T. S. Eliot dice che aprile è il più crudele dei mesi. Gli attribuisce questa infausta caratteristica in virtù del giungere della primavera e del fiorire dei lillà. L’evento stagionale rende evidente la prigionia di questa Terra desolata in un perenne e arido ciclo di vita-morte. Insomma, Eliot è un allegrone. Dopo la tristezza delle foglie secche autunnali e la rigidità del ghiaccio invernale, il poeta viene paralizzato dalla disperazione quando finalmente potrebbe smettere di sentire la lana che gli punzecchiava la pelle.
Poche ciance. Il mese più crudele è ottobre: il lavoro schifo, dopo i giorni inebetiti di settembre, diventa una consapevolezza ineluttabile; i corpi iniziano a coprirsi sempre più producendo l’inaccettabile sparizione delle carni, sotto strati e strati di abbigliamento; e pure la vendemmia – che è uno degli eventi che ci fanno amare la vita – arriva alla fine.
Certo, abbiamo mangiato le caldarroste e iniziato a godere delle ritualità in cucina (quanto ci piacciono i cibi che cuociono lentamente e riempiono l’ambiente di effluvi densi). Ma sappiamo che adesso dovremo rinunciare alle cene in giardino, alle camminate notturne, all’ultimo bicchiere all’aperto prima di salutarci.
Ottobre è il più crudele dei mesi.
Il paese in cui viviamo, per come ci è stato raccontato dall’informazione, è stato polarizzato da due temi, branditi manco fossero gli hashtag di tendenza: da un lato il green pass e dall’altro i fascisti. Le notizie, che avrebbero dovuto rimanere nettamente separate, si sono intrecciate al punto da rendere la protesta contro uno strumento di controllo (che avremmo reputato più che lecita) un pastrugno fangoso nel quale una formazione politica schifosa si è, di fatto, impossessata delle piazze. Ci tocca scrivere «una formazione politica schifosa» – e fare affidamento sulla tua consapevolezza – perché nominandola e qualificandola rischieremmo denunce: quella robaccia mefitica è – e resterà – legale in questo paese.
Nel corso del mese si è consumata la roulette russa (in molti casi in due turni) delle elezioni comunali. I giornali dicono abbia vinto (quasi) ovunque una compagine che si definisce di “centrosinistra”. Abbiamo avuto la sensazione che nel tamburo della pistola che, come De Niro ne Il cacciatore, ci siamo puntati alla tempia non ci fossero nicchie vuote.
Ma siamo stati anche felici.
Sono usciti fumetti che aspettavamo da un po’, alcuni da un bel po’: Mostri di Barry Windsor-Smith, Showa di Shigeru Mizuki, Come diventare superforti di Alison Bechdel, Periferica di Lorenzo Mattotti, Bob 84 di Vincenzo Filosa e Paolo Bacilieri e perfino Una risata vi resusciterà,un nuovo episodio del ciclo “Dylan Dog: Il pianeta dei morti”, di Alessandro Bilotta.
In un momento in cui la musica la si ascolta in abbonamento e usando app, continuiamo a guardare con interesse le uscite di quei supporti che la gran parte degli umani non saprebbe dove infilare. Ci piacciono i dischi allineati sulle mensole e durante questo mese ne sono usciti alcuni degni di interesse: è improbabile che noi si riesca a evitare l’ascolto di Flop di Salmo, ma intanto abbiamo goduto delle installazioni pubblicitarie – in stile “crime scene investigation” – nelle grandi stazioni; aspettiamo The Atlas Underground Fire, secondo lavoro da solista (e prosecuzione del precedente, anche nel titolo), di Tom Morello; ascolteremo con la commozione degli anziani la riedizione in due CD di New Adventures In Hi-Fi dei R.E.M., in occasione del compimento del quarto di secolo (come dici? Anche tu lo hai comprato quando è uscito? Ti diamo una notizia triste: vecchiaia ci ha colti a te, a noi e pure a Micheal Stipe).
Ci piacciono gli sport di combattimento. Su QUASI dedichiamo spazio al wrestling e alla boxe, ma ci piacerebbe parlare anche di kick boxing, muay thai e MMA (Mixed Martial Arts). Alessandro Dal Lago, in uno dei saggi critici sulla cultura contemporanea raccolti nel recente Insofferenze, ci bacchetta dicendoci che « tra gli intellettuali la passione per il combattimento corpo a corpo – con tutto quello che comporta: fatica, rischio di lesioni, sopportazione del dolore e ovviamente esibizione di machismo – sembra oggi dilagante nella realtà e nella fiction letteraria». In ogni caso, in questo ottobre, durante il quale Conor McGregor è assurto alle cronache per aver pestato, senza motivo, Francesco Facchinetti e chi segue UFC, la federazione più importante di MMA, non fa altro che parlare dell’inglese Paddy Pimblett, abbiamo continuato ad amare l’eleganza di Sean “Sugar” O’Malley, di Israel “The Last Stylebender” Adesanya e di Michael “Venom” Page.
Anche su queste pagine si è mossa tanta bellezza. Hanno fatto QUASI con noi: Titti Demi, Alessandra Falca, Arabella Urania Strange, Francesco Baro Barilli, Mabel Morri, Francesco Pelosi, Stefano Tevini, Rosso Foxe, l’onorevole Beniamino Malacarne, Lorenzo Ceccherini, Alpraz, Paolo Castaldi, Omar Martini, Lucia Lamacchia, Ugo e Michel, Federico Beghin e Tiziana Metitieri.
Lo sai, ci piace rimarcare le novità, quei piccoli spostamenti del cuore che modificano sempre un po’ il palinsesto di questa rivista che non legge nessuno, rendendola mossa oltre che bellissima. Alla fine di ottobre: abbiamo verificato il consolidarsi della posizione di Stefano Tevini, il polemista con cui non vuoi avere davvero a che fare (te lo garantiamo: lo abbiam visto menare le mani sul ring nei panni dell’Onorevole Malacarne); abbiamo goduto dell’esordio di Rosso Foxe e Titti Demi nella nuovissima rubrica Quasiamore; abbiamo accolto con gioia la prima recensione di Federico Beghin e ci aspettiamo che continui a parlarci delle sue letture e di anima.
Tra qualche giorno ti faremo una sorpresa di carta e ti diamo appuntamento a domani per iniziare un nuovo mese.
SPOILER: Ci saranno strappi!