Alba tricheca

Rosso Foxe | Quasiamore |

Abbiamo puntato la sveglia prestissimo. È un lunedì. Con tutti i buoni propositi che si porta appresso.
Da giorni tira un’aria freddissima e, in qualche modo, anche noi siamo vittime di un’invasione. Arriva da lì questo freddo gelido. Ci vergognano anche solo a farlo questo pensiero, sentendoci in colpa per i nostri piccoli calcoli, su come la brutta aria che tira ci sconvolgerà qualche piano, qualche gita…

Senza nemmeno passare dal bagno andiamo ad abbracciare la moka per quattro, La nostra solitudine non basta a farci rinunciare a questa brodaglia nera e bollente che vediamo come il nostro psicofarmaco di riferimento. Come se trangugiando caffè potessimo anestetizzare il freddo e l’apatia.

Nei paesi nordici ci sono tanti casi di suicidi. Chissà perché?
Il freddo, le poche ore di luce. Abbiamo iniziato a leggere un autore finlandese. Racconta la storia di una trentina di aspiranti suicidi che non trovano il posto adatto per loro lieto finale. Allora affittano un pullman superaccessoriato e se ne vanno in giro per tutta la Finlandia a cercarlo. Nel frattempo scatta la vita. Quindi non è il freddo, né le quattro ore di luce, ma la solitudine dei numeri primi.

I numeri primi non sono divisibili per nessun altro. Ci gingilliamo con questa memoria scolastica, mai usata, nuova, ancora sigillata nella confezione e con l’etichetta del prezzo. E intanto ci vestiamo. Poi, figurati noi, siamo un numero primo plurale. Occazzo! Da quanto tempo non alzavamo la faccia dal lavandino allo specchio? Una settimana? Un mese? Il tempo tra un gin tonic e l’altro?
Abbiamo il viso gonfio di sonno. Ci alitiamo nelle mani un misto di caffè e fogna. Ci ricordiamo di avere un corpo, un corpo da tricheco! Ridiamo e scopriamo le zanne. Stanotte abbiamo sognato che ci cascava un dente. Il dottor Wood, il prossimo mercoledì, ci chiederà sicuramente a cosa ci fa pensare. Non stiamo forse affilando abbastanza le zanne?

I disegni sono di Titti Demi

I denti saranno pieni di simboli. Non è con quelli che strappiamo la carne dall’osso, quando non abbiamo ospiti?

Vacilliamo.
Ieri sera siamo andati a letto carponi.
Il taxista ci ha accompagnato alla soglia di casa, conciati come stracci usati. Forse ci ha infilato anche le chiavi nella toppa.
Abbiamo una nuvola vuota nella testa.

I denti sembrano a posto. Lo specchio si appanna a due millimetri dalla bocca spalancata. Abbiamo un brufolo in putrefazione sotto il labbro inferiore. Ci viene in mente il brufolo di Andrea Pazienza e, peggio ancora, il brufolo di Simone De Beauvoir. Schiacciamo lo stesso e… wow! Siamo salvi. Lo schizzo biancastro sullo specchio non contiene un dente.

È lunedì, un lunedì di tristezza e mala onda, ma abbiamo tutta la dentiera al suo posto.

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(Quasi)