Gli Eureka, le raccolte e i “tutto” Martin Mystere che compravo usati, da piccino, al Free Time, il negozietto dell’usato in via Cornarotta a Treviso che oggi non esiste più, dove ho acquistato tutte le mie prime letture a fumetti.
Grazie a te ho scoperto i primi manga tra Golgo 13 e Black Jack, poi il manuale per fare fumetti insieme a Silver, Gli Aristocratici, un sacco di storie interessanti, un approccio al fumetto che ha affascinato il me, meno che decenne, proprio quando tastavo il mondo alla ricerca di quelli che sarebbero diventati i miei gusti.
E Martin, tra le cui pagine ho scoperto Lovecraft e imparato un sacco di cose: un fumetto che non bastava a sé, un crocevia per cominciare percorsi di lettura alla ricerca dell’ignoto. Un fumetto che non si vergognava di essere formidabilmente “divulgativo” mentre ci portava in giro per il tempo e per il mondo alla ricerca quasi metafisica de “l’avventura”.
Ibn Battuta, il “Marco Polo” del mondo arabo, su cui mia moglie ha fatto la tesi di laurea: viene citato nel numero 1 di Martin e ogni volta che lo rileggo corro da lei a mostrarle il nome dell’oggetto della sua tesi, pieno di entusiasmo. È così difficile che un fumetto intrecci gli interessi di quelli che continuo a chiamare “lettori normali”, quelli che i fumetti non li leggono.
Alfredo Castelli ha affrontato il fumetto in modo così intenso che nessuno lo ha pareggiato, nel nostro paese. Lo dicevo qualche tempo fa, parlando di altro, che era il caso di ammettere che Alfredo Castelli fosse il migliore sceneggiatore italiano.
E poi Martin in Comicsland, la raccolta delle sue storie dedicate ai fumetti nei fumetti: per me il suo capolavoro, un libro prezioso.
Se ne è andato un uomo a cui dobbiamo tutt* qualcosa, anche chi non mai letto un suo fumetto.
Che la terra ti sia lieve, Alfredo Castelli.