Di demoni e ossessioni: un dramma critico in 3 atti

Boris Battaglia | Facoltà di cazzeggio |

Personaggi

Il critico

Gressil (primo demone)

Soneillon (secondo demone)

Premessa

Crederai mica che a esserne posseduti siano solo gli autori. Anche i critici hanno demoni e ossessioni che li abitano. E non sono certo demoni minori. Appartengono quanto meno, se vogliamo attenerci alla classificazione del demonologo secentesco Sebastien Michaelis, alla seconda gerarchia. Ma molto spesso anche alla prima. I demoni che possiedono il nostro critico, infatti, sono Gressil e Soneillon, due tipi che danno del tu a Belzebù. Sembra abbiano il potere di capire quando il critico ha le difese abbassate, perché stanco o rilassato; allora attaccano e con la loro straordinaria capacità argomentativa lo inducono a fare la cosa più inutile e assurda che un essere umano possa fare dopo leggere i fumetti: recensirli.
Voglio mostrarti come agiscono.

Atto I

Interno. Domenica pomeriggio. La luce è quella di un’uggiosa giornata autunnale. La casa è vuota. I figli sono in giro a esplorare il mondo e la moglie è a un corso di aggiornamento. Il critico, spaparanzato sul divano, legge visibilmente rilassato un manga. Nello specifico 018 Love Eighteen di Akira Miyagawa, ma potrebbe essere qualunque altro titolo.
Compare il primo demone e si siede sulla poltrona ad angolo.

Gressil: Non sei mai sul pezzo. Tutti parlano di Stacy e tu perdi tempo con un manga!

Critico: Stacy? Intendi Gwen? Lo sai che le ho sempre preferito Mary Jane… ma poi perché ne parlano tutti?

Gressil: Scemo! È l’ultimo libro di Gipi, appena uscito. C’è questa Stacy che il protagonista definisce “burrosa”. Voglio sapere se scopano e se si vedono le tette. Non ce l’hai nella tua pigna di fumetti scemi che vuoi legegre?

Critico: Ah… quello. Non ho voglia di comprarlo…

Soneillon (che è comparso nel frattempo e sta appollaiato su un bracciolo del divano): Allora fattelo mandare…

Critico: Figurati se Coconino me lo manda…

Soneillon: Ma sì, se hanno venduto tre copie di Aaron è perché ne avete parlato tu e il tuo socio su QUASI, vedrai che se gli chiedi dei libri te li mandano.

Critico: No. Non insistere. Non glielo chiedo. Fare critica significa non dover mai dire: me lo mandi, per favore?

Gressil: Scemo due volte. Comunque, voglio sapere se ‘sta Stacy “burrosa” si vede. Se non te lo vuoi far mandare, compralo, così scopriamo se è un libro che fa pubblicità mendace. Se promette la figa voglio vederla. Se non c’è denunciamo la cosa.

Critico: Vecchio rattuso! Va bene mi hai convinto, andiamo a comprarlo… anche se non avevo proprio voglia di uscire.

Atto II

Interno. Libreria. Una di quelle che sembrano più dei supermercati. Ultimo piano, dove tengono i graphic novel, nel fondo di un angolo di uno stanzone strabordante di manga.
Il critico, con i suoi due fedeli demoni, sfoglia svogliato Stacy.

Critico: Così sfogliandolo, nell’equazione libro nuovo rispetto a spazio in casa, questo volume scivola sul piano inclinato del mio desiderio di leggerlo verso lo zero. Lo rimetto via?

Soneillon: Scherzi? E poi come fai a fare la foto su Instagram per dimostrare di essere un critico aggiornato e attento alle novità?

Critico: Boh… ma guarda, a parte il rapporto di quattro pagine bianche ogni sei disegnate, c’è pure sta roba che ci ha messo le pagine della sceneggiatura. Gli sarà sembrata un’ideona quelle delle pagine del diario della Terra dei figli (un po’ lo era) e l’ha usata anche qui. Praticamente un quarto del libro sono pagine bianche e fogli dattiloscritti. Ventitre euro mi sembrano un po’ troppi.

Gressil: Non lo compri?  Non sapremo mai se Stacy è davvero “burrosa” o meno… (con voce piagnucolante) e se ci sono scene spinte.

