[Questo feticcio è stato pensato per il substack di Titti. Ti consigliamo di iscriverti.]
In febbraio sono stata quattro giorni a Roma per partecipare a un workshop di Isidro Ferrer, figura leggendaria della grafica contemporanea, il cui lavoro è contraddistinto dall’uso dell’ironia, della metafora e della ricerca tipografica.
Le premesse per sporcarsi di inchiostro c’erano tutte, in più il laboratorio organizzato dalla scuola di illustrazione Officina B5 si trova a Trastevere, il cuore di Roma, e questo è bastato per non sentirmi in colpa per una spesa complessiva, iscrizione, viaggio e alloggio vergognosamente eccessiva.
Torno a Roma, sola, a fare cose belle, decido che è una sorta di viaggio di nozze con me stessa, una cerimonia a base di supplì e pizzette romane.
Metto in valigia due cose, tutto il materiale per il workshop e l’immancabile quadernetto dei viaggi.
Da Lecce si arriva a Roma in cinque ore con una freccia. Parto di mattina e sono a Termini intorno alle 13:00. Mi becco l’ora di punta e il tram è così strapieno che per tutto il viaggio, durato circa un’ora, sto con il muso schiacciato sul vetro che separa il conducente dal resto, e mentalmente prendo appunti su tutti i posti dove, a Trastevere, «se magna co’ du’ spicci» che una romana consiglia con un tono di voce da megafono a un gruppo di turisti spagnoli. Sono esattamente le cose che ho amato di questa città nei quattro anni in cui ci ho vissuto, è impossibile sentirsi soli qui, ti basta chiedere un’informazione e già sei core mio di qualcuno.
L’appartamento che ho affittato a Monteverde è enorme, scopro di avere addirittura l’idromassaggio e un terrazzo gigante in cui fare colazione. È inizio febbraio ma qui è primavera. Trovare su una mensola Gli ultimi giorni di Pompeo mi sembra una coincidenza bellissima per iniziare questo fine settimana romano. Mi butto sotto i cinque getti della doccia. Alle 18:00 inizia il workshop.
L’ Officina B5 si trova in piazzetta San Cosimato, ci arrivo a piedi, passando per villa Pamphili e villa Sciarra, costeggio le mura Gianicolensi e scendo le scale fino a Trastevere. Siamo in dodici a partecipare al workshop che, se sei arrivato fin qui, giustamente vuoi sapere come si chiama e cosa si farà.
Dal 2020 Isidoro Ferrer ha iniziato un progetto di co-autorialità collettiva chiamato Il libro degli altri. L’oggetto libro viene partecipato, viene abitato e diventa un non libro, trasformato in un oggetto diverso con disegni e interventi tipografici collettivi ispirati o suggestionati dal libro stesso.
Ognuno di noi ha portato un libro di altri. Il mio l’ho preso dallo scaffale di Paola al volo, quando mi sono resa conto di essere uscita da casa senza!
Isidro è un’artista geniale e di una professionalità e generosità incredibili. Me ne esco dopo la presentazione del corso entusiasta e con la pancia piena dopo un aperitivo pensato solo per carnivori ma con dei formaggi romani buonissimi. .
Nei due giorni successivi entriamo in full immersion nel suo metodo di interventi tipografici, incisione, stampa, monotipi, calcografia, GIOCHIAMO con forme e inchiostro, a fiumi. A fine serata, in una Roma dai tramonti bellissimi, ognuno di noi decide le regole di intervento degli altri sul proprio libro. Io ne metto due: bianco e nero, positivo e negativo.
Tre giorni che sono sembrati tre mesi, con persone fantastiche con cui ho allacciato legami per birrette e collaborazioni a suon di rulli neri come la pece. Me ne torno a casa dopo l’ultimo supplì mangiato a Monteverde vecchio.
Ora qualche fotina.
Cose del primo giorno:
E qui gli interventi collettivi sul libro che ho portato io, a workshop concluso:
Per vedere lo straordinario lavoro di Isidro, vai QUI.
È una perdigiorno. Ha vissuto ovunque. Capita che si accompagni a Rosso Foxe.