Tra il 2006 e il 2011, le edicole e le fumetterie italiane vengono travolte da un quantitativo abnorme di pubblicazioni targate Planeta DeAgostini. L’etichetta ha acquisito i diritti per l’Italia di DC Comics (la casa editrice di Superman, Batman e Wonder Woman) e ha fretta di presentare quei materiali – in forma coerente – nel nostro paese. All’inizio la cosa ha anche dei risvolti divertenti. I primi albi, realizzati dietro alla spinta travolgente del time-to-market, sono adattati (non è chiaro se dall’inglese o dallo spagnolo) da traduttori spagnoli che conoscono solo approssimativamente l’italiano. Quegli albi fanno molto ridere: sembra di essere in un ristorante argentino a Pinerolo con camerieri locali che fingono di parlare in spagnolo per garantire l’afrore esotico del locale. I lettori italiani, benché abituati alle traduzioni più assurde, non la prendono benissimo e scoppia un mezzo tafferuglio (una shitstorm in una rete con le maglie più larghe di quella attuale). La casa editrice si scusa e corre immediatamente ai ripari. Da quel momento i fumetti pubblicati presentano nomi italiani nel colophon alla voce “traduzione” e coerenza grammaticale. Siccome, nella maggior parte dei casi, quelle pubblicazioni riprendono edizioni iberiche, succede spessissimo che grandi classici del fumetto statunitense o inglese abbiano prefazioni, apparato, note e postfazioni firmate da giornalisti e studiosi spagnoli. Spesso sono migliori delle equivalenti italiane.
Passato il divertimento iniziale, ci si accorge dell’inghippo: Planeta DeAgostini è l’ennesima casa editrice che compone il proprio catalogo presentando una linea editoriale incomprensibile. Poco male: a volte, quasi casualmente, pubblica volumi molto belli, a un prezzo tanto contenuto da apparire equo. Ottimo.
In mezzo a tutti questi fumetti escono libri che, ancora oggi, guardo con meraviglia. Per esempio, nel 2010 e 2011, vengono pubblicati due volumi dell’integrale di Théodore Poussin di Frank Le Gall. Due libri, di grande formato, stampati bene, su ottima carta uso mano, cartonati, 250 pagine l’uno e, in ciascuno, quattro albi della serie dedicata a questo eroe. Il tutto per meno di 19 euro. Te lo garantisco, era un prezzone già allora.
Di Frank Le Gall sapevo molto poco. Aveva fatto un paio di cose con Lewis Trondheim: un libricino della collana “Patte de Mouche” presso L’Association e la sceneggiatura di un albo dell’amato Lapinot. Ora, tu lo sai che precisione da metronomo distilla Trondheim nei ritmi delle sue pagine. Il fatto che lasciasse sceneggiare qualcun altro – per altro che gli lasciasse sceneggiare Lapinot – era un attestato di stima gigantesco. Benché Vacances de Printemps, il quinto volume di Lapinot, quello sceneggiato da Le Gall, non sia tra i miei preferiti della serie, quando ho letto quel nome sulla copertina del libro Planeta DeAgostini, mi ci sono gettato famelico.
Sarebbe bastato un terzo volume per completare la corsa di Théodore Poussin. In quel momento la serie era arrivata al dodicesimo albo (a oggi, sono quattordici). Purtroppo, Planeta DeAgostini non era così profittevole e ha smesso di pubblicare fumetti.
Théodore Poussin è un fumetto godibilissimo. Serializzato originariamente sul settimanale “Spirou”, racconta vicende avventurose divertenti che si ritagliano uno spazio tra Tintin, Spirou di Franquin e Milton Caniff riletto da Hugo Pratt.
Roba buona, insomma. Con un racconto che tiene meglio, molto meglio, di tanti fumetti verbosi sceneggiati da Charlier o realizzati da assistenti e amici del sublime Hergé, mooolto meno dotati (sì, parlo proprio di quella robaccia).
In sintesi. Escono questi due volumi (se sei fortunato, li trovi nell’usato), Planeta DeAgostini tira i remi in barca e Frank Le Gall sparisce di nuovo dal mercato italiano. Non vengono tradotti neppure i due volumetti per bambini dedicati alla gattina Miss Annie.
Sfoglio i due libri e mi assale una domanda un po’ oziosa. Per quale motivo, in un mercato editoriale che, tra libri confezionati a caso e collaterali venduti con i quotidiani che raschiano il fondo di qualsiasi barile, Théodore Poussin non se lo copre nessuno?
Scrive e parla, da almeno un quarto di secolo e quasi mai a sproposito, di fumetto e illustrazione . Ha imparato a districarsi nella vita, a colpi di karate, crescendo al Lazzaretto di Senago. Nonostante non viva più al Lazzaretto ha mantenuto il pessimo carattere e frequenta ancora gente poco raccomandabile, tipo Boris, con il quale, dopo una serata di quelle che non ti ricordi come sono cominciate, ha deciso di prendersi cura di (Quasi).