Parigi. Nella notte tra il 5 e il 6 aprile del 1993, Makomè M’Bowolé, diciassettenne di origini congolesi, viene arrestato, con due compagni, perché trovati in possesso di una stecca di sigarette. L’accusa è di averla rubata. Trattenuti per tutta la mattina nel commissariato del 18° arrondissement, non avendo confessato il furto, dovrebbero essere rilasciati a mezzogiorno. I genitori degli altri due ragazzi sono stati rintracciati telefonicamente e vengono a prelevarli. I genitori di Makomé non hanno il telefono. Ci vorrà ancora del tempo per rintracciarli. Poi non è che gli sbirri siano particolarmente solerti in questi casi. Si tratterà di parecchie ore ancora. L’ispettore Pascal Compain decide che le userà per fare confessare al ragazzo il furto, costi quel che costi.
Lo fa portare nel suo ufficio, lo fa sedere su una sedia, si toglie la pistola e la appoggia sulla scrivania, vicino alla “refurtiva”. Per incutergli timore, dirà. Gli si siede di fronte. Comincia a interrogarlo.
Alle quattro del pomeriggio il colpo di pistola. Riverso sulla sedia il corpo senza vita di Makomè. Per terra venti pacchetti di gitanes blondes.
Il 7 aprile, e per una settimana, Parigi è percorsa da un continuo susseguirsi di manifestazioni spontanee contro la polizia, che sfociano spesso in momenti di vera e propria guerriglia urbana. Il 12 aprile viene diffuso per le strade, un volantino ciclostilato con la seguente menzione:
«“Compagni, riproducete e diffondete questo comunicato”
BANANA!
Tenuto conto dell’esperienza effettuata sabato 10 aprile 1993 dalle ore 13.00 alle ore 19.30 nel 18° arrondisemment di Parigi i firmatari del presente comunicato hanno deciso di associarsi per promuovere la manducazione di banane sulla via pubblica, soprattutto nelle zone di maggior tensione.
BANANA è stato fondato per acclamazione domenica 11 aprile 1993 alle 18.30 sulla terrazza del caffè la Vielleuse, all’angolo tra rue de Belleville e boulevard de Belleville. Alcune esercitazioni pratiche sono state eseguite individualmente e hanno rallentato con successo la circolazione delle automobili. Abbiamo altresì adottato le seguenti risoluzioni:
1. bisogna mangiare lentamente delle banane in pubblico.
2. l’abolizione dello stato, del denaro e del lavoro son obiettivi raggiungibili a breve termine.
3. per diventare membri di BANANA è necessario essere accettati all’unanimità dall’Assemblea Generale dell’organizzazione.
4. per espellere un membro sarà necessaria e sufficiente una maggioranza dei 2 terzi.
5. l’Assemblea Generale è sovrana, ma non può essere ritenuta responsabile per le azioni individuali dei membri dell’associazione, a meno che essi non siano muniti di un suo mandato esecutivo.
6. il diritto di corrente interna al movimento è riconosciuto dall’associazione con la definizione di Banana Split.
7. la prima Assemblea Generale di BANANA si terrà martedì 20 aprile 1993 alle ore 15.00 al cafè della rue du Rendez-Vous, nel 12° arrondisement, davanti alla banca, al commissariato e alla chiesa dell’immacolata concezione. I simpatizzanti sono cordialmente invitati a raggiungerci con borse di rete piene di banane, i sacchi di plastica e di carta sono sconsigliati. L’Assemblea si riserva il diritto di cambiare bistrot dopo le ore 16.00.
8. BANANA può significare qualsiasi cosa, a vostra preferenza. Per esempio, Banditi Anarchici Né Anoressici Né Afasici oppure Bisonte Agguerrito Né Ansioso Né Agorafobico ecc ecc.
9. il nostro agente all’Avana è autorizzato ad assistere alla parata del 1° maggio ma non dovrà fare alcuna concessione alla dittatura castro-stalinista; il suo mandato è di incontrare possibilmente Fidel Castro al fine di ottenere una fornitura di banane, sigari, zucchero, rhum, la reintroduzione della libertà di espressione a Cuba e la liberazione immediata dei prigionieri politici, dei delinquenti comuni, degli omosessuali, dei tossicomani e dei malati di mente. Prenderemo contatto con l’Unione Nazionale degli Scrittori e Artisti Cubani.
