1 fritto misto e 1/2 di bianco

Paolo Interdonato | QUASI |

Quattro luglio:
Esco di casa a caccia di refrigerio. Staccarsi dal lenzuolo buttato sul divano è stato difficile. Affrontare il sole a perpendicolo dell’ora più calda del giorno, ancora di più. Trovo, quasi per caso, questa trattoria affollata. Nell’elenco dei locali con menù pranzo a prezzo fisso che Boris snocciola come fossero i grani di un suo rosario immaginario, questo posto non c’è. Mi ci infilo nella speranza di avere una cartuccia da esplodere quando dovrò stupirlo. Niente aria condizionata. Sto per fuggire, quando un cameriere mi passa accanto con un piatto di pasta alla norma. Sono paccheri o mezze maniche. Mica sono in grado di riconoscere i formati della pasta con questa precisione. Con questo caldo, poi. Quel piatto è bellissimo. Decido che il caldo è sopportabile e mi siedo.
Il bianco della casa, nella caraffa da mezzo litro, andrà benissimo. L’importante è che sia gelido.

Sette luglio:
Ho preso un trancio di spada in pescheria. Lo butto sulla piastra e lo lascio a sfrigolare godendo dell’odore saturo che riempirà la cucina per un po’. Le porte e le finestre sono tutte aperte, ma non si muove un filo d’aria.  Lo condisco con un’emulsione di olio, sale, limone e rosmarino fresco. Il fornaio siciliano mi ha venduto un pane col sesamo che ancora scricchiola quando faccio pressione con le dita.
Riuscire a bere solo metà della bottiglia di Anthilia che ho stappato è un esercizio di disciplina per il quale, forse, non sono ancora pronto.

Nove luglio:
Libero dalla camicia tre spicchi d’aglio. Con il coltello più affilato che ho, li taglio a fette così sottili che, a porle davanti agli occhi non nascondono niente. Scaldo l’olio, abbondante, in padella e faccio scurire l’aglio. Ci aggiungo quei peperoncini rossissimi e assassini che fanno lacrimare occhi e anima. Quando il tutto ha l’aria croccante, aggiungo gli spaghetti al dente appena scolati. Li faccio saltare per un minuto o due. Servo, rigorosamente senza formaggio ma con una spolverata di prezzemolo tritato, e sbrano dolcezza, calore e inferno in questa estate umida e appiccicosa come pellicola trasparente.
Mi fa compagnia un trebbiano gelido.

Dodici luglio:
Ma chi l’ha detto che l’insalata di polpo e patate deve essere un antipasto. A pranzo va benissimo. Mica devo assecondare i dettami della tassonomia ordinale prodotta del menu. E sì, il bianco della casa lo si può bere anche se non è fermo.

Ventidue luglio:
Dovrei imparare la morigeratezza. Proprio non ci riesco. Ci sono momenti in cui cerco conforto in un menù. Entro nel ristorante cinese che frequento da più tempo, quello che non mi ha mai tradito. Non è buono come altri che conosco, ma ha una costanza nella preparazione delle pietanze che, a volte, mi dà sicurezza. Non ci vado spessissimo. Tre o quattro volte l’anno. Da qualche tempo ordino sempre le stesse cose. Involtini vietnamiti, serviti con foglie di lattuga e di menta e con quella salsa piccante meravigliosa. Per mangiarli devo fare un fagotto di insalata e portarli alla bocca rigorosamente con le dita. Poi lamian saltati con verdure. Infine, gamberi sale e pepe. Se ci sono, ma è abbastanza raro, le misteriose verdure senza cuore che, con quella stronzaggine programmatica, dichiarata fin dal menu, mi sono sempre state simpatiche.
Niente vino oggi. Che sia Tsingtao.

Ventotto luglio:
Apro il frigo, pesco la busta di valeriana e quel cuore di bue che sta lì da troppi giorni. Un pugno di insalata e il pomodoro a fette. Ci aggiungo delle olive siciliane schiacciate e cunzate. Poi, siccome non mi basta mai, dello sgombro. Condisco con pochissimo sale e olio. Mescolo vigorosamente e mi porto la scodella sul divano di fronte al ventilatore. La mezza bottiglia di pinot bianco, rimasta da ieri sera, merita tutta la mia attenzione.

Trentun luglio:
Un fritto misto e mezzo di bianco della casa… Se è fermo, meglio. Che sia gelido! Grazie.

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Una risposta su “1 fritto misto e 1/2 di bianco

  • R. Good

    Che bello vederti esplorare i prezzi fissi con fritto e bianco gelido.
    Quante volte ci sono passato pure io…
    Ma che bella anche la nostra lingua cantata. Ogni lettera al suo posto !
    Un caro saluto

    R.Good

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