Baru: O partigiano, portami via

Paolo Interdonato | post-it |

Se sei dalle parti di Roma, in occasione del festival ARF!, dal 24 al 26 giugno, c’è questa mostra di Baru (al Mattatoio). Di seguito la nota che accompagna quelle quaranta – bellissime – pagine.

Ognuna delle immagini che vedi in questa sala è stata scelta, con precisione, da Baru; ne ha dettato perfino l’ordine di esposizione. È un ottimo viatico per capire il suo lavoro. Eppure, ti consiglio di scegliere il tuo punto d’ingresso, la tua copertina. Ognuna delle traiettorie che deciderai di seguire ti consentirà una lettura che, per quanto diversa, ti darà un’idea unitaria e coerente dei fumetti di Baru.

Io, come punto d’ingresso, ho scelto la seconda immagine: è la copertina dell’edizione in volume del 1993 di uno dei suoi primi lavori, La Piscine de Micheville. Guardala con me: un ragazzo, con i capelli impomatati e uno slip rosso aderentissimo, si tuffa; non vediamo né la superficie dell’acqua né il trampolino; il nostro sguardo è imprigionato dalla mostruosità dell’acciaieria che, sullo sfondo, si staglia su un innaturale cielo rosso.

Il mondo è ingiusto. E Baru lo sa.
Non fa altro che ripeterlo con i suoi fumetti, con tutti i suoi fumetti, da almeno quarant’anni. Ha identificato il problema e, anche se non ha ancora trovato una soluzione, non smette di denunciarlo. Si chiama Capitalismo e ci mette niente a vestirsi di Democrazia e a normalizzare il Fascismo.

Baru ha vissuto, sulla sua pelle, proprio come me e te, il disagio dei migranti, lo schifo del lavoro salariato, l’inquietudine dei quadri ideologici, la violenza dei governi, la stupidità degli umani.

Il conflitto degli ideali contrappone modelli di vita che si dichiarano capaci di garantire un benessere maggiore rispetto a tutti gli altri. A patto, però, che non si metta mai in dubbio il contesto di applicazione. L’assunto di base è: questo è il migliore dei mondi possibili, cerchiamo di trarne beneficio.

Ai personaggi di Baru, il mondo fa schifo. Se ne fottono del benessere: quello viene e va, e mica è un bel posto in cui abitare. Cercano la felicità. Sanno che, se giocassero secondo le regole, sarebbero degli sconfitti e, a loro, dell’estetica del “loser” importa veramente poco.

Entrano nel campo da gioco e, con la massima indifferenza ai vincoli, lo distruggono per soddisfare bisogni disprezzati da chi si muove secondo le regole. Non si fanno illusioni: sanno bene che, alla fine, Il mercato e il capitale divoreranno comunque le loro carni.

Ma saranno carne vissute. Probabilmente indigeste. Forse, addirittura, tossiche.

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