Capodanno 2010, me lo ricordo benissimo. Ero con alcuni amici in Olanda. Ci eravamo imbucati in una festa in una casa squottata di queste tipiche che si trovano ad Amsterdam Noord, strette e lunghe, tre piani, monolocali e, su ogni pianerottolo, il bagno esterno.
Fu un Capodanno devastato dal freddo e dalle droghe. Mi ammalai e non sapendo che fare di me, i miei amici mi mollarono in una camera con una pila di fumetti. Tra questi c’erano alcune autoproduzioni finlandesi. Sì, una delle squatter era finnica, la mia amica Raita.
Quando vidi i fumetti di Taistelukenttä, fu amore a prima vista. Non sono più riuscita a trovare altri suoi albi. Per fortuna che, senza tanti sensi di colpa, avevo rubato una sua fanzine e me l’ero portata a casa. Nel tempo, periodicamente, con traduttori automatici sempre migliori, ho cercato di carpire il senso di queste storie assurde, surreali e un pochino atroci, camuffate da disegni infantili.
Ieri mi ha scritto Raita. Non la sentivo da quasi quindici anni: pensavo fosse arrabbiata per il mio piccolo furto. Non lo era. Mi ha scritto: «Ho bisogno di dirlo a qualcuno e mi sei venuta in mente tu. Sei la sola che può capire il mio dolore. È morto Taistelukenttä.»
Conservo quel suo unico albo come una reliquia.
È una perdigiorno. Ha vissuto ovunque. Capita che si accompagni a Rosso Foxe.