Quest’estate, a luglio, ti ho parlato di 1 fritto misto e 1/2 di bianco, mentre stavolta tocca alla scarpetta fatta con un pezzo di pane stretto tra le dita. Non ti preoccupare, non mi sto improvvisando food blogger! Ce ne sono già tantissimi e non è il caso che mi aggiunga io, nonostante a quattordici o quindici anni abbia minacciato di passare all’istituto alberghiero. Niente ricette per gli ospiti dell’ultimo minuto, recensioni di piatti e ristoranti, nessun racconto di viaggetti correlati. Piuttosto, ti parlo di uno a cui piaceva cucinare e soprattutto mangiare. Eh, sì, Aldo Fabrizi amava “magnà” e non lo nascondeva. E perché avrebbe dovuto? Come Giuseppe Gioachino Belli prima di lui, scrisse sonetti in romanesco dedicati alla pastasciutta, alla minestra, al guanciale, ai calamaretti e ad altre prelibatezze. Oltre che nei versi, l’attore nato vicino a Campo de’ Fiori riversò la propria passione per la buona cucina, in particolare per quella della tradizione romana, anche in televisione, affiancato da sua sorella Elena, la Sora Lella, da Ave Ninchi o da solo. A volte perfino cantando. Puoi facilmente recuperare i video su YouTube.
Se ogni tanto mi leggi qui su QUASI, sai che sono appassionato del cinema italiano principalmente comico degli anni Quaranta, Cinquanta e Sessanta, quello di Totò, dei fratelli De Filippo (mi perdonerà Eduardo da lassù, ma io preferisco Peppino e Titina), di Mario Castellani, la migliore spalla del Principe De Curtis, di Alberto Sordi e, tra gli altri, dello stesso Fabrizi. “Conosco” l’artista da quando ero un bambino. È inevitabile: se guardi i film di Totò, prima o poi ti imbatti in Aldo Fabrizi. A dire la verità, insieme hanno recitato solo in cinque pellicole, però l’alchimia tra loro è stata così potente e piacevole che sembrano molte di più. Per quanto mi riguarda, I tartassati e Totò, Fabrizi e i giovani d’oggi sono eccezionali, mi fanno ancora ridere tantissimo e considera che li rivedo almeno due volte l’anno.
Fin da piccolo, di Fabrizi mi hanno sempre colpito gli occhi stralunati, il faccione che in casa abbiamo definito “da bulldog” con grande affetto e tenerezza, la presenza scenica e soprattutto due caratteristiche peculiari del suo eloquio: la tendenza a bofonchiare e quella a concludere le frasi, nel mezzo di un racconto, con un suono che assomiglia a «e-e-e-eee» e funziona quasi come il mitico «e ho detto tutto» di De Filippo in Totò, Peppino e la… malafemmina.
Quest’estate, dopo aver letto il libro I film di Aldo Fabrizi di Enrico Lancia e Fabio Melelli, uno di quei volumi con un’impostazione abbastanza schematica (note introduttive sull’artista, ampia sezione sulle opere teatrali, cinematografiche e televisive con dati tecnici e recensioni d’epoca, contributi di conoscenti e amici) dedicati agli attori o ai registi di un tempo, ho riguardato qualcosa e scoperto qualcos’altro. Da Marsina stretta, uno dei quattro episodi tratti da altrettante novelle di Luigi Pirandello che completano Questa è la vita, a Prima comunione, passando per Signori, in carrozza! e Siamo tutti inquilini, ho ritrovato il Fabrizi che bofonchia sfinito da un petulante Peppino e quello che lascia in sospeso il discorso per evitare di protrarre un litigio con la moglie giustamente alterata. In mezzo, non potevo non rivedere quei due lungometraggi a cui ho già accennato, annoverandoli tra i miei preferiti, nei quali compare anche la Sora Lella. Pure lei amava “magnà” ed è ancora celebre a Roma e non solo l’eponimo ristorante all’Isola Tiberina, oggi gestito dai nipoti.
Anche se a vedermi non si direbbe, pure a me piace “magnà” e con tutto questo parlare di cibo m’è venuta fame. Ci vuole un buon piatto di spaghetti alla carbonara oppure col tonno, «con la foglina di basilico» o ancora all’amatriciana, perché il resto è «roba da cliniche». Se vuoi farla anche tu seguendo la ricetta di un Fabrizi particolarmente attento alla preparazione della pastasciutta in Cameriera bella presenza offresi…, ricorda di usare il guanciale e il pomodoro, di non scegliere aglio né cipolla per il soffritto e di non mettere il pepe ma il peperoncino. Ah, alla fine fatti una bella scarpetta, mi raccomando! E magari guardati un film con Aldo Fabrizi…
Sognava di diventare un calciatore professionista, ma a sedici anni si è svegliato e l’incubo è cominciato. Continua ad amare il calcio tanto quanto ama leggere fumetti di tutti i tipi. Cerca di sbarcare il lunario, scrive per QUASI e Lo Spazio Bianco, parla per il podcast hipsterisminerd e per LSB Live.