In casa sotto il ventilatore aspetto la pioggia.
Ho il cervello con la consistenza di un budino molliccio e surriscaldato.
Il cielo è già cambiato pesa grigio come una tenda sopra le nostre teste di animali rincoglioniti dal calore.
Ogni segno di vento sembra un sospiro di sollievo ma il temporale non arriva si sente solo nei nostri corpi di rettili paralizzati.
Ho voglia di pioggia come si ha voglia di bere.
Quando gli alberi si piegheranno e la pioggià sferzerà il mio terrazzo griderò di gioia e di paura.
Negli ultimi due anni i temporali hanno spezzato e abbattuto alcuni dei miei alberi preferiti.
Non temo per il tiglio colossale che quasi invade la mia casa coi suoi rami verdi e le foglie trasparenti di vetrata gotica.
Ho paura per il pino sottile che chiamo il diavoletto arboreo.
La sera la disposizione dei rami appiattita mostra chiaramente un corpo che allarga le braccia due piccole corna e una faccia che ride.
Per anni è stato protetto da altri grandi alberi che sono stati strappati alle radici dalle tempeste.
Ora è solo e la sua elasticità sembra donargli la capacità di resistere a ogni vento.
Speriamo.
Perché il vento con le sue piccole ondate è più frequente e sta cambiando consistenza.
Odora di montagne e laghi odora di violenza e impazienza.
Ascolto i Ramones e mi sento piano piano più elettrica e vorrei trasformarmi da terra pesante in aria fredda.
Il cervello lentamente emerge dal letargo insopportabile delle ultime dieci ore in cui non dormivo e non ero sveglia ed ero nauseata dalla temperatura come ci si nausea di una animale morto tra i cespugli.
Ora aspetto e ho un po’ paura e un po’ desiderio come prima di fare l’amore con qualcuno che non conosci bene.
Perché non c’è un temporale ma ce ne sono tanti ognuno con un carattere e una determinazione differenti.
Alcuni ti vogliono bene e ti dissetano altri sono odiosi e sembrano voler fare una pulizia iraconda di ogni cosa.
Non so come sarà quello in arrivo ma si respira finalmente si respira anche se il cielo si abbassa sempre di più e persino le cicale friniscono sottovoce.
I don’t wanna grow up cantano i Ramones e forse il temporale per me è un cambio di pelle come se fossi un serpente mi fanno sentire di un’età indefinita.
Anche un po’ bambina quando i tuoni sono forti.
Ma elettrica in vibrazione come un diapason.
Vieni pioggia vieni vento è come se lo dicessi a un amante vieni, vieni.
Strappa questo cielo pesante come mi strapperesti i vestiti.
Vieni, vieni.
Vive in un condominio affollato e rumoroso. Le sue coinquiline e i suoi coinquilini hanno fatto di tutto nella vita: bibliotecarie, animatrici culturali, speaker alla radio, cantanti, mogli, mariti, amanti, complici… Ora ascolta tutte e tutti e sembra abbia visto, letto e goduto di ogni cosa. Me lei sa che quell’obiettivo non è stato ancora raggiunto e che si trova alla deriva in un punto indeterminato del processo.