La fine dell’eroe nel Daredevil di Frank Miller

Claudio Calia | Affatto |

Paolo continua a dirmi che la critica è un genere letterario. Autobiografico, aggiunge lui. Ora mentre non sono sicuro che “la critica” sia un “genere letterario autobiografico”, devo dire che la “critica narrativa” di (Quasi) mi piace parecchio. Quando la leggo mi aiuta a capirli meglio, i fumetti. Allora ci provo, ad affrontare con quello sguardo, uno dei miei fumetti preferiti in assoluto.

E allora comincio a parlarti del Daredevil di Frank Miller. E già a questo punto (siamo solo all’inizio, dannazione), non riesco a non premettere un sacco di cose. Cosa intendiamo per “Daredevil di Frank Miller”? Scusami, ma non sono capace di farla breve per rispondere a questa domanda; mi sa che ti toccherà una serie di articoli: già, mettiti comoda o comodo, come preferisci e circoscriviamo l’argomento ai numeri dal 158 al 191 della collana “Daredevil”.

Quindi non la graphic novel Amore e guerra o la miniserie Elektra Assassin realizzate in collaborazione con Bill Sienkiewicz, non il numero 219 (un fill-in disegnato da John Buscema ispirato all’immaginario di Bruce Springsteen), non i numeri dal 226 al 233 che raccolgono la saga Born Again disegnata da David Mazzuchelli, non Elektra Lives Again, il graphic novel realizzato nel 1990, e infine non la miniserie L’uomo senza paura disegnata da John Romita Jr nel 1993. Io qui, oggi, comincio a parlarti del Daredevil di Frank Miller, quello avviato con Roger McKenzie ai testi (di cui poi erediterà la gestione completa) con una mano sempre più importante da parte dell’inchiostratore Klaus Janson.

Perché ora? Perché da poco mi è arrivato un libro che ho desiderato tantissimo da tantissimo tempo, e che alcune sventure del destino hanno fino ad adesso tenuto lontano dalle mie mani. Ma ora è qui!

Sto parlando di Frank Miller’s Daredevil – Artist Edition della IDW, un volume che riproduce in grande formato con scansioni di qualità più di 100 pagine di Daredevil (e qualcosa di Wolverine e Spider-Man) direttamente dalle tavole originali. Un oggetto abbastanza caro (l’ho recuperato sfruttando varie fortuite combinazioni astrali che mi hanno garantito un forte sconto) ma che, ehi, a sfogliarlo toglie il fiato. È come avere una mostra di originali di Frank Miller in casa.

Purtroppo non sono originali, ma riproduzioni di altissima qualità che ti puoi sfogliare davanti alla stufa nel salotto di casa tua (tenendo le fiamme a debita distanza). Ti confesso che, davanti a quella stufa, per prepararmi all’arrivo di questo pargolo, mi sono tuffato nella lettura del saggio Frank Miller’s Daredevil and the Ends of Heroism di Paul Young (Rutgers University Press, 2016).

Come forse hai intuito questa specifica run di Daredevil mi ha sempre appassionato parecchio. Come mai? Rivango nella mia memoria, e mentre ho chiarissimo in mente quando e come sono inciampato nel Daredevil di Frank Miller, non ricordo bene se sia stato o meno il suo primo fumetto che leggevo. Ecco, scavo nella memoria, e scopro che la risposta è “no”. Ti ho già detto da qualche parte, sempre qui su “(Quasi)” e questa storia non fa eccezione, che sono sempre arrivato a ogni saga dal… numero 2. Il Dark Knight di Frank Miller? Ho letto per primo il secondo episodio, sulla rivista “Corto Maltese”. Lo Shadow di Chaykin? Secondo episodio su “All American Comics”, e via di corsa a recuperare il primo episodio. Il Superman post-crisis di John Byrne? Secondo episodio, sempre su “Corto Maltese” (tra l’altro con un brandello di un capitolo di Watchmen in appendice). Il Daredevil di Miller?

