All’inizio degli anni Novanta, eravamo partiti tutti per proseguire gli studi fuori dalla Puglia. Si tornava a casa due volte l’anno, a natale e in estate, per passare giornate interminabili insieme, tra mare e concerti, creando quei legami forti di esperienze condivise che non si sono mai spezzati nonostante gli anni e nonostante le distanze a volte notevoli.
Così ieri mattina mentre ero in giro nella più becera provincia pugliese a sbrigare cose alquanto losche con Gianluca, mi arriva un Whatsapp da uno di questi amici di gioventù, mi manda solo una foto della locandina di Kissing Gorbaciov, il documentario di Produzioni dal Basso uscito a Natale.
Scatta il tam tam di inoltro dei messaggi, prendo la rubrica e lo invio a tutti i miei amici storici che in questo momento vivono qui, Tiziana di ritorno da un convegno sulla prevenzione degli incendi dice «Sono di strada vado a comprare i biglietti prima che finiscano». Ce ne aggiudichiamo quattro.
Intorno alle 21, mentre tutti guardano sanremo, in sala riconosco quasi tutti i volti ormai ultradatati di noi allora ventenni. Ci siamo tutti. Siamo quelli che si sono persi l’anteprima a Melendugno a natale. Ed è stata una grande rosicata non essere dove tutto è cominciato. 1988.
Mentre tutta la provincia leccese era in mano alla Democrazia Cristiana, in un piccolo paese di duemila anime, vince le elezioni un gruppo di giovanissimi, che si presentano con il PC, partito comunista italiano. Kissing Gorbaciov, film/ documentario, inizia da lì, in una pianura polverosa di tufo bianco con giovani e vecchi che festeggiano correndo con le bandiere rosse. Continua poi raccontando una storia incredibile, un evento storico, che vede Melpignano, allora ignoto a tutti, piccolo, sconosciuto paesino del Salento, organizzare un festival di musica, Le idi di marzo. Quel festival porta un gruppo di musicisti rock sovietici, oltrepassando la cortina di ferro, a suonare per la prima volta in assoluto in occidente.
Un doppio tour, andata e ritorno. Infatti nel marzo successivo saranno alcune band italiane, tra le quali i CCCP – Fedeli alla linea, a esibirsi in Unione Sovietica. Il documentario narra l’incredibile storia di questo tour, questo ponte tra due mondi divisi.
Ci sono le immagini di repertorio con la notizia data dai telegiornali russi che si alternano alla stampa italiana. Quei frammenti di storia si susseguono a interviste fatte per il film ai gruppi partecipanti. Sono presenti anche i CCCP che raccontano aneddoti e che sono, soprattutto, visibilmente emozionati, mentre guardano anche essi un primo montaggio del documentario.
In sala siamo tutti emozionati. Passa sullo schermo l’esibizione dei Fedeli alla linea a Mosca davanti all’armata russa, ragazzini in divisa a bocca aperta che guardano le performance sadomaso di Annarella, e che si alzano e si mettono la mano al cuore quando riconoscono le note dell’inno sovietico. A noi scappa un sorriso, e vorremmo alzarci a pogare come a un concerto.
Sappiamo a memoria tutta la colonna sonora. E la chiamiamo rivolta!
Gioia, emozione tanta. Cerca le date più vicine ate sul sito. È un film importante.
È una perdigiorno. Ha vissuto ovunque. Capita che si accompagni a Rosso Foxe.