriti, i vetri appannati e le danze con le fisarmoniche e i violini. E mentre lo pensi, una sensazione di déjà-vu ti pervade. La stessa, potentissima, che continua di lì a poco quando noti, accoccolati in un angolo, i due cani: uno piccolo e bianco e uno arancione, un segugio. Strano colore per un cane, stai per dire, ma una grossa nuvola di fumo ti inghiotte la faccia, mangiandoti le parole. Tossisci, la disperdi con la mano e quando riapri gli occhi, quelli neri e profondi del Mago ti stanno guardando, da dietro alla sua sigaretta.
«Mi hanno già detto tre volte di smetterla, che appesto tutto il bar», ti dice. E poi, prendendone una a pieni polmoni: «Mi accompagni fuori?»
Vorresti dire che no, hai appena messo piede qui, e poi c’è la ronda, l’afa, l’estate maledetta. Ma lui è già oltre la soglia che ti aspetta.
Fuori i lampi di calore continuano ad illuminare il cielo, FLASH! FLASH! FLASH!, fanno. E ogni tanto, KA-BOOM!, il tuono.
«Non è il tuono», ti dice il Mago, rispondendo ancora una volta ai tuoi pensieri.
«Guarda meglio».
FLASH! FLASH! FLASH!
Si, i lampi, il caldo…
KA-BOOM!
Il tuono e…
Un gigante.
Un gigante si sta avvicinando. Un essere enorme, alto più dei grattacieli, un golem vertiginoso. Ad ogni passo fa KA-BOOM. E quando sbaraglia le truppe della ronda, le loro armi sparano a vuoto nel cielo, sembrano fuochi d’artificio. Lampi. FLASH. FLASH. FLASH.
«Sta venendo proprio qui, sai?», ti dice il Mago. «Ci ha trovati. Probabilmente gliel’ha detto il suo amico con lo spadone, dov’era il nostro bar. E ora ci mangerà».
«Ma chi è?», gli chiedi.
«Uno di noi. Uno più giovane. Contemporaneo. E ci vuole mangiare».
«Ma dobbiamo dirlo agli altri!», esclami allora, in preda al panico, «dobbiamo scappare!»
Poi ti giri per aprire la porta, ma lui ti afferra il braccio.
«Lo sanno già. Cosa credi che stiano festeggiando?»
Ti guarda serio, ma non capisci.
«Finalmente è finita. Non siamo più costretti a rinverdire continuamente le stesse storie. Non hai visto come siamo vecchi e stanchi? C’è da fare un po’ di pulizia. Far spazio a chi viene».
Il Mago ti lascia il braccio e poi tira un’altra lunga boccata dalla sua Silk Cut.
«Questa stagione è finita. Piuttosto, se tu vuoi salvarti, dovresti ricordare quel che ti ho detto l’altra volta. Capire chi sei, e il tempo che abiti. Insomma… Dovresti davvero cercarti un altro bar».
Ma già non lo ascolti più. Hai capito come fare a salvare tutti. Entri di corsa nel bar che non c’è, e ti dirigi verso il bancone dove il vecchio Big En sta dormendo. Non potete svanire per sempre, pensi. Non posso. E poi, afferrate le sue larghe spalle, lo scuoti con forza.
«Sveglia, Big En! Sveglia!»
La musica si interrompe di colpo. Tutti nel bar guardano verso di te, trattenendo il respiro. Sulla porta, il Mago getta a terra la sua sigaretta ancora a metà. E Big En strabuzza gli occhi e si sveglia. Starnutendo.
CHOW!, fa.
I tuoni lontani, ora sono vicinissimi. Il gigante è sopra il bar. Tu lo guardi dai vetri e sorridi. L’hai fregato.
E la festa scompare. Scompaiono il Marinaio, Barbacrespa, la Wilma, la Karla e tutte le altre. Scompare il Mago sulla porta. Scompare Big En dietro al bancone.
Bene, pensi, chiudendo gli occhi. Bene. Alla prossima nottata in compagnia. E poi scompare anche il bar.
Ma tu, no.
Tu ci sei ancora. E una mano gigantesca ti afferra e ti solleva.
Apri gli occhi. Non hai nemmeno il tempo di capire dove hai sbagliato. Appena prima che le grosse mascelle del gigante si serrino sul tuo corpo, tranciandolo di netto, ti passa in testa quel che ha detto il Mago poco prima.
«Questa stagione è finita».
Questa stagione è finita. Che ne facciano una seconda?
Ma il pensiero ti si mozza a metà. Come tutto il resto.
Scrive fumetti e scrive di fumetti, poi scrive anche canzoni e le canta, insieme a quelle degli altri che gli piacciono. Il suo sito è www.francescopelosi.it.