Piccolo riassunto: Jason Lint scatarra in uno dei guanti che Rusty ha ricevuto a Natale dalla nonna. La scena ha una struttura molto precisa, in cui il climax è anche grafico: la proliferazione delle immagini dilata la percezione temporale del lettore che si era abituato a procedere con un ritmo costante per le dodici pagine precedenti. Eccetera.
Adesso Ware fa riprendere il fiato a Rusty, e inquadra il bambino da lontano e di spalle. Se prima l’abbiamo visto piangere (ma sempre da una certa distanza), adesso lo seguiamo in punta di piedi, come si fa con qualcuno che non vuole essere disturbato. Non ci sono rumori, anche se la scuola è vuota (i passi di Rusty non rimbombano): si sentono solo due piccoli lamenti, nella prima e nell’ultima vignetta della pagina 24 (“gng”, “snf”).
Questa e la successiva sembrano due tavole di passaggio, e in parte lo sono, perché il lettore, qui, deve concentrarsi maggiormente sulla vicenda di Chalky – dove si mette in scena (lo vedremo una prossima volta) il rapporto conflittuale tra Allison e la nonna.
Si potrebbero eliminare almeno dieci delle 15 vignette della doppia pagina, senza che la narrazione ne risentisse; anzi: se tagliassimo queste due tavole e unissimo pagina 23 con pagina 26, la narrazione filerebbe lo stesso. E allora a cosa servono?
Da un lato, Ware qui inizia con più esattezza a definire la planimetria della scuola. L’ingresso da cui è entrato Rusty è soprelevato rispetto alla sua aula. E vabe’.
Dall’altro (l’ho già detto), Rusty prende fiato. E lo fa con alcuni gesti meticolosi: lavare il guanto, appenderlo, togliersi gli stivali, metterli a posto – affiancati precisamente – sotto all’attaccapanni. Rusty è un po’ come il suo autore. Anche quando appoggia le cose a terra lo fa ordinatamente.
In queste due pagine Rusty non pensa. Lo farà solo quando avrà finito di sistemare tutto, nella pagina successiva. Anche la sua rabbia deve riordinarsi: mettere tutto in ordine significa anche mettere in ordine le emozioni, ristabilire una parvenza di controllo
Ma parliamo di questa striscia, in cui vediamo Rusty entrare in bagno. La vignetta 5 ci mostra la porta che si chiude lentamente: sembra una vignetta inutile, ma definisce la velocità di Rusty nell’entrare in bagno, e gli dà il tempo di arrivare all’ultimo lavandino (quello più protetto? in fin dei conti, se ha fretta, perché non fermarsi al primo?).
E poi, quel poster giallo, monocromo, vuoto, dello stesso giallo del quaderno di Rusty: è il modo che ha Ware di controllare lo sguardo del lettore, che non può fare a meno di appoggiare lì l’occhio, esattamente nella stessa posizione occupata da Rusty nell’ultima vignetta…
*A margine: non sappiamo ancora cosa insegna McClintock, ma il suo cognome deriva da quello di Barbara McClintock, biologa, premio nobel per la medicina nel 1983. Non è che anche lui…
Tra le altre cose, ha pubblicato “Un diario pressappoco” (con lo pseudonimo brèkane, RGB, 2007), e, insieme con Alberto Talami, i volumi a fumetti “Quasi quasi mi sbattezzo” (Beccogiallo, 2009), Morte ai cavalli di Bladder Town (Autoproduzione, 2010, premio Nuove Strade al Comicon di Napoli, 2011), “Il futuro è un morbo oscuro, dottor Zurich!” (BeccoGiallo, 2018, premio Miglior Sceneggiatura al Comicon di Napoli, 2019) e Jungle Justice (Coconino Press, 2022).