Le quattro vite di Sand Saref, ovvero del maiale non si butta via niente

Claudio Calia | Affatto |

Per un giovane autore alle prese con il suo primo ruolo importante, Heather Glenn è un personaggio scomodo da togliere di mezzo. Lui ha in mente un altro comprimario femminile, il più famoso tra quelli che ha creato nella sua poi lunga carriera, l’unico – ironia della sorte – non propriamente “suo” ma di proprietà di Marvel Comics: Elektra. Esordisce nell’albo numero 168 della testata “Daredevil”, il primo che vede Frank Miller anche alla sceneggiatura.

Come ti ho detto, Elektra si ispira a un personaggio fugace, co-protagonista di appena due episodi di “The Spirit” di Will Eisner: Il passato ritorna e Arrivederci Sand. Ma attenzione, queste non sono le prime pagine in cui Will Eisner disegna Sand Saref. In realtà appare in pubblico per la prima volta nel supplemento dei quotidiani “Spirit Section” del gennaio 1950, ma è stata creata nel 1948 per una storia di “John Law Detective”, realizzata in quell’anno e stampata per la prima volta solo nel 1983 in occasione del ritrovamento degli originali, in un albo della Eclipse Comics (da noi incluso in “Star Book 5” del maggio 2005 di edizioni Star Comics, “Will Eisner’s John Law Detective”). Parte di un progetto andato a monte, parcheggiata nel cassetto del suo autore, viene adattata con pochi ritocchi solo due anni dopo per uscire come storia di “The Spirit”.

Quando la scrissi, sapevo che sarebbe stata una storia forte. Questo perché ebbi a disposizione tutti i miei elementi preferiti che rendono buona una storia – i personaggi funzionavano, erano ben definiti, e le relazioni tra loro aggiunsero una qualità speciale alla storia. Me la sono goduta tantissimo, e sono contento che abbia funzionato per tutti questi anni.

Will Eisner

Le differenze tra le due storie sono veramente minime, dall’originale di 11 pagine Eisner arriva alle 14 che coprono due episodi di “The Spirit” con il minimo sforzo. Al protagonista è semplicemente sufficiente applicare la caratteristica mascherina di Spirit agli occhi del personaggio (giù guercio di suo), mentre il piccolo assistente di John Law verrà trasformato in Ebony, la spalla di Spirit.


Ma non è tanto di differenze quanto di similitudini che voglio parlarti oggi. Perché se ti ho detto fino alla noia che il personaggio di Elektra è ispirato a Sand Saref, quello che non ti ho ancora raccontato è che a ben vedere, con le dovute differenze di contesto e foliazione, la storia del numero 168 di “Daredevil” è quasi una parafrasi del dittico di Eisner.

Intanto, scopriamo – tra l’altro in uno dei rari riferimenti di Eisner alla vita di Denny Colt prima di diventare Spirit – che i due protagonisti delle rispettive serie hanno origini simili. Matt Murdock, l’identità segreta di Daredevil, vive con suo padre, un pugile che per sopravvivere fa il riscossore di crediti per un criminale del quartiere. Attività simile a quella dello zio e tutore legale di Denny Colt, definito un “ex-pugile”. Ecco, succede che Sand Saref , la migliore amica di Denny, è figlia di un poliziotto. In un tentativo fallito di rapina, il padre viene ucciso da un balordo, che si accompagna proprio allo zio di Denny e che, realizzando chi era la vittima del delitto – il padre della migliore amica del figlio, un bonario poliziotto di quartiere – decide di uccidersi sul posto. Il padre di Elektra, un ambasciatore greco sequestrato da dei terroristi all’interno dell’università, invece viene ucciso per errore dalla polizia, davanti alla figlia, con Matt testimone impotente, e anche qui il tutto ci viene mostrato in un lungo flashback ambientato ai tempi in cui Matt Murdock, seppur già dotato del suo senso radar, non è ancora diventato Daredevil.

Figlia di un poliziotto una, studentessa di legge l’altra, entrambe reagiranno all’omicidio del padre coltivando un profondo rancore nei confronti della polizia e della legge. Se il padre di Sand non fosse stato un poliziotto, non sarebbe morto; mentre a fronte del brutale omicidio di cui è stata testimone la giovane Elektra non riesce più ad avere fiducia nelle leggi che stava studiando. Per entrambe Denny/Matt, e per una il quartiere e per l’altra l’università dove si sono conosciuti, diventano il simbolo della vita “prima” del lutto che ha segnato la loro esistenza. Una memoria dalla quale staccarsi, andandosene via.


