La memoria del dentato

Tiziana Metitieri | Spaziami |

Se pensiamo a quanti eventi collezioniamo durante le nostre vite non possiamo non meravigliarci della capacità che abbiamo di ricordarli vividamente in notevole quantità, anche quando sono tra loro molto simili. La nostra memoria episodica è così dettagliata che ci permette di distinguere tra i diversi ricordi che abbiamo registrato in una stessa giornata o in uno stesso posto o facendo una stessa azione più volte in momenti diversi.
La costruzione delle nostre memorie avviene nell’ippocampo, una struttura che per la sua forma ricorda il cavalluccio marino, così denominata nel 1564 dal medico e anatomista bolognese noto come Aranzio (Giulio Aranzio, 1530-1589). Ci vorranno ancora circa quattro secoli per arrivare alla scoperta del ruolo determinante che l’ippocampo ha per la nostra memoria.
L’ippocampo si trova nella regione mediale, quella più interna, del lobo temporale (citato anche in La leggenda di Pat Martino) del nostro cervello e in ciascuno dei due emisferi.
Dell’ippocampo fa parte la piccola striscia di sostanza grigia del giro dentato con i suoi tre strati: molecolare, granulare e polimorfo. Si tratta in una delle poche aree cerebrali nelle quali continuano a generarsi nuove cellule nervose anche in età adulta nella maggior parte delle specie.

Il giro dentato è la struttura dell’ippocampo che ha la maturazione più prolungata nella fase successiva alla nascita e continua a svilupparsi in armonia con gli altri circuiti ippocampali. L’emergere della memoria episodica, difatti, deve attendere almeno i tre anni di età per iniziare a collezionare le storie vissute fin dalla prima infanzia, mentre la memoria dichiarativa, formata dalle conoscenze che accumuliamo e per la quale non è coinvolto il giro dentato, si forma già nel primo anno di vita.

Affinché la memoria episodica si costruisca come l’architettura di una serie di vignette e non come guazzabuglio è necessario che un episodio vissuto sia codificato dal nostro cervello in modo separato da un altro episodio simile e così per ogni evento, storia, incontro più o meno memorabile della nostra vita. Naturalmente, i dettagli possono essere ricordati a patto che siano stati percepiti.
I sistemi di percezione e di memoria del cervello umano sono complessi e spesso lavorano in modalità integrata. Nel momento in cui le informazioni percettive vengono ricevute dalla corteccia entorinale, che possiamo considerare come la stazione di scambio dell’ippocampo, sono già elaborate, segmentate e associate a rappresentazioni neurali uniche. Ma ancora non basta per creare un ricordo episodico unico.
Per creare il ricordo di un particolare evento distinto da quello dell’anno precedente, o del giorno precedente, o di mezz’ora prima, l’informazione arriva dalla corteccia entorinale al giro dentato che, discriminandole tra loro, aggiunge precisione alle tracce che si andranno a formare. Può anche darsi che talvolta questo processo non funzioni e che confondiamo alcuni episodi quando poi li ricordiamo. Le sovrapposizioni sporadiche fanno parte della percentuale di errore che possiamo concedere a giri dentati ben funzionante. Tuttavia, sono descritti rari casi di lesione dell’ippocampo limitata al giro dentato in cui la discriminazione tra ricordi risulta compromessa.

In particolare, uno studio ha coinvolto BL un uomo di 54 anni che, a seguito di un incidente da elettricità con arresto cardiaco, aveva subito una lesione cerebrale ipossico-ischemica limitata ai giri dentati e a una porzione della regione CA3 di entrambi gli ippocampi. I giri dentati, analizzati con una risonanza magnetica ad alta risoluzione, risultavano ridotti del 50% rispetto ai soggetti di controllo di pari età, mentre altre regioni come la corteccia entorinale non risultavano coinvolte.

Attraverso una serie di prove sperimentali e controprove apposite, il gruppo di ricercatori e ricercatrici ha osservato una difficoltà selettiva nella discriminazione da parte di BL. L’insieme dei risultati ha dimostrato che i dettagli sugli eventi passati risultano conservati ma sono rappresentati in modo più grossolano, così che quando BL si trova di fronte a un frammento di uno stimolo visivo, è più probabile che lo confonda con un elemento già sperimentato piuttosto che riconoscerlo come nuovo e degno della propria unica elaborazione episodica.
Osservarne la compromissione permette di comprendere meglio la preziosa funzione del giro dentato, che è quella di assegnare codici neurali separati e unici a quei ricordi di una vita aventi contenuti spaziali e temporali.

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