Dev’essere per forza così, altrimenti non si spiega. Kevin Smith era strafatto, quando ha scritto Masters of the Universe: Revelation. Non saprei dire di quale sostanza, magari s’è soltanto fatto il bagno nella Monster, ma sta di fatto che il risultato è questo atto d’amore dinamico, in perenne accelerazione, scritto da uno che gli abitanti di Eternia li ha amati e voleva dare un suo contributo che non fosse il solito mausoleo di ceramica in cui l’autore porta un rispettoso tributo senza toccare nulla né aggiungere nulla come se i suoi sogni d’infanzia fossero fatti di cristallo. Kevin Smith no. Nelle avventure di He-Man e soci mette le mani fino al gomito, fa certamente un botto di fan service ma regala anche un seguito alla storia, la porta avanti facendola uscire dai suoi binari tradizionali prendendosi anche dei rischi, e magari sbagliando qualcosina qua e là, ma dimostrando di tenere le palle rivestite di cuoio. Osa, e infatti fa incazzare i fan di vecchia data che in più di un’occasione commentano vomitando acidi gastrici come solo il più arcigno dei gatekeeper sa fare. L’hanno definito una fan fiction. E ‘sticazzi? Chi lo decide se il sequel è approvato oppure no? Si può dibattere sull’eventuale ufficialità della serie, ma è una questione per lo più giuridica che al limite chi di dovere avrà messo a posto in sede giudiziaria, ma a parte questo se una fan fiction spacca che problema c’è?
A ogni modo, Kevin Smith delle pippette che le frange estremiste del fandom più taliban si fanno con somma foga nella propria cameretta se ne sbatte le palle cuoiate di cui sopra, e rivoluziona quel che ha da rivoluzionare per costruire una narrazione che a suo avviso, ma anche a mio avviso, funziona e spinge davvero a manetta. Il riassetto radicale parte proprio dalla rottura di un equilibrio su cui si basava la serie originale Filmation, un cartone a tratti scemotto ma meravigliosamente psichedelico: il ripetersi sempre uguale, o quasi, di un modello statico di episodio a sviluppo verticale con tanto di sfondamento della quarta parete per fare la morale ai ragazzini sul finale. Bene, a un certo punto succede qualcosa di grosso e boom, scompare He-Man, scompare Skeletor e un metaforico tornado spariglia le carte in quel di Eternia. Anni dopo, e qui finisce l’antefatto per lasciare spazio alla serie vera e propria, abbiamo un viaggio dell’eroe con una riluttante Teela che parte per una quest che porterà alla concatenazione di eventi che condurrà la serie in una direzione che non vi svelo perché se no cosa ve la guardate a fare, la serie? Già questa scelta di rendere Teela il personaggio principale ha mandato ai matti i gatekeepers, tra cui alcuni particolarmente beceri che non hanno amato una versione del personaggio che, a loro dire, ha un sentore troppo LGBT. Perché forse non lo sapete, ma siamo ancora nel 1983 e il mondo non è cambiato, no?
Ma, di nuovo, Kevin Smith se ne sbatte e attorno alla figlia di Man-At-Arms costruisce un arco narrativo solido intorno al quale gira un vortice di fantasia, e perché no una certa dose di fan service, che si prende tante belle libertà con i personaggi della serie classica rimaneggiandoli in maniera a volte radicale ma sempre interessante, il tutto con un ritmo al cardiopalma e una mitragliata di citazioni: da Hulk (in uno dei momenti showstealer della serie) a Dragon Ball passando per tutta una serie di tributi a quel periodo d’oro della cultura pop per ragazzini di cui l’universo narrativo di He-Man fa parte, rispettosi inchini e ammiccamenti che non scadono mai nella scopiazzatura ma, al contrario, vanno ad arricchire di profondità una narrazione ricca e articolata, piena di colpi di scena e cambi di fronte con certi momenti epici che c’è mancato poco che lanciassi il portatile in aria non fosse altro che poi avrei avuto qualche problemino a finire di vedermi ‘sta serie bomba in cui tutto è sparato a cento all’ora senza mai un momento morto. Masters of the Universe: Revelation è una storia che non può prescindere dalla sua serie originale ma al tempo stesso la fa crescere, proprio come noi siamo cresciuti con le avventure dei paladini di Eternia ma adesso siamo diventati grandi e per questo vogliamo qualcosa di più, siamo riconoscenti a He-Man e ai suoi amici per tutte le emozioni che ci hanno dato ma non siamo più i bambini di una volta. Non del tutto, ma forse un pochino sì. Come Kevin Smith, che ha ricevuto in dono un giocattolo bellissimo e non ha fatto l’errore di tenerlo nella confezione.
Stefano Tevini e l’Onorevole Beniamino Malacarne sono un reboot del classico Dottor Jekyll e Mister Hyde ma, invece di seguire il trend contemporaneo dell’inclusività, deviano dal canone nel fatto di essere ambedue dei fetenti. Nati entrambi nel 1981, uno è una specie di scrittore (romanzi, fumetti, articoli, quella roba lì), l’altro è un lottatore di wrestling. Tevini ti parlerà di fumetti, fantastico e simili, Malacarne di Wrestling (oltre a occuparsi della gestione operativa dei reclami e soprattutto di chi li esprime).