D. 1 – Pagine 16 – 17

Alessandro Lise | Leggere Rusty Brown |

Struttura

Di nuovo, come nelle pagine 12-13, abbiamo una griglia simmetrica rispetto all’asse centrale della doppia pagina. Per la prima volta dall’inizio del libro Ware divide una vignetta in quattro e lo fa in due vignette che si specchiano l’un l’altra: l’ultima di pagina 16 e la quarta di pagina 17. Questa simmetria non ha un equivalente nella striscia dedicata a Chalky: anche lì ci sono due vignette divise in quattro, ma la loro disposizione non ha a che vedere con criteri di simmetria. Tuttavia un criterio c’è, e molto preciso: Ware lo seguirà per tutta la doppia narrazione.

Ware, infatti, stabilisce una corrispondenza biunivoca tra le sei vignette del racconto principale e le sette vignette di quello secondario. Per spiegarmi meglio faccio prima a fare uno schema.

Ogni volta che, nella parte superiore, una vignetta è divisa in quattro, anche la corrispondente vignetta nella striscia inferiore subirà lo stesso trattamento. La vignetta centrale (quella indicata con una stella) viene divisa in quattro solo quando è necessario, per motivi di coerenza, come alla pagina 22.

Se si sfogliano tutte le pagine con la doppia narrazione si vedrà che questo rapporto biunivoco è sempre rispettato, sia quando Ware divide le vignette “standard” in vignette più piccole, sia quando inserisce connettivi in didascalia (“ma”, “e”, “poco dopo”, “quindi” ecc.; vedi, per esempio, dalle pp. 42-43 in poi). Una tale struttura (rigida, ma non spiattellata) permette a Ware di rompere simmetrie che altrimenti potrebbero apparire troppo meccaniche, e, allo stesso tempo, con una mossa tipicamente ossessivo-compulsiva, tenere le due narrazioni sincronizzate anche da un punto di vista formale.

Woody

La pagina 16 è una prosecuzione diretta della 15, che si concludeva con Woody che chiamava Rusty stendendo il braccio. La prima vignetta di p. 16 è identica alla prima di p. 15, con due piccole differenze: le sopracciglia di Woody, che qui gli danno un’espressione arrabbiata; e la tenda, che non cade più dritta: Woody ha steso il braccio per tirarla indietro e farsi vedere dal figlio.

La vignetta successiva, ancora identica, introduce un’ulteriore differenza: Rusty si gira verso il padre. Dal punto di vista narrativo, Ware avrebbe potuto benissimo sintetizzare il passaggio usando un’unica vignetta, la seconda: invece la duplica, e, duplicandola, rallenta il ritmo; in questo modo dà il tempo al lettore di accorgersi dell’espressione di Woody e, contemporaneamente, fa una pausa che mette il lettore a disagio: gli fa pensare quello che pensava prima lo stesso Woody “Che cos’ha quel ragazzino?”, o meglio “Che cos’hanno questi due?”.

Da qui inizia il monologo interiore di Woody: Woody è depresso, si sente imprigionato, la sua vita non è sua, ed è ossessionato da una donna che non vede da vent’anni (e di cui anche noi lettori non sentiremo più parlare per almeno un centinaio di pagine); vive come in un sogno, vorrebbe scappare e ricominciare tutto.

L’impressione, tuttavia, è di non avere il completo accesso ai pensieri di Woody, ma solo ad alcuni, selezionati dall’autore: nelle vignette mute, infatti, è evidente che Woody sta pensando a qualcosa che non ci viene rivelato: forse qualcosa di informe o che non è del tutto chiaro neppure a lui stesso.

Altre cose

– C’è uno stacco nel passaggio da una pagina all’altra: dall’ultima vignetta di p. 16 alla prima di p. 17 passano alcuni minuti in cui Woody si mette l’altro stivale, si veste per uscire e prende la valigetta. Eppure il lettore non sente fratture: c’è una forte continutà tra i due momenti, grazie al pensiero di Woody che lega le due situazioni (“Come se gli ultimi vent’anni fossero stati… un sogno” e “Vivo come dormendo”);

– il suono degli stivali sul pavimento è clomp, nella neve è crunch;

– nella prima vignetta di pagina 17 Rusty è silenzioso, minuscolo: non è solo l’effetto della prospettiva (si vede a occhio che c’è qualcosa di sproporzionato), ma anche, probabilmente, per come viene percepito dal padre;

– gli effetti del lavoro di spalatura di Rusty sono nulli;

– nell’ultima vignetta vediamo lo specchio che dal fondo del garage permette all’autista di vedere fuori: è un dettaglio che ci mostra il tentativo di Woody di cambiare punto di vista, una sua proiezione “attraverso lo specchio”, una possibile, fantastica, via di fuga.

Un problema di datazione

Quando è ambientato questo episodio?

La terza parte del libro racconta la vita di Jason Lint, uno dei bulli con cui Rusty avrà a che fare, e lo fa dedicandogli una pagina per ogni anno della sua vita (lo dice Ware stesso sulla copertina: “La distribuzione mnemonica media si svolge al ritmo di un anno per pagina”). Lint nasce nel 1958, nel 1974 prende la patente (vediamo la rappresentazione del documento); nella pagina dopo, dedicata al 1975, Ware mette in scena un episodio che vedremo anche nella prima parte, a indicarci che tutto quello che stiamo leggendo è ambientato in quell’anno. La cosa è sottolineata anche dalla morte, nella pagina successiva, del migliore amico di Jason, riportata poi nell’annuario scolastico con data 1976.

1975, dunque: è l’anno indicato anche da diversi siti (altri diranno metà anni 70, oppure circa 1975).

Ma il 1975 non può essere l’anno esatto. Nell’ultima vignetta di p. 17, Woody cita “50 ways to leave your lover” di Paul Simon, che esce proprio nel dicembre del 1975; abbiamo visto che l’action figure di Supergirl “profuma ancora di regalo di Natale”, quindi il Natale è passato da poco; visto che i bambini vanno a scuola, anche le vacanze si sono concluse, non ci sono neppure più addobbi; più avanti avremo anche un terminus ante quem, quando Joanna Cole inviterà i suoi colleghi ad ascoltarla suonare il banjo il 7 febbraio.

Siamo quindi nel nuovo anno, 1976, fine gennaio o inizio febbraio.

Anzi, probabilmente possiamo essere più precisi e dire che la storia è ambientata lunedì 2 febbraio 1976. Sappiamo, infatti, dal fumetto, che la notte prima è nevicato (infatti Rusty ha dovuto spalare la neve nel vialetto) e vedremo che, a metà mattinata, inizierà di nuovo a nevicare intensamente. Se consultassimo i registri del meteo per la città di Omaha nel 1976, vedremmo che gli unici due giorni (precedenti al 7 febbraio) in cui ha nevicato di seguito sono l’1 e il 2 febbraio. Domenica è lunedì (il lunedì con circa 8 cm di neve). I conti tornerebbero tutti…

Quando (e se) arriveremo al capitolo su Lint, vedremo come non ci saranno sia un narratore onnisciente a raccontarci la sua vita: ogni pagina è filtrata dalla memoria (e dalla consapevolezza) del personaggio; e la memoria è, di per sé, inaffidabile: vedremo come alcuni ricordi di Lint siano incoerenti tra di loro o addirittura falsi: anche la datazione al 1975, allora, potrebbe essere il frutto di una imprecisione del personaggio.

Ma forse, invece, è un (piccolo) depistaggio di Ware stesso.

(continua…)

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