Ero molto scettico su questo libro.
Mi capita, a volte, che alcune case editrici con cui collaboro mi girino le proposte che ricevono dagli agenti stranieri, per avere un’opinione o anche solo perché chi le riceve sa che un titolo può interessarmi. Ed è stato proprio così che ho ricevuto la biografia a fumetti di Jack Kirby realizzata da Tom Scioli in inglese: racconto la mia passione per il Re ogni volta che posso.
Ecco. Non riesco a dire la mia delusione quando, curioso e appassionato, ho scaricato e aperto quel file.
Questo muro di vignette, ordinatamente disposte in una gabbia regolare di sei vignette per pagina, mi è sembrato, a una prima occhiata, una scelta artistica “anti-kirby” in senso profondo. Jack Kirby è quello della spettacolarità, della pagina al servizio della narrazione, cosa ci azzecca questa struttura così standard? Poi una biografia… raccontata in prima persona? Andiamo!
Ho messo da parte il file pdf, non l’ho più aperto.
È passato almeno un anno, e oggi tutti possiamo leggere Jack Kirby: La vera storia del Re dei comics di Tom Scioli in italiano, in libreria per Rizzoli Lizard.
Ti ho già detto che ho una passione incontrollabile nei confronti delle opere di Jack Kirby? Non ho potuto fare a meno di comprarlo. E appena comprato, a sfregio della pila pericolante di libri ancora da leggere, Kirby è passato davanti a tutti e tutto e, in due sedute, ho letto il libro. E sai una cosa? Mi è piaciuto.
Non lo so se lo definirei un buon fumetto. Ma, leggendolo, quello di cui mi sono convinto è che è un’ottima biografia di Jack Kirby. Tom Scioli decide di scomparire nel racconto, e affidarsi direttamente alla voce di Kirby e dei tantissimi comprimari, rifacendosi a materiale di repertorio. Non mi sembra ci siano grosse novità nella narrazione della vita di Kirby, ma certo che vedere tutto snocciolato in ordine cronologico aiuta ancora meglio a comprendere la sua figura umana e autoriale.
In Italia abbiamo una visione distorta delle opere di questo grande autore: ci viene presentato come se la sua esperienza artistica e professionale sia cominciata in Marvel, sia proseguita con una breve fuga in DC Comics, che ci viene raccontata, tutto sommato, come un capriccio, e si sia conclusa in Marvel, un po’ sottotono. In questa biografia i trascorsi di Jack Kirby con Marvel occupano una quarantina di pagine sulle 190 totali e si collocano oltre pagina 100, poi il suo ritorno ne impegna un’altra ventina più avanti. Ma ecco, il nodo è che Jack Kirby realizza i Fantastici Quattro a quarantaquattro anni quando è già uno degli autori più affermati nel panorama editoriale. Quella incredibile opera di world building che è la saga del Quarto Mondo comincia a realizzarla a 54 anni. Gli Eterni sono l’opera di un autore sessantenne. Poi è chiaro che, per mero cinismo editoriale, Marvel abbia tutto l’interesse a rivendicarlo come un proprio autore, ma leggendo il libro si avrà più chiaro quali fossero i veri rapporti di forza. Si capisce con assoluto nitore quanto la sua figura sia stata usata e sfruttata finché è stato utile, quanto si sia poi cercato di sbarazzarsene, di ridurne l’impatto, di, a volte, addirittura umiliarlo. Jack Kirby è stato credo uno dei pochi autori al mondo a poter consegnare, da vivo, delle statuette di un premio che porta il suo nome. E mica per merito di Marvel… anzi.
Immerso nella lettura, come ovvio con libri di questo genere, mi sono immediatamente scattati dei percorsi paralleli: qual è un fumetto che Kirby è stato felice di realizzare?
Siamo fortunati: dopo decenni di condanna all’oblio, da qualche anno, possiamo leggere anche in italiano Sky Masters of the Space Force, realizzato in collaborazione con Dave Wood e Wally Wood (che non sono parenti e condividono solo il cognome). Oggi ne sono disponibili due edizioni: una di pregio in grande formato per Re Noir, in due volumi cartonati, e una popolare nel classico formato bonellide, pubblicato in due albi da Edizioni Cosmo.
Come sempre mi accade in queste occasioni, ho la mia bella edizione Re Noir là incastrata nello scaffale Kirby, intonsa e mai sfogliata perché ho letto l’edizione “pop” di Cosmo.
