Nel 2011, ai tempi del reboot DC Comics denominato The New 52, Scott Snyder diventò lo sceneggiatore della serie regolare di Batman disegnata da Greg Capullo. Dopo aver firmato un breve ciclo di successo per “Detective Comics”, mise in fila altri due archi narrativi accolti molto positivamente che, insieme all’horror Severed per Image Comics, gli valsero lo status tanto altisonante quanto effimero di nuovo Re Mida del fumetto supereroico e mainstream statunitense.
In quell’avvio roboante, per Batman sceneggiò La Corte dei Gufi e La Città dei Gufi, introducendo nuovi personaggi e costringendo il Cavaliere Oscuro a mettere ancora una volta in discussione il suo ruolo e le sue conoscenze sul passato di Gotham.
Successivamente, dopo un altro racconto vincente, Scott Snyder registrò dei passaggi a vuoto (Batman: Anno Zero e Batman: Superpesante) che ne ridimensionarono la fama o peggio: gli valsero l’etichetta di autore tamarro e prolisso, tutto fumo e niente arrosto. Onestamente penso che chi ha messo radici attorno a questo giudizio abbia letto soltanto una parte della vasta produzione dell’autore classe 1976, che, sì, può essere prolisso e tamarro ma non sempre e non solo. Ma questo è un altro discorso…
Comunque, restando nell’ambito dei giudizi trancianti, vengo a Zack Snyder e a una diversa declinazione di gufi. Il regista di Green Bay è un tipo decisamente divisivo: c’è chi lo ama e chi lo odia, tertium non datur. Personalmente, però, il tertium c’è: senza idolatrare né detestare l’uomo che ha fatto incontrare e scontrare Batman e Superman al cinema, mi avvicino ai suoi film sempre con grande curiosità, sapendo che ci troverò tanti spunti, visto che tende a buttarci dentro un po’ tutto il suo immaginario e che, pertanto, ne può risultare un buon prodotto o uno scadente, se non banalmente insipido.
A darmi veramente fastidio è che spesso non si riesca a scrivere una recensione negativa dei suoi film senza prendere in giro, senza fare i brillanti, i simpaticoni. L’allenatore Alberto Malesani una volta, durante una conferenza stampa, disse: «Tutti presuntuosi, ironici, ridono: eh, eccolo, arriva il scemo di turno!». Al di là dell’errore nell’articolo determinativo, parole azzeccate.
Allo stesso tempo, però, i fan di Snyder lo difendono impugnando i forconi (i punti esclamativi delle tastiere) e ridicolizzando o offendendo coloro che lo attaccano. Neanche questo mi sta bene. Un circolo di violenza verbale destinato a perpetuarsi colpo su colpo come da tragedie eschilee.
Violenza che torna anche nel lungometraggio animato Il regno di Ga’Hoole – La leggenda dei guardiani (2010). Nella pellicola si va oltre le parole di fuoco e si passa ai fatti, ossia ai voli in picchiata per caricare il nemico, alle artigliate e alle beccate sanguinarie di rapaci schierati in modo manicheo dalla parte del Bene o dalla parte del Male. Parlo di “rapaci” per semplificare, ma il film è davvero prezioso se si desidera farsi una cultura su barbagianni, gufi comuni, allocchi della Lapponia e altri uccelli.
Dalle sequenze emergono alcune delle fissazioni di Zack Snyder che si possono ritrovare anche nel suo lavoro più recente, il Rebel Moon – Parte 1: Figlia del fuoco (2023) disponibile su Netflix. Per esempio, l’amore e il debito artistico nei confronti di Star Wars sono evidenti, dal passaggio al lato oscuro di uno dei protagonisti alla sede dei Guardiani che ricorda la Luna boscosa di Endor, attraversando i chiari riferimenti al nazismo che in Guerre Stellari nutrono l’Impero Galattico e ne Il regno di Ga’Hoole la bellicosa fazione dei Puri. Già dal modo in cui questi gufi hanno scelto di definirsi è chiaro il razzismo che ne alimenta l’ideologia, esplicitata dalla ferrea volontà di sottomettere le razze inferiori.
Dirigendo verso il lieto fine un fantasy con animali antropomorfi, Snyder non ricerca il realismo, ma comunica in modo semplice un messaggio limpido a spettatori di tutte le età. Confeziona un cartone animato dalla grande raffinatezza visiva, in cui, nonostante la vicenda si risolva con l’azione, il potere delle storie e delle leggende è determinante tanto quanto gli scontri fisici, gufi contro gufi e gufi contro pipistrelli (asserviti ai cattivi). Come nel Batman di Scott Snyder.
Sognava di diventare un calciatore professionista, ma a sedici anni si è svegliato e l’incubo è cominciato. Continua ad amare il calcio tanto quanto ama leggere fumetti di tutti i tipi. Cerca di sbarcare il lunario, scrive per QUASI e Lo Spazio Bianco, parla per il podcast hipsterisminerd e per LSB Live.