Il finale delle due storie, che consiste – dopo vari indizi sparsi lungo il racconto – nel primo vero incontro tra gli amanti passati, si muove nello stesso contesto, lo stesso molo visto in controcampo. In entrambi i casi Sand Saref/Elektra finiscono prigioniere con una pistola puntata addosso e in entrambi i casi l’intervento di Spirit/Daredevil non si risolve in un salvataggio ma anzi, sarà l’iniziativa, più o meno concordata, di Sand/Elektra a risolverla.

L’episodio si conclude con un altro controcampo: un bacio tra Sand Saref e Spirit, e poi col cielo sullo sfondo Sand che vola via verso la libertà; un drammatico bacio tra Daredevil e Elektra e lei che rimane lì, a piangere sul molo, con sullo sfondo la città mentre Daredevil si allontana sotto la pioggia.


Nel 1988 sarà Will Eisner stesso a omaggiare con l’ennesimo controcampo la storia di Miller, con la copertina del numero 52 della serie “The Spirit” edita da Kitchen Sink, in un continuo gioco di rimandi tra i due personaggi e i loro autori.


Sono costretto a farti un piccolo inciso nell’inciso, anche se io te lo giuro: quando mi è venuto in mente di dedicare questo capitolo a Sand Saref, non me lo ricordavo proprio. Ma è bastato gettare l’occhio sui risultati delle ricerche che mi sono servite per controllare i dettagli necessari per scrivere questo pezzo, per farmi tuffare dentro un ricordo confuso. Perché, tu sarai senz’altro meno smemorato di me, lo sai che Frank Miller non è un concetto astratto rinchiuso all’interno del suo Daredevil degli anni ’80, ma uno degli autori più famosi del pianeta che ne ha combinate (e purtroppo dette, a volte) tante e a diversi livelli di qualità e, soprattutto, per un po’ di tempo si è dedicato al cinema. E ha coronato un suo sogno, probabilmente: realizzare un film dal vivo di The Spirit di Will Eisner.

Lo avevo proprio dimenticato, che una delle co-protagoniste è Sand Saref, nell’interpretazione di Eva Mendes. Ora prova a pensare: a inizio anni ’80 negli Stati Uniti, tradotte poi da noi alla fine del decennio, un giovane autore appassionato di fumetti, e di cinema e letteratura noir, prende le redini di una testata sull’orlo della chiusura e la rivitalizza fino a farla tornare mensile (precedentemente dopo anni di agonia “Daredevil” si era attestato su uscite bimestrali). Decide che il primo numero interamente realizzato da lui sarà un omaggio a due storie di quello che è unanimemente considerato un maestro del fumetto mondiale.

Nel 2008, meno di trent’anni dopo aver realizzato quella storia, si ritrova a unire i due mondi, il suo e quello di Will Eisner, in un film di cui scrive la sceneggiatura e cura la regia. La storia riprende molto dai due episodi di Spirit dedicati a Sand Saref, l’intreccio iniziale è sostanzialmente lo stesso e anche il flashback con le motivazioni di Sand rimane abbastanza fedele alla storia originale. Ora, non mi sembra il caso di addentrarmi troppo nell’analisi del film, te l’ho detto che nella mia testa ne rimane solo un confuso ricordo e anche l’urgenza narrativa di scrivere questo articolo non è tale da costringermi a riguardarlo (giuro, ne ho rivisto più di metà per non scrivere corbellerie). Quel che ne esce è né più né meno che quel che ci si può aspettare da un The Spirit di Frank Miller. Una marcia in più ingranata sull’esposizione della violenza in una adesione estetica totale a Sin City, un accento grottesco in più rispetto al Miller canonico per, suppongo, cercare di avvicinarsi al materiale originale, la necessità di far vedere e dare spazio a Samuel L. Jackson nel ruolo di Octopus… preferisco salutarti pensando che sì, per Frank dev’essere stata proprio una bella soddisfazione poterlo fare, e sono contento per lui.


Dopo tutto questo divagare, devo ricordarti che ne “L’Uomo Ragno” numero 17 dell’ottobre 1988 muore Jean Grey degli X-Men, e appena un anno dopo ne “I Fantastici Quattro” numero 15 del dicembre 1989, Elektra viene uccisa da Bullseye.

Ho prima 12 e poi 13 anni e queste sono storie che mi hanno segnato la vita. Prepara i fazzoletti, che te lo racconto la prossima volta.

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