Siamo nel 1958 e Jack Kirby ha per la prima volta la possibilità di accreditarsi come autore di strisce a fumetti per i quotidiani. Non è una cosa da poco, parliamo di un autore che ha vissuto in prima persona la nascita del fenomeno comic book ma anche la sua contrazione dopo le note inchieste partite dal libro Seduction of the Innocent di Fredric Wertham. Dopo la commissione d’inchiesta del congresso e la definizione del Comics Code, essere qualificato come autore di comic book era tutto fuorché un complimento: se ti chiedevano «che lavoro fai?» rispondevi altro; c’era una forte possibilità che il tuo interlocutore ti considerasse un corruttore degli animi giovanili della nazione. Questo non valeva, però, per gli autori di strisce quotidiane. I grandi nomi come Alex Raymond e Milton Caniff erano figure apprezzate e autorevoli che vivevano di una considerazione altra rispetto agli imbrattatavole dei comic book per bambini. Nel 1958 Jack Kirby, accompagnato dal grande Wally Wood, entra nel pantheon degli autori rispettabili con la sua striscia sindacata. Riuscirà a portarla avanti per due anni, poi per lo stesso tipo di problemi che hanno costellato la sua vita ha dovuto abbandonarla. Tornato in Timely, dove aveva già lavorato, trovò Stan Lee in mezzo agli operai che stavano sgomberando gli uffici e, senza mezzi termini e usando le sue stesse parole, ha «salvato il culo a Marvel Comics».
La prima serie di supereroi Marvel è I Fantastici Quattro, una rilettura con superpoteri dei Challengers of the Unknown di Kirby. Tutte le prime storie Marvel sono rimaneggiamenti di idee precedenti di Kirby. Leggere Sky Masters in questo senso è illuminante, da diversi punti di vista. Prima di tutto, la qualità del disegno: Sky Masters è di un livello così alto che avremmo dovuto attendere anni per rivedere una qualità del genere nelle sue matite. Concepire e disegnare mucchi di albi a fumetti ogni mese ha senz’altro influito sulla qualità artistica della sua produzione. Sono tra quelli a cui i primi Fantastici Quattro lasciano, tutto sommato, un amaro retrogusto di insoddisfazione; cominciano a coinvolgermi con l’arrivo degli Inumani, di Silver Surfer e di Galactus. I Fantastici Quattro, con il loro essere la storia di una famiglia, non sono mai stati tra i miei personaggi preferiti. Detto ciò, nel 1958 Jack Kirby aveva già disegnato i suoi fumetti migliori, e uno di questi era Sky Masters of the Space Force. Una serie interessante che può dirci qualcosa anche sulle annose questioni intorno a “chi ha inventato cosa” nell’eterna diatriba tra Lee e Kirby sulla paternità dei personaggi del pantheon Marvel. Solo per fare un esempio, in occasione del lancio di un razzo c’è una scena che è esattamente quella di Bruce Banner che salva Rick Jones dall’esperimento atomico che avrebbe dato vita a Hulk. Esattamente quella, in un contesto diverso, senza trasformazioni successive, ma è esattamente quella sequenza e… disegnata meglio, molto meglio di quanto fosse Hulk. Con più tempo. Sky Masters è una serie che definirei di “fantascienza realistica”, destinata a un pubblico adulto, con trame solide: l’ambito è quello della conquista dello spazio ma trattata con piglio realistico, dove sono le relazioni tra i personaggi a portare avanti la storia.
Continuare a leggere il libro di Tom Scioli dopo la nascita della casa editrice Marvel è, in qualche modo, crudele: assistiamo a un vero e proprio caso di mobbing protratto per anni nei confronti della stessa persona. Quando andrà in DC Comics e potrà cominciare il suo grande affresco del Quarto Mondo avremo un’altra occasione, almeno per qualche tempo, di vedere un autore felice alle prese con le sue creazioni. Dal libro di Tom Scioli verremo a conoscenza dei mille esempi di mobbing e sabotaggio ai quali, anche là, sarà sottoposto, e poi ancora di ritorno alla Marvel, dove per la smania di alcuni sceneggiatori – al tempo pre-Shooter ancora utilizzati anche come editor delle collane – di poter collaborare col King of Comics si arriverà addirittura al sabotaggio delle sue serie, dando spazio nella posta dei lettori esclusivamente alle lettere di critica al suo lavoro per indurlo ad affiancarsi a uno sceneggiatore.
Ho ripreso in mano anche il gigantesco omnibus del Quarto Mondo pubblicato da Panini di recente. È illuminante anche perché ci mostra per la prima volta le storie nel loro ordine di lettura tra una serie e l’altra (cominciamo con i primi tre numeri di “Jimmy Olsen”, si prosegue col primo di “Forever People”, poi il primo di “New Gods”, il primo “Mister Miracle” e via così, in ordine cronologico, e non suddivise per collana). Vedere l’escalation con cui tra le diverse collane viene presentato fino a mostrarsi il personaggio di Darkseid è davvero emozionante e questa costruzione del racconto basta da sola a mettere a tacere tutte le voci che parlano di un Kirby «bravo a disegnare, ma incapace di scrivere».
La biografia a fumetti di Jack Kirby realizzata da Tom Scioli è un bel lavoro. Ho trovato efficace, alla fine, proprio quella scelta di impaginazione che tanto mi aveva allontanato da quel file che mi arrivò prima della pubblicazione. Sei vignette per pagina, metodiche, voci in prima persona, pochi guizzi grafici: nuvolette, dimensioni e bordi delle vignette sono un astrazione a cui il lettore non deve neanche pensare per non distrarsi dal racconto.
In pratica, la biografia del più grande autore statunitense si legge e si gusta con la capacità di tenerci concentrati sul racconto che hanno solo i più grandi autori del gekiga giapponese.