Critico: No, eh! Un demone che frigna no, mi vergogno a portarmelo appresso. Dai andiamo in cassa.

Atto III

Interno. Di nuovo il salotto del critico. Lui russa sonoramente sul divano. Stacy giace per terra mezza aperta.
I due demoni appollaiati, uno sullo schienale del divano, l’altro sul bracciolo dove appoggia la testa il critico.

Soneillon (scuotendo il critico per la spalla): E allora? Lo hai finito?

Critico (stiracchiandosi): Oooh, no. Devo essermi addormentato, credo a pag.112. È di una noia!

Soneillon: Non sei un critico, sei uno strazio! Nessuna abnegazione per il tuo lavoro.

Critico: Uffa… mi faccio un caffè e lo finisco.

(Va in cucina, torna con una tazza di caffè fumante e si rimette a leggere)

Gressil: e allora… c’è sesso? E com’è?

Critico: Mmmh, due paginette, ma mica disegnate, dattiloscritte.

Gressil: Tipo “I Viola del Momento”?

Critico: No. Una scena che avrebbe potuto scrivere Francesco Piccolo. Roba da cinema italiano. Mi ha evocato quella scena imbarazzante tra Moretti e Ferrari. Fastidio.

Soneillon: Voleva farlo apposta?

Critico: Può darsi.

Gressil: Ma Stacy si vede nuda?

Critico: Ma sei ossessionato…

Gressil: Perché tu non ce l’hai fisso in testa il sesso? Sono il tuo demone, lo sai vero?

Critico: Sì. Ma mica lo cerco nei fumetti di Gipi. Comunque, no. C’è qualche vignetta di nudo di Lalla nella scena postcoitale, ma lei non mi sembra molto burrosa, è tutta spigoli.

Gressil: Lalla? E chi è Lalla? Cosa c’entra con Stacy?

Critico: Eh, hai ragione. Cosa c’entra Lalla? Niente. Stacy è un pretesto, è una roba che Gipi ha fatto per sé. Doveva canalizzare un rancore che lo rode da almeno due anni e ha trovato questa strada, che aveva già imboccato con Barbarone. Solo che un lettore che non sa nulla del pregresso, non ci capisce una mazza di questo libro. È Gipi stesso a dircelo, nel prefinale del libro, che è un viaggio per vendicare un torto subito quando piagnucola che su “Internazionale” non lo pubblicano più. Solo che il motivo per cui avrebbe subito questo torto è un falso ideologico. Lui non ha raccontato un sogno sadiano, un desiderio torbido (quello era stato quel fumettaro mediocre, come si chiama… Labadessa), lui ha fatto una vignetta che attaccava il movimento femminista…

Soneillon: Ti aveva fatto ridere, ammettilo.

Critico: Certo. E potrei anche dirmi d’accordo. Ma non è quello il punto. Hai deciso di fare un gesto politico e ne sei stato travolto. Succede, prendi, metti in tasca e ti prepari per la prossima battaglia. Non rimugini due anni un diario intimo per autoassolverti. Per dimostrare che sono tutti delle merde.

Soneillon: Non è vero. C’è un personaggio che si salva nel suo libro, ammetti anche questo.

Critico: Certo il Demone. Quello che per davvero tiene segregata Stacy, la sevizia, la uccide e la butta nel fiume. E che poi fa piazza pulita di tutti gli sceneggiatori. Compreso Gianni. Nel finale, quando scoprono il borsone sotto il tavolo e probabilmente saltano per aria, Gipi compie il secondo falso ideologico. All’inizio il Demone gli spiega che sbagliano le persone che pensano che le parole definiscano la realtà. La lettura del mondo che fa il Demone appartiene strettamente al regime dell’ontologia. Esiste una sola verità. Nel finale scopriamo che il responsabile di tutto non è Gianni con il suo linguaggio incontrollato, ma il Demone, cioè la realtà del mondo.

Soneillon: Beh, non fa una grinza.

Critico: Invece la fa, eccome. Per raccontarci questa storia, Gipi ha usato il fumetto. Il fumetto è una struttura linguistica, quindi performativa non fenomenologica. È il fumetto che crea la realtà e la verità che racconta. È Gipi che ha dato statuto ontologico al suo demone, come io a voi due, e non viceversa. Se vuoi farmi credere il contrario, stai mentendo.

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