Abbiamo chiesto a chi gioca a QUASI una cosa molto semplice: «Ti svegli e sai che oggi finisce il mondo. Che canzone metti su?» Le risposte non sono state però altrettanto semplici. Oltre ad alcune delle solite firme della rivista che non legge nessuno, se ne sono aggiunte altre illustri, ma soprattutto uno di noi ha sperimentato direttamente il concetto di multiverso.
Alpraz: Per me l’irrinunciabile Maya colpisce ancora dei Baustelle che canticchio quando temo le catastrofi.
Francesco “Baro” Barilli: Il mondo sta per finire? Tanto vale mettere su un’ultima volta Careful with that axe, Eugene. Ma che sia la versione live da Ummagumma! Un’esplosione di musica introdotta dall’urlo straziante di Roger Waters, e poi il nulla può assorbire il mondo, cazzo…
Arabella Urania Strange: Io metterei My velouria dei Pixies, credo. La canzone più d’amore (ma il testo è, come sempre quando si tratta dei Pixies, totalmente insensato) che abbiano scritto. Ogni volta che l’ho ascoltata, mi sono sentita innamorata a caso: di un uomo, del mondo, di una forchetta se ce l’avevo in mano. Le 5 pensate iniziali, con cambio di tono, mi fanno sempre scoppiare il cuore. E se il mondo finisse, cosa c’è di meglio che esplodere d’amore?
Boris Battaglia: Io metterei questa. Perché se si riesce a trovare il tempo di fare tutto quello che Leprest elenca nel tempo che resta per finire la bottiglia, figurati se quello che resta è un giorno intero.
Paolo Interdonato: La mia canzone dell’apocalisse ha la voce di Francesco Di Giacomo e le parole di Leo Ferrè. Di Giacomo teneva il palco benissimo: dopo l’esperienza del Banco, accompagnava i Têtes de Bois in giro per l’Italia a fare spettacoli bellissimi e poi tornava nella sua Zagarolo che, da un po’ di tempo aveva smesso di essere, nel mio immaginario, il posto di un ultimo tango francocicciesco ed era diventato il luogo di un festival di artisti di strada. Leo Ferrè, invece, era un tipo che scriveva (e cantava) le più belle canzoni anarchiche e le più belle canzoni d’amore. Anche io mi innamoro dello stile, del tuo stile, e, se arriva l’apocalisse, la fine, voglio pensare solo a quello. (Se pensi che stia facendo una battuta triviale, vuol dire che non hai ascoltato questa canzone e ti sei perso in un fremito tardo adolescenziale sentendo la parola “culo”: riascoltala, e ancora, e ancora, fino a quando non ti sarà entrata dentro.)
Francesco Pelosi: Per me, Long as I can see the light dei Creedence Clearwater Revival, la più grande band di tutti i tempi. Anche di quelli destinati a finire. Se tutto crolla, brucia, ghiaccia, affonda o esplode, che lo faccia sull’attacco di tastiera all’inizio del pezzo o mentre John Fogerty urla a squarciagola sul finale. E poi, “niente più”.
Lorenzo Ceccherini: E niente, erano gli anni Novanta quasi traboccati negli Zero, e questi svitati finlandesi con quattro violoncelli che facevano i Metallica mi erano piaciuti di brutto. Alla fine me li hanno pure presentati, questi quattro iperbiondi in maìne di rete nera e rossetti sparatissimi, a un festival in Germania dove suonavo, sul palco secondario, a un festival dove si era finiti in ragione di un certo contest. Uno dei vari percorsi senza sbocco su cui mi sono trovato, vabbe’. Oggi potrebbe andare benissimo come colonna sonora di un ultimo giorno del mondo, perché no?
Lorenzo Ceccherini TERRA 616: Su Youtube non c’è un video, non so perché, forse il “Saturday Night Live” gli fa la guerra, comunque Don’t Fear the Reaper per me coincide con «More cowbell!» e per quanto è stupida la storia umana potrebbe andare bene come colonna sonora della sua conclusione. Not with a bang but with a whimper cowbell.
