Succede sempre così. Facciamo tutto ciò che è in nostro potere per evitare che la timeline del nostro social preferito si infittisca di messaggi colmi di livore, sarcasmo, cinismo, o, peggio ancora, razzismo, omofobia, fascismo… Certo la scelta più efficace sarebbe chiudere l’account, rimuovere la app e spostare la nostra attenzione altrove, ma questo approccio – tanto radicale da accarezzare lo snobismo – proprio non ci riesce. Non possiamo.
E, allora, con i nostri pollici dotati di scarsa motilità, distribuiamo richiami verbali, note, sospensioni, rimozioni, qualche volta – addirittura – blocchi. È un esercizio critico e igienico. Non ci piace indignarci, incazzarci, schifarci. Progressivamente la nostra timeline si ripulisce: smette di crearci fastidio e si trasforma in un guscio protettivo, avvolgente, materno. Niente ci farà del male.
A popolare quella cascata di innocuità, immagini, video brevi e frasi argute restano pochissime cose: le squisite sciocchezze delle poche persone che ci sono rimaste amiche, una distesa di corpi bellissimi e discinti, illustrazioni meravigliose, pubblicità riferite a cose di cui abbiamo discusso in privato (che proprio non riusciamo a far sparire), annunci dell’imminente uscita di romanzi, fumetti, giochi, canzoni, film, serie… Infine, in mezzo a tutta questa manna, immagini e video brevi e brevissimi di gattini carini che fanno cose amorevoli o divertenti.
Quei video sono come le ciliegie. Vedi la piccola immagine del pelosetto, compressa nel suo riquadro ospitale, e non resisti alla tentazione di sfiorare con il polpastrello quel musetto paffuto… subito la bestiola inizia a ballare, saltare, muoversi stranamente, fare versetti, abbracciare un papero, fare kung fu, guidare il Millenium Falcon… E, a quel punto, non hai scampo: un video tira l’altro.
Ecco. Ci siamo accorti che la timeline dei nostri social network preferiti potrebbe intitolarsi Piccoli micini tra amici.
Da quando siamo tornati dalle vacanze agostane, QUASI è stata una cascata di temi complessi e articolati: “La rivista che non vota nessunə”, “Più umano dell’umano”, “Ci pensiamo dopo”, “L’occhio ostinato”, “Porco diavolo!”, “Allarme AI”, “Cent’anni di salamitudine”, addirittura “A testa in giù”.
Abbiamo letto questa sequenza di titoli e subito abbiamo sentito il morso della pesantezza nelle nostre carni. Una stanchezza seriosa e avvolgente.
Potevamo decidere di assecondare questa traiettoria e dedicare il mese di maggio ai peperoni. Ma la coscienza ecologica ci ha ammoniti: il peperone è estivo, a maggio sarebbe fuori stagione.
Allora, abbiamo optato per la leggerezza: “Gattini carini”. Per tutto il mese.
Quasi a chiedere scusa ai roditori ballerini dello scorso anno, quelli di “Maggio formaggio”.
È sempre un piacere rendere evidenti i ragionamenti raffinati e imperscrutabili, consapevoli delle carambole che millenni di filosofia hanno regalato al nostro pensiero.
Anche a maggio leggi QUASI, la rivista più intellettuale che c’è.