Un Me Too in piccolo ma ugualmente doloroso: So Many Of Us – Parlano le vittime di Warren Ellis

Stefano Tevini | Due calci al balloon |

Se stai leggendo queste pagine, Warren Ellis non dovrebbe aver bisogno di presentazioni. Se non sai chi è, al netto dell’argomento che stiamo per trattare, non posso esimermi dal consigliarti qualche titolo: Transmetropolitan, The Authority, Black Summer e Injection sono solo alcuni dei lavori che hanno reso lo sceneggiatore inglese una vera e propria superstar del fumetto contemporaneo, uno che se la gioca nello stesso campionato di personaggi come il divino Grant Morrison. Warren Ellis è un artista, ma è al tempo stesso un essere umano. E, come tutti gli esseri umani, combina cazzate. Grosse. Enormi. Tremendamente serie. Nella fattispecie, la denuncia arriva da somanyofus.com, un sito che raccoglie decine di testimonianze di donne e di persone non binarie che avrebbero subito da Ellis una lunga serie di manipolazioni mentali ed emotive con lo scopo di ottenere scambi per lo più di natura sessuale. Non si parla, pare, di stupro o di violenza fisica, ma di uno sfruttamento sistematico da parte di Warren Ellis del suo ascendente e del suo starpower che gli avrebbero fruttato sexting, foto e sesso sia soft the completo.

E qui scatta un inciso importante per parare il colpo di certi ragionamenti che, chi scrive, ha sentito fare già in occasione del Me Too che ha travolto Harvey Weinstein. Certo, magari sono andate a letto con lui per ottenere qualcosa, altro che abusi, e adesso che qualcuno ha scoperchiato la fogna fan tutte le vittime. Ora, poniamo che questo pensiero sia anche parzialmente vero. Soprattutto nel caso di Weinstein, che potente lo era sul serio. Poniamo che qualcun* si sia presentat* di sua sponte con le mutande in mano pensando al proprio tornaconto. Impossibile? Certo che no, ma chi scrive ritiene improbabile che tutt* sistematicamente stiano facendo questo giochino in maniera tra l’altro coordinata. Bene, quindi il fatto che solo una parte di chi denuncia dica la verità e sia una vittima a tutti gli effetti rende meno grave la situazione? Certo che no. Se il fatto è stato compiuto, anche solo per parte delle persone, è gravissimo. Nella fattispecie di Ellis, somanyofus.com (che, ricordiamolo, raccoglie testimonianze che vanno dal 1999 al 2020) ha tutto l’aspetto di un’operazione seria, realizzata con grande tatto e senza la voglia di parlare alla pancia per suscitare cheap heat. Chi ha messo in piedi il sito parla di giustizia trasformativa, di cambiare le persone in meglio, non di vendetta, non di punizione. Parla di scardinare un sistema di potere de facto, una gerarchia non ufficiale che porta persone di potere come Ellis (o Weinstein, pietra di paragone obbligata per casi come questo), e lo fa con testimonianze, screenshot (per quel che vale), tanta informazione sull’argomento e supporto nei confronti di chi ne ha bisogno. Mi accollo tutta la responsabilità di star prendendo un eventuale granchio, ma somanyofus.com non mi sembra un’operazione intenzionata a farsi grande a forza di testimonianze a cazzo di cane. Mi sembra estremamente, dolorosamente, credibile.

Dolorosamente, perché io amo i fumetti di Warren Ellis. Li trovo intelligenti, pieni di idee intelligenti, tanto avanti. Sapere che ha manipolato persone che per un motivo o per l’altro erano più deboli di lui, che le ha tradite e che le ha danneggiate mi fa male. Un po’ come quanto all’università ho digerito il fatto che Heidegger era iscritto al partito nazista. Questo nulla gli toglie come filosofo. A livello umano tuttavia il discorso è diverso. E lo è pure qui. Warren Ellis si è comportato in maniera ributtante, e questo non si nega, non si giustifica, non  si attenua. Si tratta di un grande artista che non di meno s’è comportato da stronzo. Fa male, ma questo non deve portare nessuno dei suoi fan a giustificarlo. Soffrite in silenzio, cazzo. O esternatela, la vostra sofferenza, ma non raccontatevi stronzate per cortesia. Tanto più che Ellis lo ha ammesso, di essersi comportato male. Certo, ha cercato di minimizzare, afferma di non averlo fatto consciamente, fa un po’ lo scemo per non pagare pegno ma non di meno ha ammesso. E, dopo un’iniziale riluttanza, si è avvicinato a somanyofus.com per dialogare. E pare abbia iniziato un percorso terapeutico. Messa così, la vicenda potrebbe quasi sembrare in odore di lieto fine ma, ammesso e non concesso che Warren Ellis il percorso lo faccia davvero, che le sue scuse siano sincere e che faccia ammenda con le azioni oltre che con le parole, le ferite restano. Le vite che ha segnato restano. E resta il sistema, a prescindere dalla sua persona. Restano i ricatti non taciuti, resta quest’uso ributtante del potere incancrenito nella mentalità di chi può. Resta che il mondo, spesso, fa schifo. E quando è uno dei tuoi autori preferiti a mostrartelo, fa un male boia.

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