Mentre giro in rete, trovo la versione digitale di una striscia di Gasoline Alley di Frank King. Il sito in cui la trovo (un posto di quelli su cui unb gioiello così viene messo in vendita a 1,700 dollari) dice che è del 1925. Sono un fortunato spendaccione (ma non così spendaccione da avere 1.700 dollari per una striscia, per quanto meravigliosa) e, su una mensola, ho la fila dei volumi orizzontali che raccolgono i primi anni di quel fumetto: sono intitolati Walt & Sekeezix, editi dalla casa editrice canadese Drawn & Quarterly e curati da Chris Ware.
Nella speranza di trovare la striscia riprodotta e capire come abbia fatto a essere così distratto da non segnarla con una pietra bianca (alla maniera delle pagine del diario dei giorni felici di Lewis Carroll), inizio a sfogliare quei volumi. Te lo devo confessare. Sono lì, sono felice che siano lì, mi dà gioia il loro peso e la grafica meravigliosa di Ware, ho perso un sacco di tempo tra le note introduttive e l’apparato. Poi, tutte le volte che inizio a leggerne uno, mi entusiasmo per le prime 4 o 5 strisce, gongolo ancora per altre 2 o 3, poi mi perdo nella costruzione del racconto. Dopo un po’, non solo le parole nei balloon sono solo magnifico disegno, ma la striscia intera diventa un’unica immagine da guardare, per un tempo lunghissimo.
Gasoline Alley è unpiccolo miracolo di immortalità. Una striscia iniziata, nel 1918, da un gigante come King e proseguita alla sua morte da due assistenti. È giù un fatto eccezionale che la striscia prosegua ancora oggi, centocinque anni dopo. Per intenderci, nel 1918 Bringing Up Father, la striscia di Geo. McManus che in Italia chiamiamo Arcibaldo e Petronilla, esisteva da cinque anni; Krazy Kat era protagonista della striscia e delle tavole domenicali di George Herriman da cinque anni, il signor Bonaventura di Sergio Tofano esisteva da un anno e Popeye di E. C. Segar sarebbe nato solo undici anni dopo.
A un certo punto in quella striscia succede una cosa strana: la mattina di San Valentino del 1921 lo scapolone Walt trova davanti alla porta di casa l’orfanello Skeezix. Frank King, l’autore, ha appena avuto un figlio ed è estasiato da quella presenza totalizzante nella sua vita. Decide che l’esistenza reale di suo figlio e quella immaginaria di Skeezix proseguiranno all’unisono. Da quel momento il bambino cresce di un giorno al giorno. Lo vedremo dire la prima parola, mangiare la prima pappa, muovere i primi passi, farsi la barba, dare il primo bacio, invecchiare, andare al funerale di Walt, morire…
Generazioni di personaggi raccontati un giorno doppo l’altro, mentre – come canta Tenco – «la vita se ne va e la speranza è ormai un’abitudine».
E, accidenti!, quella striscia è disegnata così.
Scrive e parla, da almeno un quarto di secolo e quasi mai a sproposito, di fumetto e illustrazione . Ha imparato a districarsi nella vita, a colpi di karate, crescendo al Lazzaretto di Senago. Nonostante non viva più al Lazzaretto ha mantenuto il pessimo carattere e frequenta ancora gente poco raccomandabile, tipo Boris, con il quale, dopo una serata di quelle che non ti ricordi come sono cominciate, ha deciso di prendersi cura di (Quasi).