Brillante non votante: ovvero l’arte di mettere il deretano a portabiciclette con soverchia eleganza

Stefano Tevini | QUASI |

Ma che belle, le dichiarazioni di non voto delle persone brillanti. Così piene di concetti profondi, di aneddoti interessanti e delle citazioni giuste. Tanto pieni della crema del potenziale espressivo di una persona brillante che quasi non mi si spiega come mai, alla fine della fiera, ci ritroveremo i fasci al governo giusto al centesimo anniversario della marcia su Roma. Quasi non mi spiego come mai, a ogni tornata elettorale, ci ritroviamo al governo qualcuno un po’ peggio di quelli prima. Un po’ meno attento al benessere delle persone. Un po’ più a pecorina verso gli interessi dei potenti. Un po’ più becero, volgare e populista. Quasi non capisco. Quasi.
Perché forse non sono brillante, non esprimo concetti profondi e non ci so le citazioni più meglio, ma a fare due più due ci provo. Anzitutto, coloro che le persone brillanti ritengono il peggio del paese, i razzisti, i misogini, i cripto fasci, gli omofobi, gli immunologi con titolo di studio battesimo e compagnia cantante non ci sanno le citazioni, non leggono i libri giusti, non sanno cos’è un balloon o chi è Will Eisner ma una cosa la fanno. Votano. Votano duro. Anzi, prendo a prestito un vecchio slogan di Cagapound: votano più forte che possono. E qui entra il primo ragionamento lineare, il primo concetto banale: se tu non voti e quelli sì, e quelli sono il peggio, stai un po’ a vedere che al governo ti ritrovi una masnada di personaggi improponibili.
E poi ti lamenti.

Perché a quel punto hai tempo fino al governetto tecnico che si spera arrivi presto, e guarda te se uno deve sperare nel governetto tecnico come prospettiva salvifica, per vergare un profluvio di post sottilmente insultanti in cui esprimi il tuo disgusto, legittimo, per determinati soggetti che però intanto ti governano. Sì, governano proprio te. Anche te. Anche se non hai votato. Anche se ti chiami fuori da questo circo patetico e farsesco. Anche se pensi di cavartela con il tuo fulminante senso dell’umorismo o con una citazione di quelle che ci sai tu. Non di meno, ti governano. E ti governano perché te li sei scelti. Ebbene sì, è inutile che lo neghi. Se non esprimi il tuo voto, se non ti presenti alle urne o se ti presenti e disegni un fallo più o meno anatomicamente accurato sulla scheda e te ne esci dal seggio sghignazzando è come se avessi votato la maggioranza. Hai detto «fate voi, per me è uguale». E a quel punto che cazzo ti lamenti a fare? Te li sei voluti. Con tutto lo stile e la superiorità morale che vuoi ma hai espresso il tuo parere positivo perché non ci scappi, hai detto che l’uno e l’altro è uguale.
Che poi, ti paiono davvero uguali? Sì, lo so, ho un quadro fin troppo chiaro della dolorosa situazione della sinistra in Italia. Che di sinistra, per lo più, conserva solamente il nome. Uno potrebbe dire «e ‘sticazzi, tra destra e destra scelgo chi la sa fare meglio». Bene, figliolo, siediti qui sulle mie ginocchia che ti spiego due cose perché se ti piazzo una testata sul naso poi quello cattivo sono io.
Anzitutto, se una sinistra prona al più becero liberismo punteggiato di mancette per blandire il popolino e una destra prona al più becero liberismo E cripto fascista E razzista E arretrata E velatamente antiabortista E collusa con i peggio delinquenti E antieuropeista ti sembrano la stessa cosa mi secca darti questa notizia: no, non lo sono. Se il match fosse questa sinistra vs. una destra liberale ok, poco o nulla cambierebbe e a quel punto certo che si potrebbe pensare di non votare. MA si dà il caso che non sia così. Fa schifo ma non è la stessa cosa. Come un calcio nel culo non è la stessa cosa di un calcio nelle palle. Proviamo, se vuoi. Grazie alle persone brillanti che non votano ma te lo dicono esprimendo i loro più profondi concetti e con le più giuste citazioni che ci sanno loro ci lasceremo prendere a calci nelle palle, ci troveremo una destra tra le peggiori di sempre, indietro di decenni e che rischia di fare più danni al paese di quanti ne farebbe la sinistra che se ne sta a pecorina per i padroni del vapore. E sai qual è la parte davvero deprimente?
Non impareremo un cazzo.

«Lasciamoli governare, che poi la gente se ne accorge e non ripete l’errore». Come no? La storia recente è lì a dimostrarlo, vero? Al contrario. Sempre perché gli ignoranti, beceri, razzisti, misogini, fondamentalisti cattolici e che non ci sanno le citazioni giuste votano, anche la sinistra tira sempre un po’ di più verso quella direzione lì, perché un partito vuole restare il più possibile in parlamento e per farlo devi andare a convincere chi vota. Non certo le persone brillanti, che esprimono concetti profondi e ci sanno le citazioni giuste. Quelli non votano. Quelli si chiamano fuori. Quelli non pensano che il proprio peso si fa sentire con la presenza e non con l’assenza, non pensano che se chi non vota votasse, e votasse in una certa direzione, forse guadagnerebbe massa e sposterebbe gli equilibri. Troppo faticoso. Più confortevole ritirarsi nel privato perché ormai la situazione è tanto compromessa che tanto vale osservarla dalla finestra, con un vinile di quelli vintage e un bicchiere di rosso, perché qualcosa di rosso almeno c’è rimasto. Perché ormai a livello mondiale la crisi climatica la crisi economica la crisi della crisi va tutto a puttane e allora cosa voglio cambiare io? Mi faccio i cazzi miei. Va bene, liberissimo di farlo, ma non far finta di non essere parte del problema, con questa tua schadenfreude rivolta verso te stesso e verso le persone che hai intorno. Io, dal canto mio vado a votare. Ho un cucchiaino da caffè per svuotare un oceano di diarrea, ma almeno non lo uso per riempirlo facendo finta di guardare le stelle. Con i più sentiti ringraziamenti dei prossimi esponenti della maggioranza.

Ora però chiudo io con una citazione, non proprio testuali parole ma ti racconto la scena di un romanzo che ho amato: Alla fine di ogni cosa, di Mauro Garofalo. La storia è quella di Johann Trollman detto Rukeli, un pugile zingaro famoso ai tempi del nazismo. Finché glie lo hanno permesso, insomma. A un certo punto Rukeli va a farsi confezionare un paio di pantaloncini nuovo, consoni a un astro nascente come lui. E tutti in negozio parlano di questi nazisti, dei casini che stavano combinando e insomma, qualcuno farà qualcosa per costringerli a darsi una calmata. Qualcuno li contrasterà, al limite, se proprio nessun altro, i comunisti! Nessuno credeva che ce l’avrebbero fatta. Nessuno ha fatto granché per impedire che succedesse. Anni dopo, Rukeli l’hanno accompagnato fuori dal campo di concentramento in cui era stato rinchiuso, a fare due passi in un bosco. L’hanno fatto inginocchiare e gli hanno ficcato una pallottola nel cranio.

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