Foto di Lella Parmigiani ,
UNO
Qualche giorno fa Lorenzo Mattotti era a Brescia.
La città in cui è nato gli ha dedicato, finalmente, una mostra inaugurata nel chiostro di Santa Giulia, un sito sacrale, Patrimonio dell’ Unesco che ingloba, stratificati, l’imponente Parco archeologico di Brescia romana e il longobardo complesso monastico di Santa Giulia – San Salvatore.
Lorenzo Mattotti: Storie, ritmi, movimenti è la mostra che rimarrà esposta fino al 28 gennaio 2024, nel Museo di Santa Giulia. Una retrospettiva che abbraccia cinquant’anni di intenso e vivacissimo lavoro, sviluppato in tutti i campi dell’immagine e diviso, nella disposizione della mostra, in tre sezioni: musica, danza e cinema.
Attendevo questo evento da una vita. Da sempre amo il suo lavoro.
È arrivato.
Un uomo maturo, sguardo vivace, sembra restio; si trova in una città che non riconosce, di cui ha pochi ricordi infantili. Lo racconta sorridendo.
Ha vissuto in molte città italiane prima di trasferirsi, a 29 anni, a Parigi. Lì ha trovato il luogo in cui stabilirsi: lavora in uno studio di vetro che gli permette di catturare al meglio la luce naturale, dice con un po’ di imbarazzo.
L’uomo che parla pare amare la solitudine e preferisce esprimersi con i disegni.
Racconta che da quarant’anni tiene un quaderno su cui disegna tutti i giorni un soggetto, ripetuto a ore diverse, su più pagine. Osservando che il disegno cambia a seconda del momento e dello stato d’animo in cui si trova, affina la ricerca, fino a farla diventare il suo metodo per esplorarsi e per comunicare.
Le tavole a china presenti in mostra, usate per le scene dell’Hänsel und Gretel di Engelbert Humperdinck all’Opera di Parigi ne sono l’esempio.
Mattotti racconta come, da una ricerca spontanea di lavoro sulla rappresentazione dei boschi, nascessero, tra il nero della china, macchie di luce inaspettate e come, a posteriori, inserendo nelle macchie le sagome dei bambini in controluce, queste sperimentazioni si siano trasformate in sfondi perfetti alla narrazione, illustrata attraverso le emozioni. Tavole forti, potenti, che riescono a suscitare vividamente anche nel fruitore le sensazioni del performante.
Nato nel fumetto underground, cresciuto nei collettivi artistici, fondatore di testate, amante della musica e dell’atmosfera dei festival che proliferavano negli anni Ottanta, inserisce tutte le sue pulsioni già nelle prime tavole in bianco e nero.
Dopo aver sperimentato a fondo le tecniche ed esserne diventato maestro, sviluppa uno stile personalissimo in cui il colore esplode e diventa la cifra che lo rende famoso nel mondo. A quel punto, incanala l’energia giovanile accumulata in una gioia più intima e più matura.
Come nella musica che «mi ha influenzato molto più che il disegno» e come i musicisti, ha un rapporto diverso con ogni strumento, una fisicità differente che deve inglobarsi e interagire con la condizione del momento e con l’ambiente.
(Pensa a una mano che danza in maniera diversa a seconda dello strumento, e a ogni strumento che esprime il ritmo in modo diverso…)
Mattotti per esprimere il senso del tempo in un’arte dello spazio, ricerca l’astrazione, in uno stato meditativo che lo liberi dal pensiero progettuale e gli permetta di abbandonarsi al gesto, senza sapere a cosa conduce.
«È come una forma di trance», semplifica, «il colore che scelgo risponde a un bisogno».
Oggi Mattotti alla tecnica acquisita, aggiunge URGENZA; l’urgenza di lasciare il segno correre, espandersi ed esprimere le emozioni.
Ne ha fatto il suo linguaggio. Si ascolta, lo insegue e, a volte, riesce persino a stupirsene.
Esattamente come quando scrivi e non sai cosa scriverai.
Nelle sue tavole più attuali l’immediatezza impera, l’energia viene sprigionata attraverso un tratto forte e ruvido, le righe sono già il disegno anche quando si intrecciano fino a essere campiture, il movimento è ovunque: paesaggi che incanalano lo sguardo in moti ondulatori, figure aeree, fluttuanti, pose elastiche, dinamiche, avvolte in linee tondeggianti.
Anche gli oggetti enfatizzano i movimenti: le gonne si gonfiano, gli strumenti si distorcono, le punte dei capelli e le piume si allungano fino a spingerti fuori dall’immagine, in un mondo che è là, sempre più fantastico.
I colori, sempre più incisivi e vibranti, parlano e sono vortici proiettati dal basso verso l’alto.
Nei lavori esposti del 2023, l’urgenza nel tratto è evidente: il desiderio di liberare in segni veloci l’emozione e la capacità tecnica con cui dialoga creano lavori che sono lo specchio di chi è Mattotti. Il concentrato di tutte le sue passioni: la musica, la danza, il cinema.
Per il cinema, altra passione che lo accompagna dall’infanzia, sono presenti disegni legati a collaborazioni importanti (tra queste, quelle con Michelangelo Antonioni, Steven Soderbergh e Wong Kar-wai), disegni preparatori, storyboard e uno spazio particolare è dedicato al premiatissimo lungometraggio La famosa invasione degli orsi in Siciliadel 2019, tratto dal libro di Dino Buzzati.
Per questa pellicola Mattotti ha disegnato tutto a mano!
Chiude l’incontro regalando un prezioso suggerimento che è il risultato del suo percorso:
«Disegna quello che senti, non quello che vedi.»
DUE
Soddisfatta mi alzo e visito la mostra ma è una bolgia, poi ci sono gli amici, le chiacchiere, il buffet, il vino, …
Il giorno dopo torno. Voglio rivedere tutto, con calma e attenzione. Guardo le tavole, studio senza comprendere una sfumatura e lo incrocio. Lo sento spiegare il suo lavoro, mi avvicino e gli sparo le due domande tecniche che mi ero appena fatta.
Dove la trovo tutta questa audacia?
Lui gentilissimo mi fa avvicinare a una tavola, mi spiega e mi illustra la sua tecnica.
Non posso descriverla perché, mentre lui parla, la persona con cui è, coprendo le sue parole, mi dice: «Ma non si può fare una domanda simile a un artista! Sono i suoi segreti! È come chiedere a uno chef le sue ricette… blablabla…»
Chi ha il coraggio di chiederglielo di nuovo?
Rimarrà un segreto.
Sorrido. Ringrazio. Saluto.
Non sa cosa ci fa qua. Dei fumetti era appassionata in passato. Curiosa e iperattiva vorrebbe vedere e vivere tutto: è una perenne dilettante di nuove passioni. Da sempre respira il mondo dell’interior design che è diventato parte della sua vita e del suo lavoro: ristruttura spazi collettivi e privati, progetta interni, disegna mobili e complementi d’arredo unici, ogni tanto anche in giro per il mondo. Vive di quello che le piace fare. Progetti futuri? Non fare progetti.