Lorenzo Ceccherini TERRA 2099: In salsa Apocalypse Now, Cuore di Tenebra reloaded. Un filo conduttore sulla follia bellicosa della civilizzazione occidentale (e Conrad aveva guardato in una tenebra probabilmente originariamente già profondissima…). F.F. Coppola butta dentro una serie di scelte fatte bene. Ci metto anche questa – capirei se voleste far girare il disco alla fine dei giorni.
Lorenzo Ceccherini TERRA 1999999: Facile dire che devi pensare a divertirti, che non la devi prendere troppo sul serio, eccetera eccetera. Di solito te lo dicono quelli che non fanno altro che lagnarsi del lavoro, del coniuge, dei figli, del tempo, del traffico ma i loro giorni continuano, presumibilmente molto simili a quello precedente. Qui, invece, c’è un crocifisso che esce di scena fischiettando portando a un livello ulteriore quello stato mentale e emotivo che già Il Dottor Stranamore aveva raggiunto nel suo finale a base di esplosioni di bombe a idrogeno con We’ll Meet Again di Vera Lynn.
Lorenzo Ceccherini TERRA X: Prima che Burwell diventasse orrendamente ricco (credo) per la colonna sonora di Twilight (e non ho visto il film né ascoltato la musica), cala l’asso di picche della colonna sonora di Fargo. Va benissimo per finire l’esistenza, porta struttura e lirismo in una impostazione epica a base di cadenze un po’ barocche e sapori western. Tutto va storto, tutto finisce anche se poi si perpetua in forme leggermente diverse. Forse finire non è così terribile, distingue dall’inesorabilità dei ritmi naturali.
Lorenzo Ceccherini TERRA OBSCURA: Come dice il dottor Gonzo a Raoul Duke, nel tentativo di andarsene da questa valle di lacrime grazie a una radio lanciata nella vasca da bagno: «Voglio un suono ascendente».
Un alcolista con problemi di scrittura: L’ultimo giorno del mondo ascolterei e riascolterei questo pezzo, in questa esatta versione. Anche se non l’avessi scritta io e anche se non fossi già morto.
Ina regnante ultranovantenne: In fondo mi é sempre piaciuta questa canzone. Sia chiaro: una fine del mondo non decisa da noi è oggettivamente impossibile, ma procedendo per paradossi, visto che non ho mai compreso l’abitudine umana dell’ascoltare musica, metterei su questa.
Il sommo sacerdote di una setta piuttosto diffusa: Sono un grande appassionato di fantascienza. Sul comodino ho da tantissimi anni uno dei capolavori del genere, ma è un tomazzo tale che non l’ho mai finito. Comunque, Sir Oliver Skardy é certamente uno dei maestri di questa letteratura e se finisce il mondo, metto su una sua hit.
Un trapper italiano famoso qualche tempo fa: Mmmm ah ah ah. Alfa alfa alfa beto, a u e i o u ah. Ah ah ah. Mm mm mm. Gu.
Un uomo atomico semidivino dalla pelle blu: Il vostro concetto di fine e di inizio non ha per me alcun significato.
Un capitano polacco del long range desert group: Vorrei ascoltare ancora una volta Time on my hand, nell’esecuzione dell’Hot Club de France. Ma di certo, non per nostalgia.
Un gentiluomo di fortuna: Ormai ho capito che il tempo per me non finirà mai. Ma nel caso lo facesse, ascolterei un tango di Gardel, come nel patio della Parda Flores nel 1908. Anche se forse qualche data non torna…
Una ragazzina pallida conciata come una dark anni Novanta: Quando verrò per tutto quel che esiste in questo mondo, probabilmente non ci sarà tempo per metter su un’ultima canzone. Ma se ci fosse, vorrei questa.