Golden Heroes

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A grandi poteri, grandi responsabilità

La Game Workshop, agli inizi degli anni Ottanta, ha tre principali linee di condotta. Una attenzione particolare alle idee e alle autoproduzioni della propria comunità di riferimento; il rapporto privilegiato con il mondo del fumetto e i disegnatori (in particolare quanti si muovevano intorno a 2000AD); la dedizione per il fantastico. 

Da questi elementi nacquero i suoi primi successi, Talisman, del 1983, universalmente riconosciuto come l’adattamento fantasy del Gioco dell’Oca, che fu inventato e autoprodotto da un gruppo di amici e poi proposto alla società, e in modalità simili Golden Heroes, del 1984, un gioco di ruolo basato sui super eroi dei fumetti. 

Golden Heroes vide la luce come gioco, tra le mura dell’università di Birmingham nel 1981, in forma di libro di una sessantina di pagine, ciclostilato e autoprodotto. La Games Workshop, acquisiti i diritti, ne espanse il materiale includendo i personaggi della Marvel, fiduciosa di acquisire una licenza per il gioco di ruolo. Quando però la Marvel assegnò la licenza alla TSR, la Games Workshop cancellò il contenuto Marvel e pubblicò il gioco con il nome di Golden Heroes.

La copertina della scatola, illustrata da Alan Craddock, è pensata per assomigliare a quelle di un fumetto americano dell’epoca, completa di un falso codice a barre e di un falso badge di approvazione della Comics Code Authority. Il resto delle illustrazioni del gioco viene realizzato da una serie di giovani disegnatori come Jon Glentoran, Brian Bolland, Gary Mayes, Mike Collins, Declan Considine, Alan Davis, Kirk Etienne, Brett Ewins, David Hine, Kevin Bulmer e Brendan McCarthy, molti dei quali all’epoca lavorano a vario titolo per la rivista 2000AD.

Come detto siamo di fronte a un gioco di ruolo dove un giocatore deve creare il proprio supereroe senza basarsi su una figura preesistente; il primo passo è determinare casualmente, con un lancio di dado gli attributi di base del personaggio nelle classi Ego, Forza, Destrezza e Vigore. I lanci di dadi determinano anche il superpotere del personaggio che può mantenere il suo set completo di poteri solo se questi sono giustificati nell’ambito di una storia di background plausibile.

Il successo fu notevole persino per un gioco di ruolo. Cosa dovuta probabilmente all’ambientazione e alla scelta delle storie e dello stile di riferimento: i fumetti e i loro super eroi con i superpoteri. 

Questo spinse la Game Workshop a pubblicare lo stesso anno e quello seguente due espansioni, chiamate “Scenario” che allargavano la profondità del gioco mantenendone invariata la forma.

La prima espansione, Legacy of Eagles, 1984, venne scritta da Simon Burley, con la copertina illustrata da Brian Bolland e le grafiche degli interni a cura di Kevin Hopgood: la scatola conteneva un albo di 24 pagine, illustrato in stile fumetto, con due mappe a colori, carte dei personaggi e miniature in cartoncino.

La seconda, Queen Victoria & The Only Grail, 1985, scritta da Marcus L. Rowland, con i disegni di Tony Ackland, aveva la copertina di Kevin Hopgood, per un libro di 32 pagine sempre con carte dei personaggi e miniature in cartoncino.

L’intento dichiarato per la società era quello di arrivare a una pubblicazione di moduli mensili, mentre altri contenuti uscivano come sempre sulla rivista White Dwarf. Furono anche prodotte delle miniature in metallo, ma in realtà il progetto si arenò alla seconda pubblicazione. I tempi stavano mutando rapidamente come il mercato: altri giochi avevano avuto un clamoroso successo e c’era stato l’accordo con la rivista 2000AD per la realizzazione dei giochi tratti dai suoi fumetti di punta… ma questo ve lo racconto la prossima volta.

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