Sabato, 16 settembre 2023
Diciamoci la verità. Fare a Milano un aperitivo peggiore che in una delle tante librerie Feltrinelli con il bar (e pagarlo di più) è davvero difficile. Oddio: almeno due o tre posti mi vengono in mente e se non vuoi capitarci te li dico, ma dopo, in privato. Comunque, quando vado a sentire una presentazione alla Feltrinelli di Piazza Piemonte (di solito ci vado solo perché è a due passi da casa), l’aperitivo me lo faccio. È una strategia: se gli autori che mi raccontano il loro lavoro riescono a farmi passare il malumore per lo spritz annacquato che ho pagato nove euro, ecco, beh allora sono proprio bravi, come il miglior battitore ambulante del mercato di via Osoppo, e si meritano anche che gli compri il libro.
Venerdì 15 settembre ci sono andato perché Fumettibrutti presentava il suo nuovo fumetto: La separazione del maschio. Dato che io a Josephine voglio bene, mi ero ripromesso di non fermarmi al bancone e di non guastarmi l’umore. Invece, dato che, come mi capita di rado, ero in anticipo, non ho resistito. Tu sai far passare il tempo in qualche modo divertente che non sia seduto al bar a bere? Insegnamelo.
Insomma. Mi bevo il mio spritz col Campari, che in realtà mi sembra di bere un Trinketto (hai presente quelle bottigliette riempite di acqua, zucchero e colorante E120) e un po’ mi incazzo. Poi mi sposto a sentirmi Fumettibrutti e Francesco Piccolo.
Josephine è bravissima. Dice cose belle e vere, e a un certo punto cita Guido Crepax. Dice che se si è decisa a mettere, per il momento, da parte l’autobiografismo e affrontare l’adattamento a fumetti di un romanzo, è perché lo ha fatto anche il creatore di Valentina, che ha adattato Histoire d’O, Justine, Storia dell’occhio (personalmente penso che Storia di una storia, in cui Crepax adatta il capolavoro di Georges Bataille sia una delle sue opere più rilevanti) e Dracula. Questo paragone mi sollecita un’intuizione critica, e cioè che le storie di Valentina Rosselli facciano, in certo modo e a differenza delle riduzioni delle opere letterarie, parte dell’autobiografia crepaxiana, ma su questo torniamo in altra sede. C’è un’altra cosa che mi incuriosisce di quello che ha detto Fumettibrutti: in questo specifico caso, escludendo a priori e senza ombra di dubbio Bram Stoker e Pauline Reage, Piccolo in quale categoria rientra: De Sade o Bataille?
Devo togliermi il dubbio. Compro romanzo e fumetto e, tanto per cominciare, passo il sabato a leggere il romanzo.
Piccolo sa scrivere per carità, devo ammetterlo, tranne però le scene di sesso. D’altra parte ha sceneggiato Caos Calmo, film che contiene una delle scene di sesso più imbarazzanti della storia del cinema, quella tra Isabella Ferrari e Nanni Moretti. Vabbè, torniamo al romanzo. Oltre a una leggera noia (di storie di gente governata da un organo sessuale prepotente ce n’è tante e tutte più divertenti: penso a Io e lui di Alberto Moravia o a Una storia del cazzo di Paolo Bacilieri), la sensazione che mi deriva dalla lettura delle pagine della Separazione del maschio, è che Piccolo sia completamente immerso nella tradizione idealistica, per la quale lo spirito e le parole sono più importanti dei corpi.
Non è possibile parlare di male gaze a proposito di questo romanzo, perché non c’è nessuno sguardo maschile sui corpi (niente De Sade e ancor meno Bataille) che li renda oggetti del desiderio del protagonista (addirittura l’unica traccia fisica di quei corpi, l’odore del loro sesso, è schifato e rifuggito dall’autore); c’è solo la sua ossessione per la parola evocatrice che purtroppo, come in tutta la letteratura italiana contemporanea funziona solo per logori stereotipi, e che trionfa – in questo testo che non so come si possa definire “romanzo” – nello stucchevole simbolismo cinematografico della scena finale del portone. Una sbrodolata che ha tutto il sapore di un diarietto adolescenziale pieno di desiderata scritti con la prosa che ti hanno insegnato al liceo, piuttosto che quello di un diario di vita vissuta (fermati per un attimo e guardati in giro, Piccolo, magari butta un occhio ai fumetti di Lauzier, ti farà bene!).
Chiudo il libro con un senso di perdita sconsolante. La perdita del tempo che ho dedicato alla sua lettura.
Mi chiedevo se De Sade o Bataille, ma Piccolo è un liceale cresciuto i cui riferimenti sono Drive in e Francesco Alberoni.
Butto il volumetto einaudi nella busta della roba che andrò a vendere al Libraccio. Guardo il volume di Fumettibrutti e non trovo la forza di prenderlo in mano.
Tergiverso, poi la vita mi chiama e allora devo uscire.
Sabato, 16 dicembre 2023
Cazzo! Mi accorgo, mentre bevo il caffè, che il fumetto di Josephine è ancora sul tavolino di cristallo, lì che mi aspetta. Sto quasi per cedere e mettermi a leggerlo. Però no. Ancora non ne ho il coraggio. Lo prendo e lo infilo tra gli altri suoi nella mia libreria. Lo lascio lì, in sospeso, fino al suo prossimo.
Non fa un cazzo da anni, ma è invecchiato lo stesso. Vive a Milano, e non potrebbe farlo in nessun’altra città italiana. Legge e parla di fumetti dal 1972 (anno in cui ancora non sapeva leggere). Ha una cattiva reputazione, ma non per merito suo. Ama e praticava la boxe, poi si è rotto. Beve tanto in compagnia di gente poco raccomandabile, tipo Paolo con il quale – per colpa di una di quelle bevute – si è ritrovato a curare QUASI.