Su “I Fantastici Quattro” numero 2, di Star Comics, e ci ho messo anche un bel po’ a recuperare l’1. Ecco, nel gioco a ritroso della mia memoria, che sto svolgendo così in pubblico, quasi senza pudore, insieme a te che mi leggi, ora ho la certezza: prima di leggere il secondo episodio del Daredevil di Miller conoscevo già l’autore per aver letto il secondo episodio del Dark Knight e il secondo di Elektra Assassin. Azzarderei ma non sono sicuro, che probabilmente il Batman Year One era da quelle parti, sempre su “Corto Maltese”. Dico che ricordo, perché mi sa che ricordo pure una parziale delusione, tra l’averlo conosciuto sulle pagine grandi e patinate di “Corto Maltese” con i colori di Lynn Varley e l’essermelo ritrovato su un albo cheap con i classici colori piatti dei comic book dell’epoca. Pensaci: hai sfogliato Elektra Assassin dipinto da Bill Sienkiewicz e ti ritrovi quel disegnatore a imitare male Neal Adams su “I Fantastici Quattro”. Hai sfogliato il Dark Knight di Miller e lo ritrovi in quello che tutto sommato ti sembra un normale albo di Devil. Praticamente, l’unica cosa rassicurante in quell’albo era l’Hulk di Bill Mantlo e Sal Buscema. E poi l’ho letto. No, non fraintendermi, non ho letto i Fantastici Quattro, non ho mai letto fino a oggi quella storia, ero evidentemente arrivato a metà di qualcosa che non conoscevo e non avevo voglia di saperne altro. Ho letto Devil. Ho conosciuto Bullseye, la sua nemesi. Trovo felicemente confermato da Paul Young che quella storia, Devils, è particolarmente importante nel ciclo di Miller e, effettivamente, è un concentrato degli elementi che vedremo dipanarsi dopo.

C’è un cattivo che è davvero cattivo. La scena iniziale con Bullseye che uccide i passanti a caso, durante le festività natalizie, vedendo Devil in ognuno di loro, è davvero violenta. E poi c’è il dilemma: Bullseye sconfitto; Bullseye con un tumore al cervello; Devil che può ucciderlo ma non vuole, combattuto tra ciò che è “legge” e ciò che ritiene “giustizia”; Bullseye operato, Bullseye che guarisce. Bullseye che sopravvive e tornerà a uccidere innumerevoli volte, e la responsabilità è di Devil. Sono 22 pagine, ed è un colpo al cuore. Qui, Frank Miller mi ha definitivamente conquistato. E poi… e poi sì. c’è Elektra ma… c’è Heather. Elektra a un certo punto entra nell’appartamento di Matt Murdock e dentro ci sta Heather. Te la ricordi Heather Glenn?

In questo punto preciso è stata la lettura del saggio di Young a essere illuminante. Heather in quel momento è la compagna di Matt Murdock. Quando Elektra torna in scena, Matt ha un ritorno di fiamma, e nel frattempo Heather diventa un personaggio sempre più cupo.

Heather ci è stata presentata al suo esordio come un’imprenditrice di successo, una donna realizzata. Ma Matt Murdock la tratta… male. Per tutto il tempo. Perfino il me dodicenne, alle prese con queste storie mentre uscivano, poteva rilevare che tra, per esempio, un Dylan Dog che passa da una donna all’altra ogni mese e un Matt Murdock che mente continuamente alla sua compagna mentre le chiede di sposarlo (e mentre le sta succedendo di tutto e la vita le si sfalda tra le mani), e intanto re-incontra una sua ex dai tempi dell’università e saltella sui tetti con la Vedova Nera (altra sua ex)… passa un mucchio di differenza, quel tanto da farmi sentire anche un po’ a disagio.

Alla fine di questa serie di episodi (in una storia di Denny O’Neil e David Mazzucchelli, con tanto di “speciali ringraziamenti” all’autore del Maryland – Daredevil 220, Marvel Comics, 1985 -), il personaggio di Heather, letteralmente vittima di un amore tossico, si ucciderà.

Calcolando che sono storie uscite a partire dal 1980 posso dire che per me il mito dell’eroe non si è infranto su un macchinoso complotto che prevede la distruzione di parte dell’umanità per creare un nuovo ordine mondiale, non su un misconosciuto e quasi contemporaneo supereroe inglese che scopre quanto tutto nella sua vita sia stato falso e nemmeno su una cosa della palude che prende consapevolezza di non essere altro che un pezzo di fango: il mito dell’eroe, nel mio immaginario, muore nel momento in cui io, giovane lettore, acquisto involontariamente la consapevolezza di quanto un personaggio seriale come Daredevil possa essere, come chiunque di noi, un vero stronzo.

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2 risposte su “La fine dell’eroe nel Daredevil di Frank Miller

  • Dr.David_Banner

    Chi è Paolo?
    Qual è il saggio di Paul Young, che immagino sia un omonimo del cantante?
    in ogni caso, questa artist edition mi incuriosisce ma farò di tutto per resistere 😁

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    • Claudio Calia

      Paolo Interdonato, il co-direttore di (Quasi) insieme a Boris Battaglia! Mentre il saggio di Paul Young è “Frank Miller’s Daredevil and the Ends of Heroism” (Rutgers University Press, 2016). Grazie per l’interesse!
      c.

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