La posta del cuore

Rosso Foxe | Quasiamore |

disegni di Titti Demi

Alla deriva tra i flutti dei nostri desideri, siamo terrorizzati dai bisogni. Da quelli derivano diritti e doveri. Accidenti. Che belli i diritti! Ma i doveri… Ne vogliamo parlare? Ci si convive, a volte anche con convinzione, ma mentre agitiamo il baluardo dei diritti, soffrendo per gli obblighi imposti dai doveri.
Pensiamo che tutti abbiano assoluto diritto al piacere più grande e alla bellezza totale. Tutti. Soprattutto noi. Proprio per questo, guardiamo con sospetto alle cose che dobbiamo fare. In particolar modo, quando non vogliamo farle.
Ma di cosa parliamo quando parliamo di diritti? Chi, come noi, vive a pieno contatto con i desideri sa che i bisogni devono essere ricondotti all’essenziale e trasformati in piaceri. C’è modo e modo di mangiare, bere, vivere sotto un tetto e perfino espletare le più elementari impellenze fisiologiche. Lo sai e lo sappiamo: ogni cosa puà dare piacere. E, quando sono fonte di godimento, anche i bisogni si liberano dell’armatuira di obbligo e si tingono di possibilità e volontà, anche quando assecondano i doveri, l’istinto di sopravvivenza e i vincoli sociali.
Il tetto sotto cui viviamo, per esempio, smette di essere casa, cucina, bagno e camera e diventa il luogo in cui celebrare il culto della vita: le cene, i convivi, le scopate, la dolcezza, il furore, gli eccessi e perfino – qualche volta – la morigeratezza.
Il problema principale delle celebrazioni è connesso alla quantità di tempo che ognuna di esse richiede: si rischia di essere troppo impegnati dal culto e di distrarsi e perdere il controllo; a volte abbiamo così tanto da fare che non facciamo più niente.
E perdiamo piaceri.
Per troppo tempo non abbiamo aperto la cassetta delle lettere. Gestiamo le noiose prassi organizzative della quotidianità affidandoci unicamente ad applicazioni installate sul telefono: la scatola con sportello scorrevole all’ingresso di casa si è trasformata in un recipiente nel quale vengono fatti scivolare i volantini del 3×2 del supermercato, le pubblicità del kebabbaro e della pizzeria, gli inviti a votare facce porcine o le preghiere fuorimoda di imprese compracasa che vogliono turlupinarci.
Vedendola sul punto di esplodere, abbiamo recuperato la piccola chiave ed estratto da quello spazio angusto un quantitativo immotivato di cartacce. In mezzo a quella montagna di pattume, abbiamo scovato delle lettere chiuse e affrancate. Oggetti d’altri tempi, completamente inattesi. Messaggi nella bottiglia da un mondo che – senza né rimpianti né pulsioni reazionarie – abbiamo visto sparire.
Scusandoci per il colpevole ritardo, rispondiamo alle richieste di un altro tempo, di un altro mondo.


L’imene dove si trova? Fuori o dentro la vagina?
Lucia

Cara Lucia,
ne esistono di due tipi e di entrambi bisogna liberarsi, sopportando un po’ di fastidio e, a volte, di dolore, prima possibile.
L’integrità della membrana interna è stata a lungo considerata dai popoli afflitti da oscena barbarie un indicatore di verginità. Diciamocelo senza paura: l’inesperienza è un giogo insopportabile; bisogna dirozzarsi e formarsi, accumulare saperi e sapori, scoprire e scoprirsi. Quella membrana è utile tanto quanto un involucro su un prodotto che si deteriora in fretta, come la nostra vita. Se vuoi assaporarlo, devi liberarti della confezione il più rapidamente possibile.
C’è poi un altro sistema di imeni che sta fuori dai nostri corpi. È determinato dal contesto sociale e dal sistema di credenze in cui ci siamo seduti comodamente. Quelli esterni sono i più divertenti. Non soffriamo della loro presenza fino a quando non li riconosciamo. A quel punto, ci sembrano così normali da non sentire alcun bisogno di strapparli. Però, dentro, nel profondo, sentiamo che ci manca qualcosa. E quell’assenza è un desiderio negato che produce angoscia, frustrazione, dolore e, presto, rabbia.
Vivilo come esercizio di umana resistenza: scopri ogni giorno un limite che ti sei imposta senza farti domande circa la sua correttezza e mandalo in frantumi.
Godi! È tardi. Più di quanto pensi.


Mi sono masturbata sin da piccola e tanto. Sono clitoridea o vaginale?
Ilaria

Cara Ilaria,
è più semplice di così. Sei viva. Cerca di restarlo a lungo.


Gli spermatozoi sopravvivono in acqua?
Anna e Marco

Cara Anna, caro Marco,
pur odiando i doveri, ci tocca darvi una notizia che potrebbe sembrarvi terribile.  Uno di voi due mente all’altro. In letteratura – a meno di interventi di fecondazione artificiale – si narra di una sola gravidanza occorsa senza penetrazione vaginale. Una storia capitata oltre duemila anni fa in un’area in cui ancora oggi ci sono stragi e genocidi. E, anche a quella, crediamo poco.
Le bugie non sono il male. Anzi, quasi sempre aiutano a vivere meglio. Le bugie dannose sono quelle che ci diciamo per alimentare la stabilità delle relazioni amorose e sentimentali. Per nascondere eventi che porterebbero instabilità o, addirittura, interruzione. Quando vi accorgete di mentire per proteggere la relazione, chiedetevi se, davvero, vi interessa, trascinare il vostro rapporto nella noia, nella frustrazione, nella sofferenza, nella disperazione. Tutti i giorni della vostra vita.
Quella roba, lo sapete, lo sappiamo,si chiama matrimonio. Se volete altro, ditevi tutto, stabilite i limiti, contrattate, cercate il compromesso accettabile e godete più che potete. Se dura, si chiama amore. 

Ti è piaciuto? Condividi questo articolo con qualcun* a cui vuoi bene:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

(Quasi)