Parigi. Lunedi 12 aprile 1993.
Approvato da tutti gli associati che firmano con i nomi di battaglia
Shuto Headline
Cherokee
Goemond
Sylvie Cretonne
Puig Antich Kid»
Racconta Didier Daeninckx, nel suo La memoire longue, che riconobbe subito in Shuto Headline il suo amico Jean-Patrick Manchette, perché nel gergo dell’editoria headline è la traduzione inglese di manchette, e viceversa. Lo chiamò al telefono per chiedergli spiegazioni e Manchette gli raccontò che partecipando a una manifestazione convocata il 10 aprile per protestare contro l’uccisione di Makomè, aveva tirato, in un impeto di rabbia, la buccia tigrata della banana che stava mangiando contro i celerini. Questa era finita sotto i piedi di uno di quelli, facendolo volare a terra tra l’ilarità di tutti. Da lì gli era partita l’idea situazionista del movimento Banana.
Scriverà Manchette raccontando della breve vita del movimento e romanzando un attimo il fatto del 10 aprile, che fu un affare serio, anche se dadaista, e che lui da solo e senza armi (armato solo di banane e determinazione) aveva bloccato un intero incrocio.
Purtroppo, il diritto di corrente interna, previsto al punto sei dello statuto, rubricato alla voce Banana Split non fu sufficiente a contenere all’interno del movimento tutte le forze centrifughe di cui i movimenti di sinistra sanno sempre dare prova. Tre dei cinque membri fondatori se ne andarono quasi subito a fondare altri movimenti. All’appuntamento del 20 aprile in rue du Rendez-Vous si trovarono solo Goemond (mai scoperto chi fosse) e Daeninckx che era passato per curiosità. Bevvero e chiacchierarono e fumarono fino a molto dopo le ore 16.00.
Manchette non c’era. Era ricoverato per un difficile intervento al pancreas.
Goemond e Daeninkx lasciarono il bistrot con la risoluzione pubblica di trovarsi l’11 maggio per una nuova assemblea sempre in rue du Rendez-Vous e attaccare a bananate la banca e il commissariato lì davanti. Non sembra però che l’assemblea abbia poi mai avuto luogo.
Il 3 giugno del 1995 il tumore invece, che ne aveva attaccato i polmoni, ci porterà via Manchette.
Lo stato la cui abolizione sarebbe avvenuta, stando al punto due dello statuto, velocemente a colpi di banana è ancora solido; i suoi sbirri ammazzano ancora i suoi sudditi che preferirebbero non lavorare fino a non avere più aspettativa di vita. E tu, per leggere i libri di Manchette devi ancora tirare fuori dei soldi. È uno, credimi, dei pochissimi casi in cui vale la pena di farlo, non fosse che per aver quei soldi però, purtroppo, ancora ti tocca lavorare.
Se vuoi verificare che non mi sono inventato tutto puoi andare a cercare questa storia dentro questi due libri:
Didier Daeninckx, La Memoire Longue, le cherche midi, 2008 (la copertina è di Tardi)
André Lassoudiere, L’histoire du bananier, editions QUAE, 2010 (una divertente storia della banana, ricchissimo di aneddoti).
Poi, non c’entra niente con la banana ma se non l’hai mai fatto leggiti La position du tireur couché, di Jean- Patrick Manchette, le prime dieci righe sono una fucilata di potenza letteraria che non hai idea e poi non riuscirai a scollartici più.
Non fa un cazzo da anni, ma è invecchiato lo stesso. Vive a Milano, e non potrebbe farlo in nessun’altra città italiana. Legge e parla di fumetti dal 1972 (anno in cui ancora non sapeva leggere). Ha una cattiva reputazione, ma non per merito suo. Ama e praticava la boxe, poi si è rotto. Beve tanto in compagnia di gente poco raccomandabile, tipo Paolo con il quale – per colpa di una di quelle bevute – si è ritrovato a curare QUASI.